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Negato il risarcimento a un
funzionario pubblico presunta vittima di Mobbing: non
condotta persecutoria ma necessità di potenziare
l’'efficienza degli uffici.
Si parla di Mobbing nella Pubblica
Amministrazione, e questa volta a far discutere è una
sentenza esemplare: la Suprema Corte ha negato il
risarcimento a un funzionario della Agenzia delle
Entrate, il quale aveva denunciato episodi di vessazione
da parte del datore di lavoro.
Se il Mobbing è avvenuto a causa
della scarsa produttività dell’ufficio, come in questo
caso, il lavoratore non ha diritto a un risarcimento
perché, a tutti gli effetti, l’episodio non può essere
definito Mobbing.
Entrando più nel dettaglio della
vicenda, un dipendente della Agenzia delle Entrate era
ricorso ai giudici per denunciare le pressioni subite
sul luogo di lavoro, pretendendo il risarcimento dei
danni di carattere biologico, esistenziale,
professionale e morale, subiti nel corso del suo lavoro
e fonte di stress tale da costringerlo a optare per una
prolungata assenza per malattia, e alle dimissioni
volontarie.
Secondo quanto stabilito dal
Tribunale e dalla Corte d'Appello di Messina –
confermato oggi dalla Corte di Cassazione – non erano
presenti gli estremi per concedere risarcimento perché,
effettivamente, l’Amministrazione aveva solo provveduto
a riorganizzare un ufficio poco produttivo
ridistribuendo le mansioni. I giudici della Corte
territoriale, inoltre:
«Hanno trovato corretta
giustificazione nella documentazione in atti e, lungi da
essere motivate da un intento persecutorio, trovano
motivazione nel doveroso controllo del superiore
rispetto a comportamenti che avevano assunto
caratteristiche dilatorie e contrari agli scopi
d'ufficio.»
Ancora più chiara la sentenza della
Corte di Cassazione (n. 28962 del 27 dicembre 2011), che
sottolinea come non si possa affatto parlare di atti
persecutori ai danni del dipendente, il quale è reo di
aver ostacolato la produttività e aver mostrato un
atteggiamento conflittuale. Se demansionamenti e
spostamenti sono dovuti alla necessità di aumentare la
produttività, quindi, non si tratta di Mobbing.
«In questi casi il capo non pone in
essere una condotta persecutoria finalizzata alle
dimissioni del lavoratore, ma aumenta l'efficienza degli
uffici.» |