Avv. Paolo Nesta


Palazzo Giustizia  Roma


Palazzo Giustizia Milano

Sede di Roma: C.so Vittorio Emanuele II,  252   00186 – Roma
Tel. (+39) 06.6864694 – 06.6833101 Fax (+39) 06.6838993
Sede di Milano:  Via Pattari,  6   20122 - Milano 
Tel. (+39) 02.36556452 – 02.36556453  Fax (+ 39) 02.36556454 

 

NON TUTTI I DEFAULT SONO UGUALI di Nicola Persico –La Voce.info

 

Home page

Note legali e privacy

Dove siamo

Profilo e attività

Avvocati dello Studio

Contatti

Cassa di Previdenza e deontologia forense

Notizie di cultura e di utilità varie

 

 

È sbagliato mettere sullo stesso piano i rischi di una crisi del debito per l'Italia e il probabile sforamento del tetto del debito pubblico negli Stati Uniti. La nostra è una crisi reale, quello americano è un problema legal-contabile, risolvibile con escamotage temporanei. E infatti il tasso d'interesse a cui una banca americana può chiedere soldi in prestito non è aumentato negli ultimi giorni. Se ne parla tanto perché la spesa pubblica sarà un tema cruciale delle prossime elezioni presidenziali Usa.

È stagione di crisi del debito pubblico. L’Italia è stata oggetto, e rimane a rischio, di attacchi speculativi. Negli Stati Uniti, è sempre più prossima la possibilità di uno sforamento del tetto del debito pubblico.

CRISI REALI E CRESI LEGALI

Assieme alla preoccupazione (giustificata) per la situazione italiana, è forse naturale provare una (magari ingiustificata) consolazione nel vedere che il colosso americano è nella stessa barca. In realtà, le due crisi sono molto differenti. La speculazione sui titoli del debito pubblico italiano è una cosa molto seria, che potrebbe portare perfino alla impossibilità per lo Stato di ottenere soldi in prestito e quindi al default, cioè all’incapacità di ripagare delle obbligazioni. Nel caso degli Stati Uniti invece questo timore non esiste. Lo Stato Usa non ha difficoltà a farsi prestare denaro (emettendo titoli). La difficoltà è meramente contabile: al tesoro Usa non è legalmente consentito emettere obbligazioni sopra un tetto massimo. È questo limite che si è prossimi a sforare. Ma se il Tesoro Usa decidesse di superare il tetto ed emettere obbligazioni, i mercati non avrebbero problemi a comprare le obbligazioni a un prezzo ragionevole. Dunque, la “crisi” Usa è un fenomeno puramente legal-contabile.
La crisi del debito pubblico italiano invece è una crisi reale. Ogni mese l’Italia deve trovare un sacco di soldi per ripagare i tanti titoli che vanno in scadenza, per estinguere i debiti contratti dallo Stato dieci, venti o trenta anni fa. Di fatto, lo si fa aprendo nuovi debiti, in una spirale che peggiora sempre più lo stato della finanza pubblica. Il timore dei mercati, cioè di chi i soldi li dovrebbe prestare adesso, è che arrivi un momento in cui lo Stato decida, sotto la mole di un debito sempre più grande, di non ripagare le obbligazioni. La tentazione per lo Stato di dichiarare fallimento (sotto pressioni politiche, si capisce) sarà tanto più grande quanto più è difficile rifinanziare il debito. Di converso, rifinanziare il debito è tanto più difficile quanto più grande è la probabilità che lo Stato andrà in fallimento: nessuno vuole prestare soldi a una entità che non li ripagherà. È per questa circolarità che la fiducia è così importante nel mercato del debito (sia sovrano, cioè degli stati, che anche debito privato). Siccome il debito pubblico italiano è troppo alto (120 per cento del Pil), è chiaro che per l’Italia il timore di un fallimento sia alto, e che quindi il mercato dei titoli di stato sia molto soggetto a crisi di fiducia.

NON C’È PREMIO PER IL PRESTITO

Si dirà: l’Italia va male, ma anche gli Usa rischiano se il tetto del debito non viene alzato. In realtà, non è vero. A un problema legal-contabile si trovano soluzioni legal-contabili. In passato si sono trovati escamotage per ovviare a problemi di sforamento del tetto del debito. Ecco come. Siccome il tetto legale del debito Usa è calcolato sulla somma delle obbligazioni verso il settore privato (buoni del Tesoro) e obbligazioni verso i dipendenti pubblici (in particolare le loro casse pensionistiche), è possibile rispettare il tetto e, allo stesso tempo, emettere più buoni del Tesoro, semplicemente riducendo, magari temporaneamente, le obbligazioni verso le casse pensionistiche pubbliche.
A riprova del fatto che la crisi debito pubblico Usa non è una vera crisi, il seguente grafico riporta il tasso d’interesse a cui una banca americana può chiedere soldi a prestito. Il tasso d’interesse non è aumentato negli ultimi giorni, nonostante l’approssimarsi dello sforamento del tetto. E dunque, i mercati sono disposti a prestare soldi alle banche senza richiedere un “premio”, un “di più” che compensi del rischio di prestare soldi in prossimità di uno sforamento del debito. Ciò suggerisce che i mercati non percepiscono un rischio di grandi stravolgimenti economici qualora il tetto venisse superato.

 

http://www.lavoce.info/binary/la_voce/articoli/persico_foto.1311067278.jpg

Se dunque il superamento del tetto del debito è una “finta crisi”, perché i giornali ne parlano tanto? La ragione è di posizionamento politico. I repubblicani vogliono accreditarsi come il partito della probità fiscale e usano il loro potere di bloccare l’innalzamento del tetto per mettere in imbarazzo l’amministrazione. Una amministrazione democratica, e perciò con una base più favorevole all’aumento della spesa pubblica.

 

 

 

Legislazione e normativa nazionale

Dottrina e sentenze

Consiglio Ordine Roma: informazioni

Rassegna stampa del giorno

Articoli, comunicati e notizie

Interventi, pareri e commenti degli Avvocati

Formulario di atti e modulistica

Informazioni di contenuto legale

Utilità per attività legale

Links a siti avvocatura e siti giuridici