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LE LIBERALIZZAZIONI E LA FAVOLA DELLA LOBBY DELL’AVVOCATURA” – Maria CARIELLO

 

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Le anticipazioni di stampa sul contenuto del maxi emendamento, svelano al di là di proclami di facciata, la creazione di un sistema che impedisce al cittadino l’accesso alla giustizia.

 

A baluardo della incapacità di riconoscere le effettive cause della crisi, si vorrebbe far passare l’idea secondo cui le professioni liberali (avvocatura in testa) sarebbero la causa prima dei problemi di crescita del Paese. Il contenuto del maxi emendamento, svelano al di là di proclami di facciata, la creazione di un sistema che impedisce al cittadino l’accesso alla giustizia.

A baluardo della incapacità di riconoscere le effettive cause della crisi, si vorrebbe far passare l’idea secondo cui le professioni liberali (avvocatura in testa) sarebbero la causa prima dei problemi di crescita del Paese.

Non i privilegi di pochi (sempre gli stessi), gli sprechi della pubblica amministrazione, la mancanza di riforme e di risorse, la pressione fiscale ingiusta, l’assistenzialismo quale strumento del clientelismo, l’assenza di flessibilità nel mercato del lavoro.

Pare che la crisi abbia toccato i soli lavoratori dipendenti, affatto lambiti per effetto di uno scudo magico, i liberi professionisti ed ancor più i giovani liberi professionisti.

Nessuno osserva come anch’essi, lavoratori, si trovino di fatto a far “da banche” ai propri clienti in difficoltà.

E allora: di fronte, allestita per incantare l’ignaro uditore, la favoletta di una “lobby dell’avvocatura”, di una casta che rifiuterebbe le liberalizzazioni.

Dietro il non detto, lo spettro di nuovi ostacoli all’accesso alla giustizia, quali l’anticipazione della mediazione anche nelle materie di R.C. e condominio, l’aumento della metà del contributo unificato per l’appello e il raddoppio per la cassazione, il pagamento del contributo unificato per avere la motivazione estesa, l’ abrogazione della legge Pinto, e molto altro ancora.

E’ questa la deregulation? Impedire l’accesso alla giustizia da parte dei cittadini, trasformandolo in un percorso minato, consentito ai più abbienti, deliberati attentati ai principi di civiltà e di eguaglianza ?

E ancora, con l’apertura nelle società di professionisti, ai soci di capitale, cosa ne sarà del Libero professionista?

Quale autonomia avrà il professionista (giovane) dal potere datore di lavoro-socio di capitale e quale tutela residuerà in capo al cittadino-utente?

Gli unici che hanno approfittato delle liberalizzazioni sono state banche ed assicurazioni, che impongono le tariffe che vogliono, spesso offensive, forti del potere economico e della possibilità di dare o togliere le pratiche.

E’ vero invece che i professionisti italiani sono tra le vittime della crisi in corso, non avendo paracadute previdenziale.

Liberalizzare ancora?

Come fosse difficile per i parlamentari (avvocati) saper come vanno le cose nell’80% dei casi.

Secondo le stime del 2010, dei 216.728 avvocati iscritti agli albi  solo 156.934 sono iscritti alla Cassa forense. Gli "assenti" non raggiungono il reddito minimo per l'iscrizione, circa 10 mila euro annui, giudicato dall'Istat soglia di povertà, ma non godono di alcuna copertura previdenziale e assistenziale, né di ammortizzatori sociali.

E’ questa la lobby?

Siamo la cricca dei nuovi poveri; quelli che faticano a dirlo, fiaccati nella dignità, che guadagnano 800 euro al mese lordi e che solo grazie alle famiglie vanno in giro in giacca e cravatta o tailleur.

E’ difficile confessarlo; aggiornati, veloci, efficienti, si campa con le difese d’ufficio, sperando si trasformino in difese di fiducia, disposti a pagare la raccomandata del cliente per non dare l’idea che sia importante il profitto …

Perché siamo tanti, uno più affamato dell'altro: il cliente gira 4 o 5 avvocati e poi arriva da te e ti impone il suo prezzo.
E la spinta per accettare non è l'ambizione sociale, ma stare sul mercato pagando almeno le spese …

E già, questa lobby come la chiama qualcuno, all’interno della quale c’è la sottolobby delle avvocate, non ha sindacato, né welfare, non ha una madre ma solo tanti figli.

E così l’altra faccia di questa politica della sopravvivenza avvicina trasversalmente sfigati e privilegiati: il delfino dell'avvocato di successo ha fame di pratiche pari o superiore a quella di chi è figlio (professionalmente) di nessuno.

Ecco il prezzo delle liberalizzazioni, della sfrenata concorrenza che ha equiparato avidità e bisogno.

Le ragioni di questo impoverimento sono diverse: a partire dalla regolamentazione dell’accesso alla professione (università) che non si è mai voluta fare, a finire alla crisi economica che ha colpito il sistema e impedisce la realizzazione di redditi adeguati.

Oggi almeno l’esame di stato costringe ad uno studio “matto e disperatissimo” e consente una scrematura tra chi vuole accedere alla professione.

Volete liberalizzare ? Portate pure a compimento manovre indirizzate contro questa lobby dei poveri e contro i cittadini in ossequio alla sempiterna legge del più ricco e continuate a riempire le facoltà di giurisprudenza di iscritti.

Un giorno qualcuno dovrà pur dire a questi ragazzi cosa ne sarà di loro …

Auspico che quei parlamentari (avvocati) rievochino le vibranti trepidazioni di un’udienza, i lunghi colloqui con i clienti, le roventi quanto positive collisioni con il magistrato nell’affermazione del diritto di difesa, così da ricordare di essere stati avvocati, di aver difeso in libertà il salumiere come il Comune e che, così facendo, hanno difeso la dignità ed il decoro della professione.

 

 

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