La Corte Costituzionale si è
espressa contro gli automatismi della custodia
cautelare. Un'altra censura al pacchetto sicurezza del
2009, laddove fissava l'obbligatorietà della custodia
cautelare in carcere per il reato di omicidio.
Nella sentenza 164/2011, relatore
Giuseppe Frigo, la Consulta ha ribadito il principio di
civiltà della presunzione di non colpevolezza, commenta
l'Unione Camere Penali, che ha espresso la sua
soddisfazione per la decisione della Corte.
Soddisfazione anche dall'Osservatorio sulla legalità e
sui diritti Onlus, che ha sempre espresso riserve
sull'istituto della carcerazione preventiva,
auspicandone non soltanto l'uso solo nei casi di reale
necessità, ma anche una diversa impostazione che tenga
conto della presunzione di innocenza.
"Ai professionisti della sicurezza,
che stravolgendo il vero urlano la loro indignazione
poiché in questa maniera si risparmia la galera agli
omicidi - commenta la Giunta UCPI in una nota - si deve
rammentare che la Corte ha premesso che la custodia
cautelare in carcere, cioè la privazione della libertà
prima del riconoscimento della responsabilità, è cosa
diversa dalla 'pena', e che la 'compressione della
libertà' di una persona indagata o imputata nel corso di
un processo è un evento che deve essere ritenuto
eccezionale e contenuto entro limiti strettamente
indispensabili, come vogliono gli articoli 13 e 27 della
Costituzione. Quella stessa Costituzione di cui molti
parlano senza neppure conoscerla".
"Del resto, dopo questa decisione,
nessun pericoloso indagato sarà 'rimesso in libertà',
come si affanna a dire chi vuole disinformare, posto che
quel che è stato cancellato è solo l’automatismo assurdo
che disponeva l’obbligo della misura della custodia
cautelare in carcere in tutti i casi di omicidio, ma non
certo la possibilità che ciò avvenga per quegli indagati
che siano ritenuti concretamente pericolosi", commenta
ancora l'UCPI.
"Insomma con questa decisione, che
l’Unione delle Camere Penali auspicò fin dai tempi
dell’entrata in vigore della norma nel silenzio di altri
protagonisti del dibattito sulla giustizia che difendono
la Costituzione a seconda delle convenienze del momento,
la Consulta ha nuovamente stabilito che mandare in
carcere un presunto innocente deve essere un fatto
eccezionale, non automatico. Di questo dovrebbero
rallegrarsi prima di tutto i cittadini onesti e poi
anche i rappresentanti politici che scoprono le virtù
della presunzione di innocenza ogni tanto, e non per
tutti". "Ma, forse - concludono i penalisti -
l’indignazione di molti si spiega con il fatto che la
Corte ha ribadito che il contenimento dell’allarme
sociale prodotto dal reato non può essere annoverato tra
le finalità della custodia cautelare. Un indicazione
rigorosa e assieme coraggiosa, che rischia di mettere in
crisi il Moloch della sicurezza su cui tante carriere,
politiche e non, si sono basate".
Concorda con tali conclusioni
l'Osservatorio sulla legalità e sui diritti Onlus.
"Apprezziamo la scelta in difesa dei diritti
costituzionali data dalla Consulta. - commenta il
presidente dell'Osservatorio, Rita Guma - Per vocazione
siamo per la difesa dei diritti di tutti i cittadini,
presunti colpevoli e vittime. Peraltro un accusato può
trasformarsi in vittima se trascorre il prigione un
periodo più o meno lungo senza essere colpevole, una
situazione che dovrebbe far rabbrividire ogni cittadino
onesto che immagini di trovarsi accusato ingiustamente".
"Il problema è che i delitti
generano allarme sociale se qualcuno strumentalmente li
gonfia a livello mediatico, come dimostrato dagli alti e
bassi del livello di allarme sociale confrontati con
l'effettivo numero degli omicidi riscontrato dalle Forze
dell'Ordine. In pratica, il maggiore allarme sociale si
è avuto quando i delitti (ad es le rapine in villa e gli
stessi omicidi) stavano in realtà calando di numero, ma
i TG e la stampa - sollecitati dalle dichiarazioni di
alcuni politici - sbattevano ogni giorno in prima pagina
storie delittuose una volta più numerose ma relegate
nella cronaca nera".
"Lo scopo di tutto questo, come
abbiamo già denunciato in passato, era non solo
raccogliere consenso elettorale o far passare
provvedimenti di cosiddetta 'tolleranza zero', ma anche
distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica da reati
e incapacità gestionale dei governanti ovvero da
informazioni scomode per il governo in carica", conclude
il presidente dell'Osservatorio |