L’autrice traccia una panoramica
della matrice costituzionale e terminologica
dell’educazione.
L’obiettivo dell’educazione: la
persona
L’obiettivo dell’educazione è la
formazione della persona. Il testo legislativo più
personalistico da cui trarre indicazioni per il percorso
educativo è la Costituzione, testo che l’educatore don
Lorenzo Milani citava spesso ai “suoi” ragazzi. Oltre
agli articoli in cui si parla espressamente di
educazione, gli articoli 27 “rieducazione del
condannato”, 30 “dovere e diritto dei genitori di
educare”, 33 “istituti di educazione” e 38 “educazione
professionale”, è interessante leggere e abbozzare
un’interpretazione sistematica degli articoli in cui si
parla di “persona” e del suo aggettivo “personale”. Il
primo articolo in cui vi è il riferimento alla persona è
l’art. 3 che, nel primo comma, non ammette distinzione
di “condizioni personali”. Le condizioni personali
costituiscono l’identità di ognuno, quell’identità che
etimologicamente ha la stessa origine di identico (da
“idem”). Identità che ha diverse sfaccettature, da
quella individuale a quella collettiva, è oggi una
dimensione ancor più importante a causa della
depersonalizzazione tipica della nostra società.
L’educazione è, pertanto, educazione all’identità e
all’uguaglianza. Nel secondo comma vi è la locuzione
“persona umana” doppiamente qualificante. Parafrasando
l’intero secondo comma, si può asserire che l’educazione
ha il compito di rimuovere gli ostacoli anche di ordine
economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e
l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti all’organizzazione politica,
economica e sociale del Paese. Rimuovere gli ostacoli fa
venire in mente quelle “relazioni d’aiuto” che stanno
proliferando quali orientamento, counseling e reflecting.
Nell’art. 13 si disciplina la
libertà personale. A tale proposito è indispensabile
l’educazione alla libertà da e di e nella libertà,
riconducibile a quella libertà espressamente prevista
nel primo comma dell’art. 33; il motto della pedagogia
dell’austriaco Rudolf Steiner (1861-1925) era “nella
libertà educare alla libertà”. Che l’educazione sia una
liberazione, un’emancipazione è insito nel suo
significato etimologico da cui trae spunto la pedagogia
maieutica dal filosofo greco Socrate al nostro Gandhi
italiano, l’educatore Danilo Dolci.
L’art. 13 è strettamente correlato
all’art. 23 ove si legge l’espressione “prestazione
personale”. Anche se l’educazione, sia come diritto sia
come dovere, è prevista per legge (si veda già l’art. 30
comma 1 Cost.) non può essere intesa come prestazione
personale imposta perché è coessenziale alla natura
umana distinguendo l’uomo dagli altri esseri animali.
Nell’art. 27 si parla di
“responsabilità penale personale”; togliendo l’aggettivo
penale rimane comunque che la responsabilità è
personale. L’educazione è una responsabilità proprio nel
senso etimologico “che deve rispondere, che è garante
per qualche cosa o qualche persona” ed educa alla
responsabilità.
Nell’art. 32, dedicato alla salute,
compare per la seconda e ultima volta la locuzione
“persona umana”. Si deve educare alla salute,
soprattutto a quella mentale perché “non c’è salute
senza salute mentale”, messaggio consegnato alle nazioni
europee dalla Conferenza Ministeriale Europea di
Helsinki del 2005 e che non è altro che la traduzione
dell’auspicio dello scrittore latino Giovenale “mens
sana in corpore sano". I soggetti deputati
all’educazione sanitaria non sono solo le scuole o altri
enti, come previsto legislativamente, ma tutta la
comunità educante a cominciare dai genitori, come
stabilito nell’art. 24 della Convenzione Internazionale
sui Diritti dell’Infanzia del 1989.
L’ultimo articolo in cui si usano
le espressioni persona e personale riferito a libertà è
l’art. 111 sulla giustizia; l’educazione deve, pertanto,
mirare alla giustizia e alla legalità.
Giustizia (in latino “iustitia”) ha
la stessa origine di diritto (in latino “ius”, dal verbo
“iungo”, congiungere), che secondo alcuni è lo stesso
significato etimologico di legge (in latino “lex”, da
legare), tutti significati che convogliano in quello di
pace (dal verbo latino “paciscor”, fissare, accordarsi,
pattuire), che ha la stessa valenza di solidarietà
(dall’aggettivo “solido”, intero). Questo a riprova che
nella Costituzione vi è un’intima coerenza che dà
consistenza e coerenza a qualsiasi cosa in una sorta di
ermeneutica circolare. L’educazione alla pace è stata da
sempre propugnata da Maria Montessori a Gandhi.
Il dodecalogo dell’Educazione
Ecosistema formativo: unitarietà
tra i soggetti educativi finalizzata all’unicità del
soggetto educato.
Elargizione (“donare fuori, donare
largamente”) di umanità (da Giovanni Paolo II), come
antidoto a questa società tecnologica o, peggio,
tecnocratica.
Entusiasmo, “essere ispirato in
Dio”, commozione ed esaltazione dell’animo per cui esso
sente e agisce con intensità e vigore particolari. Si
riferisce perciò all’aspetto spirituale, espressamente
previsto nell’art. 4 comma 2 della Costituzione ove si
legge l’espressione “progresso spirituale” e nell’art. 2
della legge 28 marzo 2003 n. 53, cosiddetta Riforma
Moratti, in cui si parla di “formazione spirituale e
morale”. Solo questo spirito, quest’ispirazione, questa
passione (pathos) educativa consente la vera empatia
tanto inflazionata lessicalmente quanto non provata
realmente.
Epistemologia pedagogica, filosofia
delle scienze pedagogiche è rivolta a innescare processi
di autoconsapevolezza, nella convinzione che il
progresso materiale delle discipline è correlato alla
disponibilità verso la continua plasticità delle
metodologie. Unitarietà delle scienze pedagogiche come
l’unitarietà della persona.
Equilibrio: educare con equilibrio
e all’equilibrio, perché l’uomo è un essere omeostatico.
L’educazione è un equilibrio tra la libertà del singolo
e la disciplina che consente il rapporto con gli altri.
Esempio, “trarre fuori”. Secondo la
pedagogia ignaziana si educa molto con quel che si dice,
ancor di più con quel che si fa, ma molto di più con
quel che si è.
Esercizio (il cui significato
originario è “condurre fuori della rocca”) dell’umanità
(fra i tanti, il filosofo Armando Rigobello).
Estetica - etica. L’educazione
trasmette il bello e il buono.
Eudemonia (eudaimonia), tendenza
innata della persona a perseguire il proprio sviluppo e
così a potenziare il proprio benessere; ricerca del
proprio benessere (felicità) e a quello con gli altri.
Concetti presenti nei Principi fondamentali della nostra
Costituzione nelle locuzioni “svolgimento” (art. 2),
“sviluppo” (art. 3) e “progresso” (art. 4). Secondo il
pedagogista ucraino Anton S. Makarenko (1888-1939) scopo
dell’educazione è raggiungere “la gioia del vivere
insieme”, motto fatto proprio dal padre della
neuropsichiatria infantile in Italia Giovanni Bollea.
Euritmia. È una forma d’arte del
movimento con applicazione nel campo terapeutico, ideata
da Rudolf Steiner e dalla moglie. In realtà tutta
l’educazione è un’arte, come la definiva pure Giovanni
Bollea, la quale caratterizza l’intero movimento della
nostra vita, non a caso si parla sempre più
insistentemente di educazione permanente e ricorrente.
Euristica, “trovare”. Questo
spirito di ricerca deve qualificare il procedimento, il
metodo e l’obiettivo. L’educazione deve cercare l’uomo,
come ai tempi del filosofo greco Diogene, e spingerlo ad
una continua ricerca.
Europeità. È uno dei traguardi
dell’educazione di oggi, in particolare della cosiddetta
educazione alla cittadinanza. Da notare che eudaimonia,
euritmia, euristica, europeità hanno in comune il
prefisso greco eu- che significa bene, buono, perché
l’educazione è “cosa buona” che si prefigge il bene
dell’uomo. |