di Tamara Gallera
Sono forse il 6% le persone
condannate ingiustamente in Virginia durante i quindici
anni antecedenti all'introduzione dell'analisi del DNA
fra le prove processuali. Lo evidenzia una analisi
preliminare dei dati sulle condanne dello Stato della
Virginia in funzione della prova del DNA.
Il dato preliminare reso noto
dall'istituto Urban, che sta studiando i risultati,
corrisponde grosso modo al tasso rilevato nel 2005
durante il test su alcuni casi che ha portato al
riconocimento dell'innocenza di cinque uomini ed ha
spinto la Virginia ha realizzare un ampio progetto
innovativo.
In 6 anni, lo sforzo volto a
scagionare le persone innocenti già condannate è stato
reso possibile dal riesame di una serie di campioni
biologici scoperti nel 2001 nel Dipartimento di analisi
scientifiche della Virginia dove erano stati sepolti per
decenni, risalendo infatti i campioni al periodo 1973 -
1988, mentre i condannati ingiustamente marcivano in
prigione.
Oltre a scagionare alcuni detenuti,
il progetto - voluto dall'allora governatore Mark Warner
a seguito della scoperta della scatola e della revisione
di tre casi di condannati inocenti su sollecitazione del
Progetto Innocenza - ha permesso di trovare i colpevoli
di casi irrisolti, come lo stupro ed omicidio di una
donna.
A quel tempo il governatore Warner
affermò che il riesame dei campioni era l'unica scelta
moralmente accettabile, mentre Barry Scheck, cofondatore
del Progetto Innocenza, commentò che un elevato numero
di discolpe ottenuto con un semplice controllo a
campione doveva sollevare serie domande circa il sistema
penale. |