Che cos’è la felicità? Che cos’è essere felici? Il
termine felice significa: che si sente pienamente
soddisfatto nei proprî desiderî, che ha lo spirito
sereno, non turbato da dolori o preoccupazioni e gode di
questo suo stato[1].
Felice è sinonimo di appagato, contento, lieto[2].
In questi anni si sono pubblicati vari libri[3] e si
sono fatti vari dibattiti e convegni[4] sul tema.
Ma qualcuno sa rispondere su cosa sia la felicità?
La felicità è uno stato d’animo positivo, una emozione,
di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri.
Il termine evoca un involucro capace di contenere ogni
cosa: come un negozio dove si trovano varî articoli.
Tutti ne parlano come se fosse l’Araba Fenice. Ma qual è
il vero significato?
Essere felici vuol dire essere appagati. E si è appagati
solo se si sono soddisfatti tutti i bisogni[5] che un
essere si prefigge.
Dunque si è felici quando un genitore porta il figlio a
scuola, o trova un lavoro, o ancora non resta vittima
della burocrazia. Si è felici dal senso di crescita,
dall’acquisizione di un’abilità, quando si adotta un
bambino, quando si regala qualcosa a qualcuno, ecc.
L’inverso della felicità è l’infelicità cioè lo stato
d’animo di chi non si ritiene soddisfatto di ciò che ha
o è riuscito ad avere.
Riassumendo, quindi, si è o si può essere felici se si
raggiungono degli obiettivi, mentre non lo si è se, i
detti obiettivi, non vengono raggiunti.
Non abbiamo risposto alla domanda che ci siamo posti:
cosa è la felicità?
Forse, da quest’inizio, ci accorgiamo che nessuno
conosce il significato dello stesso termine e nessuno
può dirci o darci, quale oracolo, il suo esatto
contenuto, anzi meglio il contenitore del termine
stesso.
Contenitore che può, a seconda del proprio umore, essere
riempito o svuotato del significato che ciascuno di noi
può conferire ad esso.
E’ quindi un concetto filosofico, allora? Dovremmo
interrogare la filosofica per capire di cosa stiamo
parlando?
I
soggetti che scrivono, sulla felicità, non riescono a
dire o dare che poco: l’esperienza che li ha coinvolti
nella propria ricerca. Qualcosa di loro da versare agli
altri.
Una osservazione nasce spontanea: ma ciò che mi accade,
può essere d’ausilio ad altre persone? E’ come se io
facessi cucire un abito dal mio sarto, con i miei gusti,
per poi farlo indossare ad altri.
Il mio vestito è già sgualcito dalle mie tante storie:
come può essere indossato da altri per poterli riparare?
Allora deduciamo che siamo come le scimmie, capaci solo
di fare le stesse cose per meccanicità, con grande
vittoria di
Darwin[6]!
Non può essere concepibile, a mio avviso questo assunto
perché se siamo partiti dalla capacità di esternare
emozioni, allora dobbiamo essere capaci di poter e dover
risolvere i nostri problemi con la logica razionalità
dell’essere umano. Essere capace di poter stupire,
soffrire, gioire, ecc.
Dunque, a mio avviso, il termine felicità rientra nel
grande contenitore dell’emozione, quale stato mentale e
fisiologico associato a stimoli esterni o interni,
naturali o
apparenti. La
felicità è una emozione; in essa c’è la capacità di
poter relazionare i propri bisogni all’esterno. Nella
grande categoria delle emozioni si insinua, come l’edera
sull’albero, il sentire la felicità quale sentimento
profondo e puro, quale capacità di capire le cose
stesse, che ci circondano e/o spuntano dall’interno del
nostro essere.
Felicità, a mio avviso, non è altro che l’appagamento di
ciò che dal proprio cuore, o ancor di più da tutto
l’essere umano si promana.
Ma se da un verso la felicità è qualcosa che non può
essere facilmente descritto, dall’altro e nei paesi ove
il diritto è un complesso sistema di norme che regolano
la vita dei membri della comunità di riferimento. E come
tale non può che cercare di dare ristoro e felicità
nella sua complessità sistemica.
Si pensi al 4 luglio 1776: alla Dichiarazione di
Indipendenza. Il Congresso degli Stati Uniti d’America,
scrisse:… “Quando nel corso degli umani eventi si rende
necessario ad un popolo sciogliere i vincoli politici
che lo avevano legato ad un altro ed assumere tra le
altre potenze della terra quel posto distinto ed eguale
cui ha diritto per Legge naturale e divina, un giusto
rispetto per le opinioni dell’umanità richiede che esso
renda note le cause che lo costringono a tale
secessione. Noi riteniamo che le seguenti verità siano
di per se stesse evidenti; che tutti gli uomini sono
stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro
Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi
sono la Vita, la Libertà e la ricerca delle Felicità;
che allo scopo di garantire questi diritti, sono creati
fra gli uomini i Governi, i quali derivano i loro giusti
poteri dal consenso dei governati; che ogni qual volta
una qualsiasi forma di Governo, tende a negare tali
fini, è Diritto del popolo modificarlo o distruggerlo, e
creare un nuovo governo, che ponga le sue fondamenta su
tali principi e organizzi i suoi poteri nella forma che
al popolo sembri più probabile possa apportare Sicurezza
e Felicità […][7] Dunque, essere sicuri e felici fu un
principio che portò il popolo Americano a dividersi
dalla amata patria Inglese. Ma la felicità, intesa come
benessere, apparteneva agli stati di polizia. Fu la
rappresentazione evolutiva del tipico stato assoluto e
monarchico, basato sullo ius politiae, rientranti nei
principi del diritto giusnaturalistico, avente quale
fine ultimo la soddisfazione degli interessi dei sudditi
e la promozione del loro benessere. Si affermò tra il
XVII e il XVIII, nell’epoca dell’illuminismo ad opera
dei regni di Federico il Grande di Prussia e di Maria
Teresa d’Austria nell’impero austriaco. Il sistema di
stato di polizia poté raggiungere tale fine a mezzo di
due intenti: la sicurezza e il benessere dei
sudditi.
Dallo stato di polizia,
allo stato Costituzionale. In Italia, come noto, dal
1947 esiste un sistema di democrazia costituzionale, che
si contrappose ad un sistema monarchico-fascista. Dalla
Costituzione i grandi uomini di scienza quali Ambrosini,
Amendola, Calamandrei, Martines, Mortati , Moro, etc.,
hanno insegnato che i valori che essa contiene non può
che arrecare un benessere collettivo e di conseguenza
una felicità per ciascun essere che abita nel suo
territorio. Già gli artt. 2, 3, 9, 13, 32 117, comma
1, per rammentarne solo alcuni sono una cartina di
tornasole. Essi ci fanno comprendere quali contenuti
alti e puri sono racchiusi da oltre 60 anni nella detta
Costituzione. Valori che, ancor oggi, ci fanno
riflettere e interrogare sui suoi contenuti. Contenuti
che non sono scatole cinesi, ma pieni di forza cogente
per ogni essere che vive nel suo territorio. Si conviene
con parte della Dottrina[8] che critica in modo rigoroso
la nota sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni
Unite, n. 26972 dell’11 novembre 2008. Sentenza che nel
cercare di frenare la fantasia dei Giudici, sollecitata
dalle tante arringhe difensive, che in pochi istanti ha
selvaggiamente cancellato la tripartizione dei danni,
elaborata dalla Dottrina e dalla Giurisprudenza in: a)
morale soggettivo; b) biologico e c) esistenziale.
Tripartizione che rientrava nell’alveo dell’art. 2059
C.C., in combinato disposto con l’art. 185 C.P., (danni
non
patrimoniali.)
Ora se da una parte la Suprema Corte ha dato uno stop
alla galoppante fantasia dei Tribunali di frontiera,
dall’altra parte ha dichiarato che se non si è dinanzi a
una previsione legale non si può avere un risarcimento
dei danni. Così si legge nella detta sentenza del 2008,
punto 3.9, secondo capoverso :<< Non vale, per dirli
risarcibili, invocare diritti del tutto immaginari, come
il diritto alla qualità della vita, allo stato di
benessere, alla serenità: in definitiva il diritto ad
essere felici. Al di fuori dei casi determinati dalla
legge ordinaria, solo la lesione di un diritto
inviolabile della persona concretamente individuato è
fonte di responsabilità risarcitoria non
patrimoniale.>>. Quindi in Italia non c’è diritto ad
avere una qualità della vita. Ma, pare che dall’art.
32, comma 1 Costituzione recita: <<La Repubblica tutela
la salute come fondamentale diritto dell’individuo e
interesse della collettività, e garantisce cure gratuite
agli indigenti.>> Chissà cosa potrà significare tale
valore
tutelabile!
“…La supremitas della dignità la innalza a criterio di
bilanciamento di valori, senza che essa stessa sia
suscettibile di riduzioni per effetto di un
bilanciamento. Essa non è effetto di un bilanciamento,
ma è la bilancia
medesima.”[9]
Se pensiamo, all’art. 32 Costituzione, così dinamico
e capace da solo di poter proteggere ogni diritto
rientrante nell’ambito della salute. Ambito che si
incontra e si sposa con l’art. 2 Costituzione che
individua l’inviolabilità della sfera personale e
soggettiva.
Con che criterio un Giudice di frontiera potrà non
accordare un risarcimento dei danni in violazione dei
più elementari diritti riservati all’inviolabilità
dell’uomo[10]? Come dunque, un Giudice di frontiera
che, deve affrontare una arringa difensiva capace di
tale nome, potrà sentenziare in negativo sui diritti
spettanti ad ogni essere umano. Pensiamo all’uccisione
del cagnolino che fa compagnia alla povera persona sola
ed anziana! Non rientra questo nei diritti di cui
all’art. 2 Costituzione? E la signora non sta formandosi
la propria personalità? In che cosa, quindi il Giudice
di frontiera, si discosterà nel dover sentenziare che i
diritti già menzionati, come l’uccisione del cagnolino,
ad esempio, non rientri nell’alveo dei diritti della
personalità e che non possono essere risarciti, senza
l’espressa previsione legislativa? E la Costituzione non
è una disposizione cogente per ogni persona che stanzi
nel territorio della Repubblica?
Ed ancora a mente dell’art. 117, comma 1 Costituzione.
Il diritto al benessere è contemplato nell’art. 3 del
Trattato Unione
Europea[11]
Allora è proprio vero: non c’è felicità nella Repubblica
Italiana che non rientri nella Costituzione? E la
Costituzione altro non è che una serie di alti e nobili
principi che non possono essere rispettati se la legge
ordinaria non li prescriva? Ma la formulazione della
legge ordinaria non viene prevista dagli artt. 70 e
seguenti della Costituzione? E, ancora, i Giudici non
sono soggetti alla legge, come da articolo 101[12], o
alla coscienza sociale che è sempre mutevole?
E se la coscienza sociale prende il sopravvento sulle
leggi, allora dovremmo cercare rifugio in Savigny.
Friedrich Carl Savigny (1779-1861) aveva una identica
concezione dell’origine del diritto, proveniente non già
da patti costituzionali o da voleri legislativi, ma
dallo <<spirito del popolo>> (Volksgeist) espresso nelle
sue istituzioni e manifestazioni culturali e afferrabile
con l’ascolto della storia giuridica affidato ad élites
colte (in particolare accademiche). Come si dirà più
avanti, questi punti di vista promuovono una preferenza
per il diritto tradizionale a danno del diritto
legislativo. Ma non per il diritto popolare (Volksrecht)
vivo negli usi spontanei, bensì per quello di tradizione
colta, giudiziaria o accademica (Professorenrecht). In
Germania si raccoglie così la tradizione dell’usus
modernus che la scuola storica lega al contesto delle
concezioni sociali e politiche dell’Ottocento.[13].
Mi chiedo quindi: Esiste il diritto ad essere felici,
nello Stato della Democrazia Costituzionale
Italiana?
Desidero ringraziare la dottoressa C. Li. (del I anno di
Scuola di Specializzazioni per le Professioni Legali
dell’Università degli Studi di Catania) che con il suo
rigoroso confronto, mi ha stimolato a proseguire la
ricerca estremamente teorica.
[1] ISTITUTO DELLA ENCICLOPEDIA ITALIANA, Il
vocabolario Treccani, Vol. II, Roma II edizione 1997.
[2] ISTITUTO DELLA ENCICLOPEDIA ITALIANA, Il
vocabolario Treccani, Sinonimi e contrari, Roma 2003.
[3] Vedasi, a titolo di mero esempio: Le 7 chiavi della
felicità, Un viaggio verso l'illuminazione e la gioia,
di Deepak Chopra Sperling & Kupfer Editori - Marzo
2011 - Pg. 178; Gioia & Benessere Manuale pratico per
star bene con se stessi Jose Maffina Anima Edizioni -
Febbraio 2011 - Pg. 158; Interroga i tuoi Pensieri e
Cambia il Mondo Niente al di fuori di te potrà mai darti
quello che cerchi - Citazioni di Byron Katie Punto
d'Incontro - Marzo 2011 - Pg. 175; Siamo tutti fatti per
essere felici Le proposte rivoluzionarie del manager
filosofo Christian Boiron Sperling & Kupfer Editori -
Febbraio 2011 - Pg. 224; L'insegnamento di Ramana Verso
la Felicità Naturale A.R. Natarajan Om Edizioni -
Febbraio 2011 - Pg. 107; Il Grande Libro della Serenità
Giulia Fiori Barbera - Gennaio 2011 - Pg. 346
[4]
http://www.pontifex.roma.it/index.php/opinioni/laici/5798-convegni-di-guru-neuroplasticamente-felici-bibbie-rap-per-essere-vicini-ai-giovani-figure-di-santi-ridotte-a-immaginette-da-cruscotto-e-il-bazar-della-spiritualita-in-cui-sguazzano-fedeli-senza-cristo¸
ove Matthieu Ricard è l’uomo più felice del mondo.
Francese, famiglia bene, enfant prodige – «ha lavorato
con due premi Nobel» – a vent’anni si è convertito al
buddismo perché voleva «migliorare come essere umano».
Vive in Tibet, è amico del Dalai Lama, tiene conferenze
a Princeton e Berkeley, il suo ufficio stampa divulga
fotografie che lo ritraggono sorridente e a gambe
incrociate in un morbido prato verde. Grazie a una
ricerca coordinata dal professore Richard J. Davidson,
massimo esperto planetario di neuroplasticità, si è
potuto appurare – attraverso un encefalogramma in grado
di misurare le «emozioni positive» – che Ricard è
«l’uomo con il più alto livello di energia positiva al
mondo». Preceduto da tale fama, il monaco buddista è
intervenuto all’annuale convegno Torino Spiritualità per
spiegare che «la felicità è un’abilità che richiede
sforzo, tempo, disciplina, ma anche sviluppo di qualità
come amore incondizionato e altruismo».
http://www.giuntiscuola.it/content/senigallia-%E2%80%93-convegno-sulleducazione-alla-felicit%C3%A0
: Il 27 e 28 novembre 2010 si svolge a Senigallia il
primo Convegno nazionale sull'Educazione alla Felicità,
veicolo di pace e promozione sociale. Le iscrizioni
entro il 10 novembre. Felici e... insegnanti.
[5] WWW.CONSULTAONLINE.IT : a. ruggeri,
unità-indivisibilità dell’ordinamento, autonomia
regionale, tutela dei diritti fondamentali, i diritti
vantano, infatti, pretese crescenti di appagamento:
ancora prima delle pretese stesse, cresce anzi proprio
il numero dei diritti, allo stesso tempo facendosi via
via più complessa la loro strutturale conformazione; e
ciò, proprio perché aumentano sempre di più i bisogni
elementari dell’uomo, a fronte peraltro di risorse che
si vanno sempre più assottigliando. ed allora è chiaro
che solo dallo sforzo congiunto di tutti gli operatori
presenti sul territorio possono aversi esiti in qualche
modo idonei a venire incontro a tali bisogni
[6] C. Darwin, L' origine dell'uomo e la selezione
sessuale, (A cura di) G. Montalenti, traduzione di
Fiorentini P., Migliucci M., Newton Compton 2007
[7] M. CATALANO, La responsabilità medica, pag. 1785, a
cura di G. FAVA, in La responsabilità civile, Milano
2010.
[8] A. PROCIDA MIRABELLI di LAURO, Il danno non
patrimoniale secondo le Sezioni Unite. Un “de profundis”
per il danno esistenziale, in Danno e responsabilità n.
1/2009. M. PARADISO, Il danno non patrimoniale,, guida
commentata alle decisioni delle S.U. 11 novembre 2008,
nn. 26972/4/4/5, Milano.
[9] G. SILVESTRI, Considerazioni sul valore
costituzionale della dignità della persona, in
Associazione Italiana dei Costituzionalisti, su
http://www.associazionedeicostituzionalisti.it/dottrina/libertadiritti/silvestri.html
[10] L’art. 2 Costituzione dispone: << La Repubblica
riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo,
sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si
svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei
doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e
sociale. >>
[11] http://eur-lex.europa.eu/it/treaties/index.htm,
Articolo 3 (ex articolo 2 del TUE)
1. L'Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi
valori e il benessere dei suoi popoli.
[12]L’art. 101 Costituzione recita: << La giustizia è
amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti
soltanto alla legge.>>
[13] A. M. HESPANHA, Introduzione alla storia del
diritto europeo, pag. 224. Bologna 2003, |