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Le anticipazioni di stampa sul
contenuto del maxi emendamento, svelano al di là di
proclami di facciata, la creazione di un sistema che
impedisce al cittadino l’accesso alla giustizia.
A baluardo della incapacità di
riconoscere le effettive cause della crisi, si vorrebbe
far passare l’idea secondo cui le professioni liberali
(avvocatura in testa) sarebbero la causa prima dei
problemi di crescita del Paese. Il
contenuto del maxi emendamento, svelano al di là di
proclami di facciata, la creazione di un sistema che
impedisce al cittadino l’accesso alla giustizia.
A baluardo della incapacità di riconoscere le
effettive cause della crisi, si vorrebbe far passare
l’idea secondo cui le professioni liberali (avvocatura
in testa) sarebbero la causa prima dei problemi di
crescita del Paese.
Non i privilegi di pochi (sempre gli stessi), gli
sprechi della pubblica amministrazione, la mancanza di
riforme e di risorse, la pressione fiscale ingiusta,
l’assistenzialismo quale strumento del clientelismo,
l’assenza di flessibilità nel mercato del lavoro.
Pare che la crisi abbia toccato i soli lavoratori
dipendenti, affatto lambiti per effetto di uno scudo
magico, i liberi professionisti ed ancor più i giovani
liberi professionisti.
Nessuno osserva come anch’essi, lavoratori, si trovino
di fatto a far “da banche” ai propri clienti in
difficoltà.
E allora: di fronte, allestita per incantare l’ignaro
uditore, la favoletta di una “lobby dell’avvocatura”, di
una casta che rifiuterebbe le liberalizzazioni.
Dietro il non detto, lo spettro di nuovi ostacoli
all’accesso alla giustizia, quali l’anticipazione della
mediazione anche nelle materie di R.C. e condominio,
l’aumento della metà del contributo unificato per
l’appello e il raddoppio per la cassazione, il pagamento
del contributo unificato per avere la motivazione
estesa, l’ abrogazione della legge Pinto, e molto altro
ancora.
E’ questa la deregulation? Impedire l’accesso
alla giustizia da parte dei cittadini, trasformandolo in
un percorso minato, consentito ai più abbienti,
deliberati attentati ai principi di civiltà e di
eguaglianza ?
E ancora, con l’apertura nelle società di
professionisti, ai soci di capitale, cosa ne sarà del
Libero professionista?
Quale autonomia avrà il professionista (giovane) dal
potere datore di lavoro-socio di capitale e quale tutela
residuerà in capo al cittadino-utente?
Gli unici che hanno approfittato delle liberalizzazioni
sono state banche ed assicurazioni, che impongono le
tariffe che vogliono, spesso offensive, forti del potere
economico e della possibilità di dare o togliere le
pratiche.
E’ vero invece che i professionisti italiani sono tra le
vittime della crisi in corso, non avendo paracadute
previdenziale.
Liberalizzare ancora?
Come fosse difficile per i parlamentari (avvocati) saper
come vanno le cose nell’80% dei casi.
Secondo le stime del 2010, dei 216.728 avvocati iscritti
agli albi solo 156.934 sono iscritti alla Cassa
forense. Gli "assenti" non raggiungono il reddito minimo
per l'iscrizione, circa 10 mila euro annui, giudicato
dall'Istat soglia di povertà, ma non godono di alcuna
copertura previdenziale e assistenziale, né di
ammortizzatori sociali.
E’ questa la lobby?
Siamo la cricca dei nuovi poveri; quelli che faticano a
dirlo, fiaccati nella dignità, che guadagnano 800 euro
al mese lordi e che solo grazie alle famiglie vanno in
giro in giacca e cravatta o tailleur.
E’ difficile confessarlo; aggiornati, veloci,
efficienti, si campa con le difese d’ufficio, sperando
si trasformino in difese di fiducia, disposti a pagare
la raccomandata del cliente per non dare l’idea che sia
importante il profitto …
Perché siamo tanti, uno più affamato dell'altro: il
cliente gira 4 o 5 avvocati e poi arriva da te e ti
impone il suo prezzo.
E la spinta per accettare non è l'ambizione sociale, ma
stare sul mercato pagando almeno le spese …
E già, questa lobby come la chiama qualcuno,
all’interno della quale c’è la sottolobby delle
avvocate, non ha sindacato, né welfare, non ha una madre
ma solo tanti figli.
E così l’altra faccia di questa politica della
sopravvivenza avvicina trasversalmente sfigati e
privilegiati: il delfino dell'avvocato di successo ha
fame di pratiche pari o superiore a quella di chi è
figlio (professionalmente) di nessuno.
Ecco il prezzo delle liberalizzazioni, della sfrenata
concorrenza che ha equiparato avidità e bisogno.
Le ragioni di questo impoverimento sono diverse: a
partire dalla regolamentazione dell’accesso alla
professione (università) che non si è mai voluta fare, a
finire alla crisi economica che ha colpito il sistema e
impedisce la realizzazione di redditi adeguati.
Oggi almeno l’esame di stato costringe ad uno studio
“matto e disperatissimo” e consente una scrematura tra
chi vuole accedere alla professione.
Volete liberalizzare ? Portate pure a compimento manovre
indirizzate contro questa lobby dei poveri e
contro i cittadini in ossequio alla sempiterna legge del
più ricco e continuate a riempire le facoltà di
giurisprudenza di iscritti.
Un giorno qualcuno dovrà pur dire a questi ragazzi cosa
ne sarà di loro …
Auspico che quei parlamentari (avvocati) rievochino le
vibranti trepidazioni di un’udienza, i lunghi colloqui
con i clienti, le roventi quanto positive collisioni con
il magistrato nell’affermazione del diritto di difesa,
così da ricordare di essere stati avvocati, di aver
difeso in libertà il salumiere come il Comune e che,
così facendo, hanno difeso la dignità ed il decoro della
professione.
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