"Noi magistrati, se non si pongono
rimedi a questa situazione nelle carceri di oggi,
dobbiamo iniziare a pensare anche a forme istituzionali
di obiezione di coscienza". E ancora: "Senza interventi
da parte della politica, alla coscienza del giudice
penale non resta che una sola strada: quella di
astenersi dal mandare in carcere le persone". Parole
importanti, soprattutto se a pronunciarle è un
magistrato. Parole coraggiose, che danno la misura del
degrado presente oggi nelle carceri italiane. Parole
pronunciate oggi da Piergiorgio Morosini, Gip del
tribunale di Palermo e segretario nazionale di
Magistratura Democratica, che marcano un'emergenza. Il
contesto è stato quello della conferenza stampa per la
presentazione dell'appello redatto da Magistratura
Democratica e dalle associasioni Antigone e Ristretti
Orizzonti, sull'illegalità presente nelle patrie galere
e indirizzato a tutti i parlamentari.
La questione di fondo. Il giudice Piergiorgio Morosini
solleva dunque una questione delicatissima, perché ormai
criminale è divenuta la detenzione equiparabile, di
fatto, alla commissione di un reato. Infatti, chiudere
in una cella di 10 metri quadrati sei o otto persone e
lasciarle in quelle quattro mura per 22 ore al giorno,
integra il reato di maltrattamenti. Non curare una
persona detenuta malata e lasciarla morire in cella,
integra il reato di omicidio colposo. Abbandonare una
persona detenuta alla propria disperazione, perché non
riesce a sopravvivere in quella cella sovraffollata e
lasciare che si impicchi, integra il reato di
istigazione al suicidio. A questo siamo arrivati grazie
all'indifferenza della politica di Governo. Altro che
Piano Carceri. Altro che stato d'emergenza. Con
l'indifferenza politica si è prodotta solo una
carcerazione che appare come criminale.
Non si può far finta di niente. Morosini ha ragione nel
parlare della necessità di un'obiezione di coscienza da
parte dei Giudici nell'emettere oggi un provvedimento
restrittivo, perché eseguito in un carcere disumano e
degradante. Ha ragione perché se non ci fosse
quell'obiezione di coscienza il Giudice oggi
concorrerebbe nei reati che si consumano nelle carceri a
causa della loro illegalità. Il Giudice oggi genera
legittimamente un provvedimento cautelare ineccepibile o
una sentenza di condanna con la consapevolezza che però
quel provvedimento verrà eseguito in modo illegittimo.
In modo contrario alla legge. Una illegittimità che
integra dei reati e che può anche uccidere. Il che non è
poco. Parole importanti quelle dette oggi da Piergiorgio
Morosini. Infatti la Giustizia, il lavoro dei
magistrati, non è fatto a compartimenti stagni. Tutto si
tiene e tutto si deve armonizzare. Indagini e custodia
cautelare. Processo e pena. L'indifferenza, il far finta
di non sapere come verrà eseguito un legittimo
provvedimento giurisdizionale, non può appartenere a chi
lavora nei Palazzi di Giustizia e per la Giustizia.
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