di Riccardo Galli
ROMA – Anche gli avvocati, come è
noto e come cinematografia insegna, s’incazzano. Ma
questa volta sembra che le loro proteste e i loro
malumori non saranno sufficienti a salvarli dalla
riforma, annunciata e approvata, che dal 1° aprile
prossimo li priverà di una grossa fetta del loro lavoro:
le liti condominiali e l’infortunistica stradale.
Nel marzo del 2012 andrà infatti a
regime la riforma della cosiddetta media-conciliazione
(che è un arbitrato obbligatorio, un filtro della durata
di 40 giorni per accedere eventualmente alla giustizia
civile), e che sino ad ora era limitata solo alle
successioni ereditarie, alle locazioni, all’affitto di
aziende, alla responsabilità medica, ai contratti
assicurativi bancari e finanziari. Non se ne abbiano i
Perry Mason italici, la riforma in questione non è
pensata per essere punitiva nei loro confronti, ma per
cercare di snellire l’elefantiaca giustizia italiana. La
cui lentezza è, oltre ad un danno per i cittadini che vi
ricorrono, anche un danno per l’economia del Paese.
Finita la fase 1, quella delle
tasse per intendersi, il rilancio della giustizia civile
sarà uno dei pilastri della fase 2, quella che dovrebbe
generare sviluppo. E non potrebbe esserci situazione più
catastrofica di quella in cui langue il nostro sistema
giudiziario: quasi 4 milioni di cause pendenti, un
arretrato che cresce da venti anni e 2,8 milioni di
nuove cause ogni anno con tempi biblici per arrivare a
una sentenza definitiva. Uno studio di Bankitalia ha
stimato il costo dell’inefficienza della giustizia
civile in un punto di Pil, cioè circa 22 miliardi di
euro. Cifre spaventose che spiegano perché la riforma
del settore sia in testa all’agenda del governo Monti.
E tra le molte riforme e
innovazioni da fare ce n’è una già pronta, che scatterà
tra meno di 90 giorni. Quella appunto che estenderà le
competenze del mediatore civile alla liti condominiali e
all’infortunistica stradale. Due grosse fette del lavoro
degli avvocati, come detto sopra, che infatti sono sul
piede di guerra da oltre un anno, ma anche una fetta
enorme delle cause, spesso di piccola entità, che
intasano i tribunali italiani. Tribunali che, liberati
in toto o in parte da questi procedimenti, potrebbero
pensare di smaltire gli arretrati.
Questa dell’arbitrato obbligatorio
è l’unica strada che il ministero della Giustizia vede
come deflattiva del processo civile. E sul punto
concordano tutti, da Monti alla Severino, al Quirinale,
a Confindustria, a Banca d’Italia, alle organizzazioni
internazionali: è assolutamente indispensabile sbloccare
la giustizia civile, velocizzare i tempi, aggredire
l’arretrato, scoraggiare la domanda anomala e ridurre i
flussi, perché altrimenti i capitali stranieri
continueranno a non arrivare in Italia e le nostre
imprese saranno penalizzate rispetto alla concorrenza.
Unici contrari, appunto, gli avvocati.
Ovviamente molto altro c’è e ci
sarebbe da fare, come la razionalizzazione della
geografia giudiziaria del nostro Paese. Nel settore
civile i centri giudiziari sono infatti distribuiti sul
territorio in maniera antica e irrazionale, ci sono
molte sedi sottoutilizzate e altre travolte dalla mole
di lavoro. Un accentramento intelligente farebbe
risparmiare lo Stato e assieme accelerare il sistema nel
suo complesso.
Ma questa, come quasi tutte le
riforme in Italia, dovrà scontrarsi con interessi
particolari, di lobbies, con strutture cristallizzate da
decenni di abitudine e, spesso, di privilegi. La fase 2
del governo Monti dovrà sfidare e abbattere queste
resistenze. In una partita che sino ad ora ha visto
uscire sconfitti tutti quelli che hanno provato a
cimentarvisi, compreso lo stesso governo Monti che, al
momento di trasformare il decreto Salva-Italia in legge,
si è visto costretto a cancellare l’articolo 33 causa
levata di scudi insormontabile. Articolo 33 che sanciva
lo scioglimento degli ordini professionali ad agosto. |