Tribunale di Genova
Il tribunale di Genova ha
riconosciuto che l'«affidamento condiviso perfetto» del
figlio assolve di per sè gli obblighi di entrambi i
genitori.. Anche se la decisione non avrebbe richiesto
alcun accordo preventivo (il mantenimento diretto è
legge dello stato, bellamente aggirata dai magistrati
civili per mezzo della prassi illegale del domicilio
prevalente), i giornali di oggi vendono la notizia in
maniera roboante, quasi che si fosse aperta una nuova
breccia di Porta Pia.
Papà c'è, desidera presente almeno
quanto mamma, pertanto non deve pagare anche l'assegno
di mantenimento. Questo prevede la norma. Sarebbe
normale accettare una semplice richiesta prima ancora di
prendere qualunque decisione: "voglio essere presente
nella vita dei miei figli e voglio seguire la loro
crescita tanto quanto la mamma". Basterebbe questa
dichiarazione di intenti (e forse neanche quella...) per
far passare la sentenza di Genova come una
"non-notizia". E invece, nei tribunali, accade
esattamente il contrario.
Dal "Giornale" apprendiamo che una
mamma che aveva chiesto la separazione, aveva già
ottenuto un assegno mensile di 200 euro per il
mantenimento indiretto del figlio, poi portato a 250. Ma
non le bastava, chiedeva di più. Ed ha perso anche quel
contributo che aveva in precedenza. Di fronte alla
quarta sezione civile, il papà si è limitato a far
presente la situazione. Lui, cassintegrato e in
mobilità, provvedeva già ad accudire il figlio per 15
giorni al mese, come da accordi con la ex moglie. Quando
il bambino era con lui aveva tutto ciò di cui aveva
bisogno. Esattamente come quando stava con la mamma. Tra
l'altro, con i suoi 11.600 euro lordi di reddito annui,
il papà faceva già l'impossibile, avendo almeno la
fortuna di avere una casa di proprietà.
I giudici hanno accolto la tesi
dell'avvocato del padre, sottolineando in sentenza
proprio «la novità delle questioni trattate» nelle sue
considerazioni. Una novità che peraltro sembrerebbe
essere già chiara nella legge e nel codice civile. Ma
che viene resa ancor più esplicita nel disegno di legge
in corso di approvazione in Parlamento. «Ho puntato
l'attenzione sull'articolo 155 del codice civile che
chiede al giudice di tenere conto “della misura e del
modo” in cui ciascun genitore deve contribuire al
mantenimento del minore - spiega la sua linea il
professionista genovese - Il “modo” è proprio quello del
mantenimento diretto, cioè l'accoglienza del figlio
nella propria casa. E che comporta anche la cosa più
importante per un figlio, l'affetto e la vicinanza del
genitore. Per questo la “misura” deve essere
proporzionale al modo».
In altri termini: il papà provvede
esattamente in parte uguale alla mamma al mantenimento,
per la metà dei giorni. Pagare anche un assegno di
mantenimento indiretto potrebbe addirittura
rappresentare a favore della madre una «rendita
parassitaria vietata dalla legge e dalla giurisprudenza
di legittimità».
Il tribunale civile di Genova ha
fatto propria questa interpretazione di par condicio tra
i genitori. Lo stesso collegio che in corso di causa
aveva già innalzato da 200 a 250 euro l'assegno di
mantenimento, alla fine ha ritenuto che il padre
svolgesse appieno il suo dovere già vivendo per 15
giorni al mese con il figlio. Tra l'altro questa
decisione dell'«affidamento condiviso perfetto» era
stata presa di comune accordo tra i genitori, visto che
la madre doveva lavorare come commessa e non poteva
tenere sempre il figlio con sè. Importante è anche la
composizione del collegio giudicante, visto che accanto
al presidente Alberto Haupt c'erano due donne,
Alessandra Scarzella e Monica Parentini, che hanno
applicato alla lettera quanto disposto dalla legge,
introducendo in giurisprudenza un concetto che rafforza
la parità di diritti e di doveri tra coniugi separati e
confermando come il tribunale civile di Genova sia
spesso all'avanguardia nelle proprie sentenze.
«Non solo la nuova legge renderà
ancora più netto questo concetto - osserva l'avvocato
Gian Paolo Vincenti Mattioli - In fondo il principio è
già contenuto nella Costituzione e nel diritto naturale
che comunque viene prima di qualunque altra fonte
legislativa. La famiglia è infatti la prima società di
diritto naturale e i doveri di entrambi i genitori sono
considerati al pari dei loro diritti anche dalla carta
fondamentale italiana».
Vallo a dire ai giudici di
Cassazione... |