Persona e danno.it
Pensieri disordinati in ordine ad
alcune recenti modifiche nel mondo della Giustizia.
1) La mediazione obbligatoria
Rilevante causa ereditaria:
tentativo obbligatorio di conciliazione. Si presenta
alto dirigente della Camera di Commercio – probabilmente
in virtù del' importante valore della controversia-
unitamente al mediatore, non laureato in legge.
La causa attiene al diritto di
prelazione, riscatto, legati in conto di legittimità e
molti di quegli istituti che generano orticaria, vista
la complessità, ad avvocati e giudici.
Il mediatore esordisce con –
riporto testualmente-
“Premetto che in materia di
successioni so poco o niente ciononostante vedrò di
farvi raggiungere un accordo”
Il cliente esterrefatto dallo
incipit, chiede
“Ma è uno scherzo?”
“No temo di no”.
Come ampiamente prevedibile nessun
accordo si maturava tra le bellicose parti, così il
mediatore si riservava di formulare nella propria
“camera di consiglio” una proposta, ovviamente avendo
sentito (ma compreso?) le contrapposte ragioni.
In quella sede un avvocato chiedeva
di verbalizzare che la proposta avrebbe riguardato la
domanda A e non quella B poiché nell' ultima alcuno
spazio poteva trovare la mediazione essendo le posizioni
sideralmente lontane.
A questo punto il dirigente della
Camera di Commercio locale, fino a quel punto silente ma
visibilmente compiaciuto dell' operato del mediatore,
con gesto imperioso decretava: “Eh no avvocato qui non
si verbalizza nulla! C' è la privacy da tutelare!”.
“Scusi Presidente – replicava l'
incredulo legale sempre più convinto di essere
inconsapevole attore di una candid camera televisiva- ma
quale Privacy visto che ci sono tutte le parti, gli
avvocati e perfino i loro tecnici?”
“C'è la privacy e non mi faccia
dire altro perchè noi abbiamo ricevuto disposizioni in
questo senso”
“Scusi da chi e quale sarebbe la
fonte normativa di questo suo quanto meno discutibile
orientamento?”
Il racconto anzi la cronaca visto
che è fatto realmente accaduto si ferma qua.
2) La manifestazione di interesse
E' noto quasi a tutti gli avvocati
che abbiano cause pendenti in Cassazione o in Corte di
Appello (civile) che se entro il 30 giugno p.v non
perverrà alla Cancelleria assegnataria del procedimento
idonea dichiarazione scritta di interesse alla decisione
queste verranno dichiarate improcedibili.
Ora le dette dichiarazioni di
interesse debbono essere sottoscritte dalla parte.
Quindi se un avvocato ha un cliente
straniero magari emigrato in Australia o visti i nuovi
trends dell' economia mondiale in Brasile, dovrà ben
sbrigarsi se non vuole rischiare a sua volta un bel
procedimento per responsabilità professionale.
(Chiaro infatti che l' omissione
della raccolta di interesse da parte del professionista
unita ad una causa “vincente” trasferirà sull' incauto
avvocato i danni patiti dal cliente)
Ora ci si chiede quale sia la
logica della predetta misura:
1) valutare effettivamente se le
parti han interesse alla decisione della controversia;
ma il codice di rito non prevedeva già la rinuncia agli
atti, all' azione, la mancata comparizione ex art.
348/309 cpc?
2) sfrondare il ruolo delle
intasate Corti di Appello sperando nell' errore del
professionista?
Un po' come il problema delle
carceri sovraffollate: costruirne di nuove (indire nuovi
concorsi per magistrati)? certo che no: svuotarle,
liberando i delinquenti, forse, non così delinquenti o
non così pericolosi (su 200 mila avvocati circa, quanti
ce ne sono di distratti, poco aggiornati, cialtroni,
ignoranti etc...)
Lasciando evidentemente la risposta
al difficile quesito al lettore si sottolinea un altro
paradosso che esalta la portata assolutamente
irrazionale della provvedimento in questione: a fronte
di 6 mesi per garantire ai propri processi vi sono
Corti di Appello che per una causa del 2011 rinviano a
metà 2017 per la precisazione delle conclusioni.(La
sentenza non arriverà quindi prima del 2018).
Orbene perché debbono sussistere
due velocità diametralmente opposte, una assai celere
per gli avvocati e una più “rilassata” per la Giustizia.
(Pensiamo, anche, ai 10 giorni a
pena di improcedibilità per l' iscrizione a ruolo contro
i 6 anni per la sentenza)
Si può davvero ritenere equa e non
solo per il professionista ma anche per il cittadino una
misura che 1. non sussisteva quando la causa veniva
iscritta a ruolo; 2. non velocizza il sistema
giudiziario ma al più impedisce che determinate
controversie possano trovare una decisione – per colpa
del professionista-
E soprattutto, 3, quale benefico
impatto economico può conferire alla nostra disastrata
situazione economica? Forse l' effetto prettamente
illusorio di avere un inferiore carico di processi
pendenti e quindi il miraggio di una Giustizia più
rapida?
Ricordiamoci bene, però, che se nel
2015 avrem, per ipotesi, 100 cause pendenti avanti la
Cassazione e non 150 sarà perché ci saran stati 47
professionisti sbadati e 3 parti che forse non avevano
più interesse alla decisione e non certo in virtù di una
Giustizia più virtuosa.
Anzi.
3)Minimi tariffari e
liberalizzazioni
Pur essendo un discreto lettore di
quotidiani e settimanali non ho trovato, ma sarei felice
di sbagliarmi, un solo articolo che mi spieghi il nesso
di causalità intercorrente tra la liberalizzazione delle
professioni e il miglioramento dell' economia.
Prendiamo ad esempio l'eliminazione
dei minimi tariffari.
L' equazione è forse questa:
abolizione minimi=più risparmio=maggior quantità di
soldi in tasca e quindi maggiori consumi quindi maggior
produzione e infine balzo in avanti dell' economia?
Se fosse così faccio una
paradossale previsione per il futuro.
Molti avvocati medi stritolati da
colleghi che proporranno prezzi inferiori ai loro,
cederanno al “mi paga a risultato ottenuto”,
trasformando l' obbligazione di mezzo che caratterizza
le professioni intellettuali in “obbligazione di
risultato”
(Anzi a dir il vero ci sarebbe una
ipotesi ancor più fosca il “se vince mi paga e se perde
la pago io)
Quindi l' economia italiana si
direbbe che trarrebbe un grande vantaggio nel pagare di
meno i professionisti.
Ma nello stesso modo avrebbe forse
un ulteriore miglioramento se si pagassero meno il
latte, il pane, l' elettricità etc.
Insomma seguendo questa logica del
“risparmio”, sarebbe corretto affermare che l' economia
trarrebbe una spinta ancor più positiva se tutto
costasse di meno?
(Allora perché non son stati
aboliti tutti i minimi tariffari, inclusi quelli dei
Notai?)
Francamente mi pare una tesi del
tutto discutibile.
Come mi pare un puro pretesto
quello dell' abolizione delle tariffe minime in nome del
rilancio dell' economia, quando chiaramente si è
utilizzato il momento di crisi economica come cavallo di
Troia per cercare di perseguire altre finalità.
Si prenda poi un altro esempio,
quello dell' obbligo del preventivo.
Chiaramente nulla questio in ordine
all' opportunità -e già ora vi sono professionisti “per
bene” che quantificano la spesa al cliente anche senza
che questi ne faccia specifica domanda – e alla
legittimità della richiesta, ma anche in questo caso
quale il nesso causale tra il preventivo, la cui
omissione avrà, se non ho capito male, solo “riflessi
deontologici”, e il rilancio dell' economia?
Sarebbe come affermare che l'
eliminazione di un callo al mignolo gioverebbe in modo
sostanziale sul quadro clinico del paziente oncologico
quasi terminale.
E poi perché non adottare la detta
disposizione a tutte le professioni comprese quelle per
le quali la redazione di un preventivo è molto più
facile anche perché manca la controparte, che spesso
complica un po' la faccenda....
Dicasi parimenti per la riduzione
del periodo di pratica.
Le conclusioni sulla chiarezza
delle idee e degli obiettivi da perseguire che animano
queste disposizioni, oggetto del presente contributo, le
lascio al lettore, termino con uno spunto di cronaca,
pertinente al punto di inizio di questi poche righe, la
mediazione: fine novembre 2010 si è tolta la mediazione
(il tentativo di conciliazione) dalle cause di lavoro,
in quanto inutile; marzo 2011 obbligazione necessaria
introdotta nel processo civile: con una mano si disfa e
con l' altra si ricostruisce ciò che si è
demolito....chissà che tra un anno non rispuntino le
tariffe minime.
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