Estorsione con l’aggravante del
metodo mafioso per chi “invita” il concorrente a
desistere dall’aprire il suo locale incendiandogli il
portone d’ingresso.
La Cassazione con la sentenza 32980
conferma la legittimità dell’aggravante a carico dei due
ricorrenti che negavano di essere consapevoli di aver
usato un metodo mafioso incendiando l’ingresso di un
esercizio commerciale che avrebbe dovuto aprire i
battenti proprio davanti al loro. Al fuoco i due
avevano unito anche il “consiglio” che non si poteva
rifiutare, di evitare problemi scegliendo un’altra
collocazione per avviare l’attività.
I due ricorrenti erano rimasti
“ignari” della natura del metodo usato anche quando le
loro vittime avevano desistito da un’impresa in cui
avevano investito del denaro, perché ormai considerata
fonte di guai.
Non ha invece dubbi nel bollare il
metodo come mafioso la Cassazione. Gli ermellini
spiegano, infatti, che l’atteggiamento da “padrino” si
rivela “nel danneggiamento e nella distruzione di beni
di apprezzabile valore, nel modus operandi
caratterizzato da attentati incendiari volti, per un
verso, a provocare allarme sociale ed evidenza pubblica
dell’azione delittuosa e, per altro verso, a rafforzare
il messaggio omertoso a chi doveva intenderlo”
Alla conferma della condanna la
Corte ha unito l’obbligo per i ricorrenti di pagare le
spese sostenute in giudizio dalle parti civili: il
comune e L’associazione Antiracket di Marsala.
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