Indubbiamente Letizia Moratti ha fatto
perdere alla città molti mesi che peseranno
sull’esito di expo. Il tema del contendere è
stato il nodo delle aree su cui si svolgerà
l’evento. Questo è il primo Expò nella storia
che è destinato a svolgersi su aree
originariamente di proprietà privata e non
pubblica, da qui il problema di acquistarle
quanto piuttosto di altre soluzioni.
Il consiglio regionale, sicuramente le
opposizioni ma anche il presidente Formigoni
hanno sempre sostenuto la soluzione più chiara:
l’acquisto. Il sindaco ha sostenuto altre
soluzioni molto meno trasparenti: il comodato
d’uso o le varianti urbanistiche. Ora la scelta
sembra finalmente fatta: l’acquisizione delle
aree di Expo da parte di una società “pubblica”
Newco. Il valore delle aree verrà determinato,
a norma di legge, garantendo l’interesse
pubblico, da un osservatorio del mercato
imparziale. È stato riconosciuto che l’acquisto
al prezzo determinato da un ente terzo è l’unica
strada perseguibile, politicamente e legalmente.
Se verrà confermata questa scelta si tratta
evidentemente di una sconfitta e di una
sconfessione di una strategia sbagliata che
Letizia Moratti ha perseguito facendo perdere
alla città tempo e denaro e all’expo
credibilità.
Anche la scelta di una società interamente
formata da soggetti pubblici per l’acquisto
delle aree che sembra profilarsi, va nella
giusta direzione e consente ora di aprire una
discussione dai contorni ben definiti sull’Expo
ma, soprattutto, sul dopo Expo. Se sarà così,
infatti, saranno le istituzioni pubbliche e
prima di tutto il Comune di Milano, a decidere
in piena autonomia che fare. In presenza di una
proprietà pubblica diventa anche meno probabile
che il dopo Expo venga trasformato in una nuova
enorme occasione per la speculazione e il
consumo di suolo. Infine recentemente è stata
approvata la legge regionale bipartisan contro
la criminalità che mette in campo tutte le
misure possibili per evitare le infiltrazioni
della criminalità organizzata negli appalti.
Ora viene la parte operativa ed è il compito di
tutti dire con grande chiarezza che vogliamo che
l’Expo sia una straordinaria opportunità per
Milano, i comuni dell’area metropolitana e il
Paese, che non va persa e che deve coinvolgere
tutta la città, che dovrà vivere per sei mesi
non solo nel sito espositivo e non solo in
centro ma in tutti i quartieri, valorizzando il
commercio, la cultura, la socialità, la storia
di cui è ricca la nostra città. L’obiettivo è
ricostruire la credibilità dell’Expo presso
l’opinione pubblica dopo che anni di discussioni
incomprensibili su organigrammi, poteri, terreni
e interessi di pochi, l’hanno fatta apparire
distante e lontana dall’interesse di chi vive a
Milano.
Un altro grande tema è il dopo-Expo, al di là di
ciò che resterà in termini di infrastrutture e
servizi, si gioca un pezzo del futuro di Milano,
di come sarà Milano, di quali vocazioni
economiche e attrattive avrà Milano, è stato
così a Genova con le Colombiadi, a Torino con le
Olimpiadi, deve essere così anche a Milano. C’è
una parte che sta già nel progetto dell’expo del
2015, è la parte che riguarda l’alimentazione,
le biodiversità, quella che regalerà un
patrimonio che non andrà disperso: dal parco
delle biodiversità, al museo dell’alimentazione,
al centro di ricerca sull’alimentazione. Tutto
ciò può fare di Milano un punto di riferimento
su questi temi e produrre anche, in rete con le
vicine zone agricole lombarde un volano
economico e occupazionale importante. Ma accanto
e a fianco a ciò occorre pensare ad un'altra
grande funzione pubblica che può essere
realizzata lì e produrre a sua volta scelte
urbanistiche che rendano Milano più vivibile e
meno congestionata. Sono state avanzate proposte
diverse: la cittadella della giustizia, quella
dell’informazione con il trasferimento della
sede Rai. Il dibattito è aperto su queste scelte
e c’è l’occasione di fare ciò che non si è fatto
con il Piano di Governo del Territorio che il
sindaco ha imposto senza consultazione.
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