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DUE PERCORSI PER GLI IMMIGRATI di Giovanni Peri  -La voce.info

 

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Le migrazioni sono una grande opportunità di crescita economica. Per regolare i flussi in modo da produrre il massimo beneficio economico, tuttavia, bisogna tener conto che esistono due gruppi diversi di immigrati, ad alto e basso livello di istruzione. Entrambi importanti, vanno regolati separatamente. Ai primi dovrebbe essere garantito il permesso di soggiorno, senza alcun obbligo aggiuntivo. Mentre per i secondi si dovrebbe avviare un programma di immigrazione temporanea, sponsorizzato dai datori di lavoro. Il ruolo delle università.

 

Nonostante la forte avversione verso gli “stranieri” di cittadini italiani ed europei, le migrazioni internazionali sono una grande opportunità di crescita economica. I migranti sono lavoratori, spesso con elevato livello di istruzione, spesso con forti motivazioni e quasi sempre giovani. Si spostano da paesi a basso livello di sviluppo economico verso paesi più ricchi e ad alta produttività. Contribuiscono così alla crescita economica del mondo e aiutano a rallentare l’invecchiamento dei paesi riceventi. Aumentare la mobilità internazionale è una via per generare uno scambio mutualmente benefico tra i migranti e i paesi riceventi.

Le politiche di immigrazione dovrebbero pertanto tener conto del fatto che la grande maggioranza di famiglie e individui emigra per ragioni di lavoro o di istruzione. In tale ottica le condizioni di domanda di lavoro nel paese ospitante e le abilità lavorative degli immigrati dovrebbero essere i pilastri principali su cui si costruiscono le regole per ammettere gli immigrati. L’immigrazione può così costituire uno stimolo alla crescita economica dell’Europa e dell’Italia e, al tempo stesso, dare una prospettiva di sviluppo economico ai migranti.

Ci sono alcuni fatti importanti da considerare per poter regolare i flussi al fine di produrre il massimo beneficio economico.

 

FATTI E TENDENZE

 

Due gruppi di migranti, distinti ed entrambi importanti, vanno regolati separatamente. Da un lato, i lavoratori con elevato livello di istruzione sono quelli con maggiore propensione a migrare. (1) Sono professionisti, scienziati, tecnici, ingegneri provenienti sia da paesi in via di sviluppo che da paesi sviluppati. Questo gruppo di “cervelli” costituisce un enorme investimento (in capitale umano) una fonte di innovazione, di conoscenza e di idee. In gran parte questi cervelli sono attratti da pochi paesi: Usa, Regno Unito, Canada e Australia. I fattori che maggiormente attraggono questi immigrati sono gli elevati premi salariali e l’uso dell’inglese come lingua ufficiale. (2) Sfortunatamente nessuno dei due fattori è facilmente influenzabile con politiche migratorie.

Dall’altro lato, due forze manterranno alta anche la domanda per immigrati con basso livello di istruzione. L’aumento di reddito medio e della partecipazione delle donne alla forza lavoro e l’invecchiamento della popolazione hanno prodotto infatti un aumento di domanda (e una riduzione di offerta) per alcuni servizi. Occupazioni quali badanti, baby-sitter, camerieri, cuochi, addetti a servizi domestici e alberghieri, di costruzione e simili sono tipicamente svolte da persone giovani e con bassi livelli di istruzione, un gruppo in rapido calo tra i nativi. Al contrario tali servizi sono usufruiti da persone di età elevata e con reddito medio-alto, un gruppo in aumento tra i nativi. L’aumento della domanda e la riduzione dell’offerta per tali occupazioni è stata soddisfatta in gran parte da immigrati di medio-basso livello di istruzione in molti paesi ricchi. Molti immigrati sono disposti a fare questi lavori, che comunque consentono loro di guadagnare dalle 3 alle 4 volte il salario dei loro paesi di origine. Inoltre, come conseguenza dell’afflusso di immigrati in questi lavori per lo più manuali, semplici e di assistenza familiare, molte donne istruite possono permettersi accesso al mercato del lavoro. (3) E il numero di lavori per i nativi non si è ridotto, ma si è spostato verso occupazioni a più intenso contenuto di abilità cognitive e comunicative. (4)

 

QUALCHE IDEA PER LE POLITICHE

 

Alla luce delle semplici considerazioni fatte propongo alcune idee, in linea con l’ipotesi che il potenziale di guadagno economico per i paesi riceventi e per i migranti siano un buon punto di partenza per costruire politiche percorribili.

 

    Immigrati con basso livello di istruzione: vogliono accesso al lavoro e sono molto richiesti in alcune occupazioni. Non necessariamente devono avere subito accesso a tutti i benefici dei generosi paesi europei. Un programma di immigrazione temporanea (3-4 anni), sponsorizzato dai datori di lavoro, ma non vincolato a un solo datore di lavoro garantirebbe l’incontro di domanda e offerta. L’immigrato potrebbe non avere inizialmente benefici quali sussidi alla disoccupazione, o pagare contributi maggiori al sistema sanitario e pensionistico nazionale. La rinnovabilità del permesso su sponsor del datore di lavoro, per 2-3 volte successive, e al tempo stesso la mobilità del lavoratore (tra datori) garantirebbero interesse da parte degli immigrati a investire nell’occupazione, ma senza una subordinazione eccessiva al datore di lavoro.

 

    Immigrati ad alto livello di istruzione: alla luce del valore economico di questo gruppo dovrebbe essere garantita residenza, senza alcun obbligo aggiuntivo, a coloro che hanno un titolo di master e dottorato, parlano inglese e hanno meno di una certa età. Vi dovrebbe essere una lista di istituzioni nazionali e internazionali i cui titoli (master e PhD) danno accesso a tale residenza garantita.

 

    Migrazione per studio: le università hanno il compito di selezionare gli studenti che fanno domanda e sono ammessi dall’estero. Le istituzioni Italiane che hanno il nome e l’organizzazione per attrarre studenti internazionali dovrebbero avere accesso a visti per studio senza limite e molto semplici da ottenere. Chi si laurea in certe discipline ad elevata domanda, dovrebbe avere l’opzione di poter rimanere come residente.

 

    Motivi umanitari: la maggioranza di immigrati dovrebbe arrivare in Italia attraverso questi tre canali. Se si presentano esigenze umanitarie verso alcuni paesi, tali paesi potrebbero avere una temporanea priorità nell’essere considerati. In tal caso i flussi per ragioni umanitarie seguirebbero canali esistenti e semplicemente aumenterebbero il numero di “ammessi” a favore dei paesi in crisi.

 

    Burocrazia. Sondaggi e aneddoti rivelano che la lentezza e le difficoltà a ottenere la residenza per persone all’inizio di una carriera professionale o di ricerca scoraggiano anche i pochi che vorrebbero venire in Italia.(5) Consentire agli immigrati per studio e a quelli con elevata istruzione di non passare attraverso tale burocrazia, perché il processo viene drasticamente semplificato, potrebbe essere un incentivo per alcuni a non abbandonare l’Italia.

 

L’idea che siano principi economici e di mercato del lavoro a determinare le politiche di migrazione per l’Europa può non essere condivisa. Ritengo però che con il pragmatismo di tale visione, molti contrasti, basati su ideologie, si attenuerebbero soprattutto una volta che i benefici economici comincino a funzionare.

 

 

 

(1) Docquier. Lowest and Marfouk (2005) mostrano che, nel mondo, il tasso di emigrazione di individui con educazione terziaria è 5 volte il tasso di emigrazione per quelli con educazione primaria. Per molti paesi non industrializzati la differenza arriva ad essere di 10-15 volte.Docquier Frederic, Olivier Lohest and Abdeslam Marfouk, (2005). "Brain Drain in Developing Regions (1990-2000)," IZA Discussion Papers1668, Institute for the Study of Labor (IZA).

(2) Grogger e Hanson (2011) spiegano il 60 per cento della differenza nella selezione di immigrati con alta istruzione tra paesi Ocse con questi due fattori: premio salariale ai laureate e lingua inglese. Grogger, Jeffrey and Gordon Hanson (2011) "Income Maximization and the Selection and Sorting of International Migrants," Journal of Development Economics, vol. 95, 2011.

(3) Come mostra un recente lavoro di Cortes, Patriciae Tessada, Jose“Low-Skilled Immigration and the Labor Supply of Highly Skilled Women” American economic Journal, Applied Economics” Forthcoming.

(4) Peri e Sparber (2009) documentano questo effetto per gli Usa e Amuedo-Durantes C. e S. De la Rica e anche D’Amuri e Peri (2010) per i paesi europei. Peri, Giovanni and Chad Sparber (2009) “Task Specialization, Immigration and Wages” American Economic Journal: Applied Economics, 1:3, July, 2009. Amuedo-Durantes C. e S. De la Rica (2011) “Complements or Substitutes? Task Specialization by Gender and Nativity in Spain” Manuscript San Diego State University, June 2011.D’Amuri Francesco e Giovanni Peri (2011) “Immigration, Jobs and Labor Market Institutions: Evidence from Europe” NBER Working Paper, #17139, 2011.

(5) Per esempio i sondaggi sui PhD stranieri in Italia, fatta dalla FRDB (2010): Fondazione Rodolfo De Benedetti (2010) “Survey on Foreign PH.D.’s in Italy” disponibile su: http://www.frdb.org/topic/immigration/doc_pk/11035

 

 

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