E’ notte,
il Ministro della Giustizia annunzia il raggiungimento
dell’accordo con gli avvocati, ma il presidente dell’OUA
lo smentisce seccamente
“Oggi
ricomincia un cammino comune per il bene della Giustizia
in Italia che porterà grandi risultati ai cittadini nel
segno della efficienza della Giustizia civile”.
Solenni le
parole del Ministro della Giustizia Alfano al
termine di una riunione terminata a notte fonda con i
rappresentanti del Consiglio Nazionale Forense e con i
Presidenti degli Ordini degli Avvocati di Roma, Milano,
Triveneto e Palermo (gli unici che hanno accettato
l’invito), per cercare di trovare un’intesa su alcune
spinose questioni che da mesi pendono come una spada di
Damocle sull’amministrazione della Giustizia civile,
prima fra tutte, l’obbligatorietà della
mediaconciliazione.
Solo che a
tarda notte, si sa, la lucidità fa brutti scherzi.
E si ha la
sensazione che il Guardasigilli, nel pronunciare il
solenne proclamo di cui sopra, fosse più nel regno di
Morfeo che a Palazzo Piacentini.
Un
accordo, effettivamente, è stato raggiunto: quello di
prevedere l’assistenza obbligatoria degli avvocati nei
procedimenti di mediazione civile e di introdurre dei
limiti per valore alla conciliazione obbligatoria o, in
alternativa, la fissazione di tariffe graduate.
Esulta, il
Presidente del Consiglio Nazionale Forense Guido Alpa:
“Esprimiamo apprezzamento per la iniziativa del
ministro di riaprire il confronto con l’avvocatura,
riprendendo un dialogo interrotto” – “è un primo
importantissimo risultato che risponde alla
insopprimibile esigenza di garantire al cittadino il
diritto di difesa qualificata anche nelle procedure di
mediazione, esigenza da sempre perorata dall’avvocatura
nel rispetto del ruolo che la Costituzione le riconosce”.
Tradimento. E’ questo invece il termine che usa il
Presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura
Italiana Maurizio De Tilla [nella foto]:
si è “tradito il voto del Congresso Nazionale Forense
di Genova che prevede perentoriamente l’eliminazione
dell’obbligatorietà della mediaconciliazione,
l’introduzione della necessità dell’assistenza
dell’avvocato in tutte le controversie (non solo in
quelle di alto valore), l’assenza totale di ricaduta
della procedura di mediazione sul successivo giudizio da
incardinare davanti al giudice. Ma è stata tradita,
anche, la volontà espressa dall’avvocatura (Oua,
associazioni forensi, 150 ordini professionali) nelle
due manifestazioni pubbliche di Roma e nelle astensioni
dalle udienze”.
«Tradita
– sottolinea ancora il Presidente Oua – l’ordinanza
del Tar del Lazio che ha rimesso alla Corte
Costituzionale non solo l’obbligatorietà della
mediaconciliazione ma anche la esigenza di trasparenza,
qualità e indipendenza delle Camere di conciliazione e
dei soggetti mediatori. Tradita, infine, la volontà
espressa da tutti di escludere il business e le
speculazioni e gli arricchimenti ingiustificati a
discapito dei diritti dei cittadini».
Durissima, infine, la reazione del Segretario generale
dell’Associazione Nazionale Forense Ester Perifano,
che parla “di un maldestro tentativo pre-elettorale
di un Ministro della Giustizia palesemente in
difficoltà, visto che le sue scelte, che gli avvocati
stanno combattendo, sono palesemente contro i diritti
dei cittadini”.
“Invitiamo
il Ministro a misurarsi nelle nostre assemblee
– continua il Segretario dell’A.N.F. – dove gli
avvocati potranno spiegargli perché la conciliazione
obbligatoria danneggia il cittadino, introducendo,
inoltre, un principio odioso, quale è quello del censo.
Infatti, solo chi avrà la possibilità di pagare le
costosissime conciliazioni, potrà poi rivolgersi a un
giudice per la giusta tutela dei propri diritti, e tutto
ciò non è accettabile”.
Notte
fonda, dunque.
Speriamo
che ci pensi la Corte Costituzionale a fare un po’ di
luce.
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