Se durante la separazione i
genitori si fanno la guerra continuamente può essere
giusto non concedere l'affidamento condiviso dei figli.
Lo stabilisce la Cassazione, sentenza 17191/2011,
secondo cui per affidare congiuntamente i figli è
necessario «un accordo sugli obiettivi educativi, una
buona alleanza genitoriale e un profondo rispetto dei
rispettivi ruoli». Per Gian Ettore Gassani, presidente
dell’Associazione dei matrimonialisti: “Finalmente si
sancisce il principio per cui due genitori in aspro
conflitto tra loro non siano degni di esercitare
congiuntamente il proprio ruolo”. Al contrario, per la
senatrice Emanuela Baio, già correlatrice del Ddl
sull’affido condiviso, “la ratio della norma è valida
per tutti i casi di separazione, sia per quelli
consensuali e pacifici, ma soprattutto per le situazioni
conflittuali”.
Realtà troppo diverse sono nocive
per il bambino
Il caso analizzato dalla prima
sezione civile riguarda una moglie continuamente vessata
dalla famiglia del marito con atteggiamenti di
«disprezzo» e di guerra aperta che aveva ottenuto la
separazione dal coniuge il quale, tra l'altro secondo i
consulenti di ufficio era affetto ancora «da dipendenza
non ancora risolta con la madre».
In primo grado il tribunale di
Cremona aveva stabilito l'affido condiviso della figlia
piccola a entrambi i genitori. Le disposizioni di
separazione erano state poi cambiate dalla Corte
d'appello di Brescia che aveva affidato in via esclusiva
la figlia alla madre proprio alla luce dei rapporti
sempre più conflittuali non solo col marito ma anche con
la famiglia di lui.
La sentenza è stata confermata
dalla Cassazione. Correttamente il giudice di Brescia -
scrive la Cassazione - non aveva concesso l'affido
condiviso per non pregiudicare lo sviluppo psicologico
della bambina se fosse stata costretta ad un
«adattamento a due realtà tra loro diverse e nemiche»
come era quello di questi genitori.
Scelta giusta per l’Associazione
dei matrimonialisti
«Purtroppo - commenta Gian Ettore
Gassani, presidente dell'Associazione Avvocati
Matrimonialisti Italiani (Ami) - nel nostro Paese almeno
l'80% dei coniugi/genitori coinvolti in procedure di
separazione e divorzio giudiziali vivono l'esperienza
processuale con un atteggiamento bellico e di rivalsa
nei confronti della controparte. Spesso tali conflitti
si consumano alla presenza dei figli, che subiscono
danni irreparabili dal punto di vista psicologico.
Pertanto litigare davanti ai figli, come già sancito
dalla Suprema Corte in passato, costituisce un
maltrattamento nei confronti di questi ultimi».
E sullo stesso punto, Gassani
spiega: «Un genitore maltrattante non può essere anche
affidatario o coaffidatario dei propri figli. Così
nell'ipotesi di ostilità di un solo coniuge nei
confronti dell'altro vittima di aggressioni verbali o
giudiziarie, l'affidamento condiviso non può essere
applicato. Esso, proprio perché‚ rappresenta il
principio della bigenitorialità, non può essere concesso
con un prestampato per il solo fatto di essere
genitori».
«L'unico antidoto al malcostume
italiano di considerare la separazione o il divorzio
come una guerra – conclude Gassani - resta la mediazione
familiare preliminare al processo, che ha la stessa
funzione di un'anestesia totale mirante a lenire il
dolore di chi si sta separando e rischia di
strumentalizzare i figli».
Baio: la sentenza tradisce la ratio
della norma
"Di fronte al conflitto tra coniugi
non ritengo opportuna la scelta di affido unico a
discapito dell'affido condiviso e quindi del benessere
di chi ne pagherà le conseguenze maggiori: i figli". È,
invece, la posizione della senatrice dell'Api Emanuela
Baio.
"Non entro nel merito della
sentenza - continua - ma essendo stata correlatrice al
disegno di legge sull'affido condiviso, attualmente
legge, voglio ricordare che la ratio della norma è
valida per tutti i casi di separazione”.
“I genitori - prosegue la senatrice
- qualunque siano i rapporti che tra di loro
intercorrano, sono e saranno genitori per tutta la vita
e i figli per crescere hanno bisogno di entrambi, solo
così si può assicurare loro un corretto e armonico
equilibrio psicofisico. Sembra un paradosso ma i bambini
riescono quasi con naturalezza ad affrontare grandi
dolori o scelte difficili mentre gli adulti molto spesso
non riescono a comportarsi da adulti”.
“Compito delle istituzioni è di
garantire ai bambini la possibilità di crescere
serenamente e avere l'affetto di entrambi i genitori, è
l'unica via per assicurare una crescita serena a coloro
che saranno gli adulti di domani. Chiediamo ai genitori
di imitare i loro figli: essere più adulti".
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