C’è un nuovo termine che si sta
diffondendo in modo virale tra le pubbliche
amministrazioni di tutto il mondo: contest. Wikipedia
così descrive il termine: un evento in cui due o più
individui o team partecipano in competizione l’uno con
l’altro, spesso per un premio o per un incentivo. Una
semplice gara? Sì ma, per modalità di partecipazione e
obiettivi, anche qualcosa di più. Tramite i contest le
amministrazioni si rivolgono all’"intelligenza
collettiva”, come direbbe Lévy, per coinvolgere il
pubblico nella definizione di idee, di soluzioni e di
proposte per meglio governare la cosa pubblica. Vediamo
insieme alcune iniziative.
Le prime organizzazioni a ricorrere
al meccanismo del contest sono state, come a volte
accade, le aziende private. E cosi Salesforce, azienda
che offre servizi di cloud computing, ha lanciato il
portale IdeaExchange, una piattaforma tramite la quale i
consumatori possono suggerire nuovi prodotti o
miglioramenti dei servizi esistenti e interagire con
l’azienda e con gli altri clienti. Un’esperienza simile
l’ha lanciata Dell Computers con il suo Ideastorm,
attraverso cui gli utenti possono partecipare allo
sviluppo di nuovi modelli pubblicando idee e
suggerimenti.
Ma, come dicevamo, anche la
Pubblica Amministrazione ha ben presto fatto proprio il
metodo, dando vita ad un ricco patrimonio di iniziative.
Tra i primi, il governo del Stati Uniti. Nel 2009,
all’indomani della nota iniziativa del presidente Obama
"Memorandum on Transparency and Open Government" per un
governo più trasparente, partecipativo e collaborativo,
il contest fu l’occasione per raccogliere idee e
suggerimenti da parte dei cittadini tutti. Proprio
grazie al successo dell’iniziativa, al primo contest ne
sono seguiti degli altri. E così con Openostop il
Governo ha raccolto idee per realizzare l’Open
Government Plan. Con l’iniziativa SAVE (Securing
Americans’ Value and Efficiency) il Governo si è invece
rivolto ai dipendenti pubblici per raccogliere idee per
favorire il risparmio nella spesa pubblica e migliorare
l’efficienza. Il ricorso alla raccolta di idee viene
utilizzato anche per arricchire il dibattito su temi ed
iniziative specifiche. E’ il caso di Broadband.gov,
usato dal Governo degli Stati Uniti per sostenere un
approccio partecipato alla realizzazione del piano di
sviluppo della banda larga del Paese, così come di
GrassRoots, lanciato con l’obiettivo di raccogliere
suggerimenti per la realizzazione della Green Agenda.
Lo strumento dei contest trova
applicazione, anzi forse è la dimensione più propria,
anche a livello urbano. La città di New York, non a caso
da quando Goldsmith ne è diventato il vicesindaco, ha
lanciato diversi contest pubblici. Ce ne siamo più volte
occupati sul nostro portale. Cito, tra le diverse
iniziative, Change By Us e Simplicity Idea Market,
particolarmente interessanti per i metodi adottati e per
gli obiettivi prefissati. Degna di nota anche
l’iniziativa della più piccola città di Austin che con
Open Austin si rivolge ai cittadini per raccogliere idee
per migliorare il proprio sito internet risparmiando
anche sui costi.
Ma non solo gli Stati Uniti si
stanno muovendo in questo campo. Il governo della
Repubblica Ceca ha addirittura redatto un manuale (in
inglese) dal titolo “How to organize a best public
partecipation project contest for public”.
E in Italia? Non ci crederete, ma
sono diverse le iniziative in corso.
Tra i soggetti pubblici il
consiglio regionale del Veneto ha fatto da apripista con
un’iniziativa finalizzata a realizzare una campagna di
comunicazione per il progetto di E-democracy. Il Comune
di Torino con il suo Open Data Contest si è rivolto alla
comunità degli sviluppatori per individuare le migliori
applicazioni che usassero i dati messi a disposizione e
resi pubblici dall’amministrazione comunale. La Regione
Emilia Romagna con Ideamocracy ha raccolto in poco più
di un mese 65 idee per lo sviluppo di applicazioni web o
mobile finalizzate a migliorare la partecipazione dei
cittadini alle politiche pubbliche.
Dal livello locale a quello
nazionale: con 1252 proposte si è appena concluso il
contest del Ministero per la pubblica amministrazione e
l’innovazione per raccogliere le migliori idee per la
campagna di comunicazione sulle iniziative di riforma
della PA avviate in questi tre anni di mandato, mentre è
ancora in corso quello lanciato da Italia Lavoro e dal
Ministero del lavoro e delle politiche sociali per la
creazione di una campagna di comunicazione sui Buoni
Lavoro. Innovativo per il nostro Paese è invece
Apps4Italy lanciato grazie alla collaborazione di una
serie di soggetti pubblici, privati e del non profit per
promuovere applicazioni che utilizzino dati pubblici.
Dal punto di vista operativo, le
diverse iniziative citate usano internet quale ambiente
esclusivo di raccolta e gestione delle proposte tramite
specifiche piattaforme commerciali o soluzioni ad hoc
realizzate per l’occasione. Tra le piattaforme
commerciali la più diffusa è sicuramente Ideascale, che
ha una specifica politica di prezzi ed offerte per la
pubblica amministrazione. Altre piattaforme generaliste
interessanti sono BubbleIdeas (più orientata alle
aziende) e UserVoice, anch’essa invece con specifiche
offerte per la PA (e infatti utilizzata dalla città di
Vancouver per una sua iniziativa). Accanto alle
piattaforme generiche, soprattutto utilizzate per
raccogliere idee e suggerimenti, esistono poi
piattaforme specializzate per contest specialistici. E’
il caso dell’Italiana Zooppa utilizzata per le campagne
di comunicazione.
Ma aldilà delle diverse soluzioni
tecniche alcuni principi sono comuni a tutte le
soluzioni:
Il coinvolgimento estensivo del
pubblico di riferimento. I diversi contest prevedono non
solo la raccolta di contributi ma anche di valutazioni e
rating dei contributi stessi da parte dei partecipanti.
Il pubblico a cui è rivolto il contest ha la possibilità
di votare le idee o i contribut,i partecipando quindi
alla selezione stessa delle idee migliori.
La dimensione non solo
funzionale (raccolta di contributi) ma anche strumentale
dei contest. Il contest diventa un formidabile strumento
di comunicazione per l’ente che lo utilizza grazie alle
capacità virali di internet. Ciascun contributo
presentato in un contest può essere reindirizzato sui
diversi social media (facebbok e twitter per primi)
generando attenzione sul tema trattato. Nel valutare un
contest, quindi, il primo riferimento è alla quantità e
alla qualità dei contributi raccolti ma anche alla
comunicazione che è stato in grado di generare.
I contest devono comunque
prevedere un meccanismo premiale che può essere in
denaro, in prodotti (spesso offerti da sponsor), in
incarichi professionali.
Per concludere due riflessioni di
natura più politica.
Dal punto di vista politico non ci
sono dubbi che i contest possono essere iniziative in
grado di supportare la partecipazione civica nella
creazione di valore pubblico. I contest rivolti ai
dipendenti pubblici possono rafforzare il senso di
identità e aiutare i governanti ad individuare
cortocircuiti o raccogliere idee di coloro che sono
impegnati quotidianamente a far funzionare
un’organizzazione. I contest rivolti al pubblico in
generale, nello stesso modo, possono aiutare a creare un
rapporto di maggiore fiducia con i cittadini così come
promuovere un approccio bottom up nella definizione di
priorità e delle relative politiche pubbliche. I
contest, infine, per prodotti e soluzioni hanno la
capacità di far emergere soluzioni particolarmente
creative a fronte, spesso, anche di un risparmio da
parte dell’ente pubblico che dovrebbe al suo interno
attivare procedure molto più dispendiose per raggiungere
almeno gli stessi risultati.
I rischi, come in tutte le
innovazioni, ci sono. In termini partecipativi il
rischio è di creare una scorciatoia, tramite le nuove
tecnologie, nel rapporto cittadino-ente che esclude
tutti coloro, e non sono pochi, che non hanno accesso
per diversi motivi agli strumenti telematici. In termini
economici il rischio, soprattutto per i contest per
prodotti e soluzioni, è che, piuttosto che essere
un’occasione per l’emersione di nuove professionalità ed
idee, i contest vadano a sostenere quella cultura
dell’amatore fatta di buoni propositi ma anche di
improvvisazione a discapito proprio delle
professionalità consolidate o emergenti.
Come per tutte le tecnologie
emergenti si tratta di gestirne i rischi per sfruttarne
al massimo le potenzialità. |