Mettere a tacere qualcuno
affermando che dice “solo stronzate” è maleducazione, ma
farlo nell’ambiente di lavoro, davanti ai colleghi, è
reato. La Cassazione ha condannato per ingiuria il
preside di un istituto scolastiche che, durante una
riunione di docenti, la frese “lei dice solo stronzate”.
Il momento sbagliato -
Un’affermazione un po’ forte che comunque la
Cassazione, in altre circostanze, aveva inserito tra le
parolacce sdoganate, ma questa volta non lo fa per via
del contesto “lavorativo e umano” in cui è stata
proferita. Non centra il bersaglio il tentativo della
difesa di negare che il suo assistito avesse pronunciato
l’avverbio “solo”. Un’ omissione che - a parere
dell’avvocato – consentiva di catalogare il peccato come
“veniale” ma che è stata invece considerata dagli
ermellini ininfluente. La lesione dei beni dell’onore e
del decoro di individuo - segni distintivi del suo
valore e del rispetto di cui ogni essere umano deve
godere – è determinata dall’ambiente in cui
l’espressione offensiva viene detta più che dal suo
contenuto.
Il consesso di educatori - Banditi
dunque in generale gli improperi gridati sul luogo di
lavoro e davanti ai colleghi. Ma a peggiorare la
situazione del ricorrente anche il suo ruolo di preside
che si era malamente lasciato andare, anche come
superiore, al cospetto di un collegio di educatori,
dicendo la cosa sbagliata nel momento sbagliato. E’
provata per i giudici la lesione e la volontà di
umiliare
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