Se ogni cosa ha un suo prezzo, la
corruzione non sfugge a questa antica regola. Per la
Cassazione, infatti, l’offerta di 5 euro a due agenti
per evitare il sequestro del ciclomotore è talmente
“irrisoria” da poter tutto al più integrare il reato di
oltraggio a pubblico ufficiale. Con questa motivazione
la Suprema Corte, sentenza 3176/2012, ha accolto il
ricorso di un cinquantenne di Salerno, ribaltando le
sentenze di primo e secondo grado che invece lo avevano
condannato ad undici mesi di reclusione per il reato di
istigazione alla corruzione.
Per la difesa, l’offerta del
presunto corruttore era talmente esigua - 2,5 euro ad
agente - da non essere idonea causare quel “turbamento
psichico nell’agente, funzionale all’omissione
dell’atto dovuto”. Una lettura condivisa dalla Suprema
corte per cui “la serietà dell’offerta e quindi la sua
potenzialità corruttiva va necessariamente correlata
alla controprestazione richiesta, alle condizioni
dell’offerente e del soggetto pubblico, nonché alle
circostanze di tempo e di luogo in cui l’episodio si
colloca”.
E infatti, nel caso specifico, per
i giudici di Piazza Cavour, l’esibizione della somma in
denaro “per la sua palese irrisorietà” può semmai
“configurare il reato di oltraggio, per l’implicita
offesa all’onore ed al prestigio del pubblico ufficiale
destinatario dell’azione” |