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IL SISTEMA DELL'ART. 18 ST. LAV. SI FONDA SUL PRINCIPIO DI EFFETTIVA TUTELA DEL LAVORATORE - Dai pregiudizi derivanti dal licenziamento (Cassazione Sezione Lavoro n. 21044 del 13 ottobre 2011, Pres. Roselli, Rel. Stile)-Legge e giustizia.it

 

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Luciano S. dipendente delle Ferrovie dello Stato, ha ottenuto dal Tribunale di Genova l'annullamento del suo licenziamento con ordine di reintegrazione nel posto di lavoro. In seguito a tale decisione egli in base all'art. 18 St. Lav., ha esercitato l'opzione per l'indennità di 15 mensilità in sostituzione della reintegra. L'azienda non gli ha corrisposto l'indennità. Il lavoratore si è nuovamente rivolto al Tribunale di Genova chiedendo la condanna dell'azienda al pagamento della retribuzione globale di fatto fino alla data del pagamento dell'indennità di 15 mensilità. Le Ferrovie dello Stato si sono difese sostenendo che il pagamento della retribuzione non era dovuto per il periodo successivo alla comunicazione dell'esercizio dell'opzione, in quanto con tale scelta doveva ritenersi cessato l'obbligo della reintegra. Il Tribunale ha accolto la domanda condannando l'azienda al pagamento della retribuzione per il periodo successivo alla comunicazione dell'opzione. Questa decisione è stata confermata in grado di appello dalla Corte di Genova che ha motivato la sua decisione rilevando che con l'esercizio dell'opzione l'obbligazione della reintegrazione è sostituita dall'obbligazione di pagare l'indennità, la quale, ponendosi sullo stesso piano della prima, trae fondamento dalla permanenza dell'obbligo giuridico contrattuale la cui risoluzione è stata posta nel nulla. L'azienda ha proposto ricorso per cassazione censurando la decisione della Corte genovese per violazione di legge.

 

La Suprema Corte (Sezione Lavoro n. 21044 del 13 ottobre 2011, Pres. Roselli, Rel. Stile) ha rigettato il ricorso ricordando la sua costante giurisprudenza secondo cui nel caso di scelta, da parte del lavoratore illegittimamente licenziato, dell'indennità sostitutiva della reintegrazione ai sensi dell'art. 18, comma 5, cit., fino all'effettivo pagamento dell'indennità il datore è obbligato a pagare le retribuzioni globali di fatto (Cass. 6 marzo 2003 n. 3380, 28 luglio 2003 n. 11609, 16 marzo 2009 n. 6342).

 

Il sistema dell'art. 18 St. Lav. - ha osservato la Corte - si fonda sul principio di effettiva realizzazione dell'interesse del lavoratore a non subire, o a subire al minimo, i pregiudizi conseguenti al licenziamento illegittimo; principio che Cass. n. 6342 del 2009 chiama "di effettività dei rimedi" e che impedisce al datore di lavoro di tardare nel pagamento dell'indennità in questione assoggettandosi al solo pagamento di rivalutazione e interessi ex art. 429 c.p.c.; il principio di effettività dei rimedi giurisdizionali, espressione dell'art. 24 Cost. significa che il rimedio risarcitorio, ossia del risarcimento del danno deve ridurre il più possibile il pregiudizio subito dal lavoratore e, in corrispondenza, distogliere il datore di lavoro dall'inadempimento o dal ritardo nell'adempiere l'obbligo indennitario. Va precisato - ha aggiunto la Corte - che non è dubbio che la scelta dell'indennità sostitutiva da parte del lavoratore sia irrevocabile e che il rapporto di lavoro non possa perciò essere ricostituito; tuttavia l'ammontare del risarcimento del danno da ritardo dev'essere pari alle retribuzioni perdute, fino a che il lavoratore non venga effettivamente soddisfatto.

 

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