I divorzi rapidi ed a basso costo
sono ormai un fenomeno sempre più in crescita: la
scorciatoia lo consente il regolamento del Consiglio
Europeo n. 44/2001, che dà la possibilità di pronunciare
una sentenza di divorzio da parte di qualunque tribunale
dell’Ue a patto che la coppia sia stabilmente residente
in quel Paese da almeno 6 mesi, non c'è però una norma
transitoria che lo specifichi in modo più chiaro.
Il regolamento n. 44/2001 del
Consiglio Europeo disciplina il diritto commerciale ma
anche quello privato europeo, già da più di un anno
aveva autorizzato gli Stati membri che ne avevano fatto
richiesta (sono 14 i Paesi ad oggi che hanno aderito:
Italia Austria, Belgio, Bulgaria, Francia, Germania,
Lettonia, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Romania,
Slovenia, Spagna, Ungheria ) ad accelerare l’adozione
delle norme che consentono alle coppie di due
nazionalità diverse dell’Unione europea, oppure che
hanno la stessa nazionalità ma vivono in un altro Paese,
di scegliere la legge nazionale da applicare al
divorzio.
Il divorzio congiunto in 60 giorni
anziché in 4 anni, consente a coniugi, sposati e
residenti in Italia, di divorziare all'estero in tempi
rapidissimi e tramite sentenza riconosciuta a tutti gli
effetti in Italia ai sensi della Legge n. 218/95, senza
necessità di procedere preventivamente alla separazione
legale oggi prevista dalla legge italiana.
I tempi per ottenere il divorzio in
Italia sono di almeno 4 anni, a volte si arriva
addirittura a 13, ed i costi sono molto più alti possono
superare i 6.000,00 euro: così molti decidono di partire
per l'estero. In alcuni paesi come la Romania con un
piccolo escamotage si può ottenere un divorzio immediato
e le spese legali sono minime (da 1.500,00 a 1.700,00
euro).
I dati del 2007 sul “divorzio
rapido e veloce” registrano che su oltre un milione di
divorzi, 140 mila sono stati cross-border.
La Romania è il paese in cui
vengono sciolti più matrimoni, espliciti gli slogan di
alcuni studi legali: “Avviate la vostra pratica tramite
il nostro Studio legale. Aspettiamo che ci contattate
per informazioni supplementari e per promuovere le
pratiche necessarie, assicurandovi servizi professionali
a dei prezzi estremamente accessibili. La nostra
esperienza vi porta un più di conforto e di sicurezza.”
Più di 22 anni fa davanti
all'altare Gianni e Lucia, entrambi 47 anni, di San
Lazzaro di Savena, a meno di otto chilometri dal
capoluogo emiliano, si erano scambiati il fatidico «si»,
con l'aggiunta di «finché morte non ci separi», tutti
via a festeggiare, in pompa magna nel grande giardino
del ristorante fuori porta, famoso per i banchetti. Foto
ricordo a ripetizione e viaggio di nozze in Spagna,
percorrendola in lungo e in largo: 4.200 chilometri con
la vecchia Alfa. Poi, qualcosa è andato storto. Forse la
mancanza di un figlio o semplicemente l'amore che,
giorno dopo giorno, è sbiadito fino ad appassire. Così è
bastato prendere un aereo, direzione Timisoara, nessuna
vacanza, giusto il tempo di mettere insieme la pratica
con l'avvocato e di nuovo in aereo verso Bologna.
Contenti e potenzialmente divorziati. Massimo tre giorni
per avere la residenza che serve per avviare la causa al
tribunale civile romeno, judicatoria, che, nel giro di
sei mesi, farà avere il certificato di divorzio. Il
tutto per la modica somma che oscilla tra i 1.500 ai
1.700 euro.
“È stato facile - spiega Gianni - è
bastato mettere una firma, consegnare all'avvocato 1.500
euro e stringergli la mano. Un divorzio classico, da
noi, sarebbe stato troppo lungo, soprattutto se si vuole
riprogrammare la propria vita”. Qualche tempo fa il
primato degli italiani che avevano deciso di dire basta
al menage coniugale, era una esclusiva della capitale,
Bucarest. Adesso anche città meno importanti sono
visitate da italiani «turisti del divorzio». Come Arad,
ma anche Lipova, Gurahounct, Ineu, tutti centri che
ruotano intorno al distretto di Arad, nella regione
della Transilvania.
L'avvocato Claudia Rozina
Chereches, del Baroul (Foro) di Arad spiega che, “Per
potere accedere al nostro Tribunale civile, bisogna far
stipulare alla coppia un contratto di affitto di almeno
tre mesi o, meglio ancora, un contratto a tempo
indeterminato, con la clausola che lo si possa
sciogliere quando si vuole, con un preavviso di 30
giorni. Il documento verrà quindi registrato e da quel
momento si è già residenti, cioè si è in possesso del
domicilio temporale. Dopo un mese inizia la pratica alla
“judicatoria”. Quindi nel giro di sessanta giorni ci
sarà la prima udienza, nella quale potrebbe già essere
pronunciata la sentenza di divorzio. C'è poi ancora
un'attesa di circa trenta giorni, per avere la sentenza
scritta. Ma tutto questo lo faccio io. I clienti devono
solo firmarmi una delega a procedere, con una procura
speciale. La spesa? Circa seicento euro per l'affitto,
cento euro per la procura e dagli 800 ai 1.000 per il
mio onorario. Tutto compreso, anche il “titlu”
esecutorio internazionale che attesta che la sentenza
sarà, secondo la normativa comunitarie, valida anche in
Italia”.
Anche il collega Valentin Ciprian
Badescu rafforza il concetto con alcuni dati: “Negli
ultimi due anni, su 150 divorzi di stranieri, 80 erano
italiani. E mi riferisco ai distretti che conosco. Se
poi lo si fa in un piccolo paese come Lipova, ci si
mette ancora meno tempo, come un'offerta speciale».
Dall'Italia, con un pizzico di rammarico «per una
giustizia italiana sconfitta”.
Ed il business in effetti,
sembrerebbe esserci ed anche piuttosto corposo se
analizziamo gli ultimi dati Istat disponibili su questo
argomento: per 1000 matrimoni celebrati in Italia nel
2008 infatti, ci sono state 286 separazioni e 179
divorzi. E con i tempi biblici che si prospettano nel
nostro paese per ottenere tali pratiche, quella del
“turismo del divorzio” sembra essere una alternativa
piuttosto appetibile.
Articolo di Cesira Cruciani) |