Le migrazioni sono una grande
opportunità di crescita economica. Per regolare i flussi
in modo da produrre il massimo beneficio economico,
tuttavia, bisogna tener conto che esistono due gruppi
diversi di immigrati, ad alto e basso livello di
istruzione. Entrambi importanti, vanno regolati
separatamente. Ai primi dovrebbe essere garantito il
permesso di soggiorno, senza alcun obbligo aggiuntivo.
Mentre per i secondi si dovrebbe avviare un programma di
immigrazione temporanea, sponsorizzato dai datori di
lavoro. Il ruolo delle università.
Nonostante la forte avversione
verso gli “stranieri” di cittadini italiani ed europei,
le migrazioni internazionali sono una grande opportunità
di crescita economica. I migranti sono lavoratori,
spesso con elevato livello di istruzione, spesso con
forti motivazioni e quasi sempre giovani. Si spostano da
paesi a basso livello di sviluppo economico verso paesi
più ricchi e ad alta produttività. Contribuiscono così
alla crescita economica del mondo e aiutano a rallentare
l’invecchiamento dei paesi riceventi. Aumentare la
mobilità internazionale è una via per generare uno
scambio mutualmente benefico tra i migranti e i paesi
riceventi.
Le politiche di immigrazione
dovrebbero pertanto tener conto del fatto che la grande
maggioranza di famiglie e individui emigra per ragioni
di lavoro o di istruzione. In tale ottica le condizioni
di domanda di lavoro nel paese ospitante e le abilità
lavorative degli immigrati dovrebbero essere i pilastri
principali su cui si costruiscono le regole per
ammettere gli immigrati. L’immigrazione può così
costituire uno stimolo alla crescita economica
dell’Europa e dell’Italia e, al tempo stesso, dare una
prospettiva di sviluppo economico ai migranti.
Ci sono alcuni fatti importanti da
considerare per poter regolare i flussi al fine di
produrre il massimo beneficio economico.
FATTI E TENDENZE
Due gruppi di migranti, distinti ed
entrambi importanti, vanno regolati separatamente. Da un
lato, i lavoratori con elevato livello di istruzione
sono quelli con maggiore propensione a migrare. (1) Sono
professionisti, scienziati, tecnici, ingegneri
provenienti sia da paesi in via di sviluppo che da paesi
sviluppati. Questo gruppo di “cervelli” costituisce un
enorme investimento (in capitale umano) una fonte di
innovazione, di conoscenza e di idee. In gran parte
questi cervelli sono attratti da pochi paesi: Usa, Regno
Unito, Canada e Australia. I fattori che maggiormente
attraggono questi immigrati sono gli elevati premi
salariali e l’uso dell’inglese come lingua ufficiale.
(2) Sfortunatamente nessuno dei due fattori è facilmente
influenzabile con politiche migratorie.
Dall’altro lato, due forze
manterranno alta anche la domanda per immigrati con
basso livello di istruzione. L’aumento di reddito medio
e della partecipazione delle donne alla forza lavoro e
l’invecchiamento della popolazione hanno prodotto
infatti un aumento di domanda (e una riduzione di
offerta) per alcuni servizi. Occupazioni quali badanti,
baby-sitter, camerieri, cuochi, addetti a servizi
domestici e alberghieri, di costruzione e simili sono
tipicamente svolte da persone giovani e con bassi
livelli di istruzione, un gruppo in rapido calo tra i
nativi. Al contrario tali servizi sono usufruiti da
persone di età elevata e con reddito medio-alto, un
gruppo in aumento tra i nativi. L’aumento della domanda
e la riduzione dell’offerta per tali occupazioni è stata
soddisfatta in gran parte da immigrati di medio-basso
livello di istruzione in molti paesi ricchi. Molti
immigrati sono disposti a fare questi lavori, che
comunque consentono loro di guadagnare dalle 3 alle 4
volte il salario dei loro paesi di origine. Inoltre,
come conseguenza dell’afflusso di immigrati in questi
lavori per lo più manuali, semplici e di assistenza
familiare, molte donne istruite possono permettersi
accesso al mercato del lavoro. (3) E il numero di lavori
per i nativi non si è ridotto, ma si è spostato verso
occupazioni a più intenso contenuto di abilità cognitive
e comunicative. (4)
QUALCHE IDEA PER LE POLITICHE
Alla luce delle semplici
considerazioni fatte propongo alcune idee, in linea con
l’ipotesi che il potenziale di guadagno economico per i
paesi riceventi e per i migranti siano un buon punto di
partenza per costruire politiche percorribili.
Immigrati con basso livello di
istruzione: vogliono accesso al lavoro e sono molto
richiesti in alcune occupazioni. Non necessariamente
devono avere subito accesso a tutti i benefici dei
generosi paesi europei. Un programma di immigrazione
temporanea (3-4 anni), sponsorizzato dai datori di
lavoro, ma non vincolato a un solo datore di lavoro
garantirebbe l’incontro di domanda e offerta.
L’immigrato potrebbe non avere inizialmente benefici
quali sussidi alla disoccupazione, o pagare contributi
maggiori al sistema sanitario e pensionistico nazionale.
La rinnovabilità del permesso su sponsor del datore di
lavoro, per 2-3 volte successive, e al tempo stesso la
mobilità del lavoratore (tra datori) garantirebbero
interesse da parte degli immigrati a investire
nell’occupazione, ma senza una subordinazione eccessiva
al datore di lavoro.
Immigrati ad alto livello di
istruzione: alla luce del valore economico di questo
gruppo dovrebbe essere garantita residenza, senza alcun
obbligo aggiuntivo, a coloro che hanno un titolo di
master e dottorato, parlano inglese e hanno meno di una
certa età. Vi dovrebbe essere una lista di istituzioni
nazionali e internazionali i cui titoli (master e PhD)
danno accesso a tale residenza garantita.
Migrazione per studio: le
università hanno il compito di selezionare gli studenti
che fanno domanda e sono ammessi dall’estero. Le
istituzioni Italiane che hanno il nome e
l’organizzazione per attrarre studenti internazionali
dovrebbero avere accesso a visti per studio senza limite
e molto semplici da ottenere. Chi si laurea in certe
discipline ad elevata domanda, dovrebbe avere l’opzione
di poter rimanere come residente.
Motivi umanitari: la
maggioranza di immigrati dovrebbe arrivare in Italia
attraverso questi tre canali. Se si presentano esigenze
umanitarie verso alcuni paesi, tali paesi potrebbero
avere una temporanea priorità nell’essere considerati.
In tal caso i flussi per ragioni umanitarie seguirebbero
canali esistenti e semplicemente aumenterebbero il
numero di “ammessi” a favore dei paesi in crisi.
Burocrazia. Sondaggi e aneddoti
rivelano che la lentezza e le difficoltà a ottenere la
residenza per persone all’inizio di una carriera
professionale o di ricerca scoraggiano anche i pochi che
vorrebbero venire in Italia.(5) Consentire agli
immigrati per studio e a quelli con elevata istruzione
di non passare attraverso tale burocrazia, perché il
processo viene drasticamente semplificato, potrebbe
essere un incentivo per alcuni a non abbandonare
l’Italia.
L’idea che siano principi economici
e di mercato del lavoro a determinare le politiche di
migrazione per l’Europa può non essere condivisa.
Ritengo però che con il pragmatismo di tale visione,
molti contrasti, basati su ideologie, si attenuerebbero
soprattutto una volta che i benefici economici comincino
a funzionare.
(1) Docquier. Lowest and Marfouk
(2005) mostrano che, nel mondo, il tasso di emigrazione
di individui con educazione terziaria è 5 volte il tasso
di emigrazione per quelli con educazione primaria. Per
molti paesi non industrializzati la differenza arriva ad
essere di 10-15 volte.Docquier Frederic, Olivier Lohest
and Abdeslam Marfouk, (2005). "Brain
Drain in Developing Regions (1990-2000)," IZA Discussion
Papers1668, Institute for the Study of Labor (IZA).
(2) Grogger e Hanson (2011)
spiegano il 60 per cento della differenza nella
selezione di immigrati con alta istruzione tra paesi
Ocse con questi due fattori: premio salariale ai
laureate e lingua inglese. Grogger,
Jeffrey and Gordon Hanson (2011) "Income Maximization
and the Selection and Sorting of International
Migrants," Journal of Development Economics, vol. 95,
2011.
(3) Come mostra
un recente lavoro di Cortes, Patriciae Tessada,
Jose“Low-Skilled Immigration and the Labor Supply of
Highly Skilled Women” American economic Journal, Applied
Economics” Forthcoming.
(4) Peri e Sparber (2009)
documentano questo effetto per gli Usa e Amuedo-Durantes
C. e S. De la Rica e anche D’Amuri e Peri (2010) per i
paesi europei. Peri, Giovanni and
Chad Sparber (2009) “Task Specialization, Immigration
and Wages” American Economic Journal: Applied Economics,
1:3, July, 2009. Amuedo-Durantes C. e S. De la Rica
(2011) “Complements or Substitutes? Task Specialization
by Gender and Nativity in Spain” Manuscript San Diego
State University, June 2011.D’Amuri Francesco e Giovanni
Peri (2011) “Immigration, Jobs and Labor Market
Institutions: Evidence from Europe” NBER Working Paper,
#17139, 2011.
(5) Per esempio i sondaggi sui PhD
stranieri in Italia, fatta dalla FRDB (2010): Fondazione
Rodolfo De Benedetti (2010) “Survey on Foreign PH.D.’s
in Italy” disponibile su:
http://www.frdb.org/topic/immigration/doc_pk/11035
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