Tempi duri per i giustizieri della
notte. La corte di Cassazione conferma la condanna per
tentato omicidio a carico del ricorrente che aveva
sparato con una p38, dal balcone di casa sua, a due
ladri che stavano rubando il carburante da alcuni
automezzi parcheggiati accanto a un cantiere, ferendo
gravemente uno dei due. Il “pistolero” aveva
giustificato il suo gesto con il timore che i “mariuoli”
si dirigessero verso il cancello della sua abitazione.
Secondo la difesa l’uomo avrebbe sparato in aria a scopo
intimidatorio un colpo che era invece andato a segno a
causa della scarsa illuminazione della zona.
L’assenza della legittima difesa -
All’oscurità, che gli avrebbe impedito di limitarsi
all’intimidazione, il Charles Bronson di casa nostra,
aveva aggiunto il fattore umano: una deviazione fatale
del colpo dovuta alla moglie, che si era “avvinghiata”
alle sue gambe per impedirgli di usare l’arma.
Tentativi di discolparsi che, questa volta, falliscono
il bersaglio. La Cassazione respinge gli sforzi della
difesa di far passare la tesi della legittima difesa e
dunque l’eccesso di colpa, in nome di un pericolo vero o
percepito come tale. Il ladro ferito era stato, infatti,
colpito alle spalle, mentre stava presumibilmente
fuggendo e comunque non stava certamente dirigendosi
verso l’abitazione del ricorrente, inoltre la zona era
illuminata quanto bastava per vedere distintamente le
sagome. Per finire era stata usata un’arma in grado di
uccidere. |