Un bruttissimo precedente giuridico
che potrebbe segnare, in negativo, una svolta nelle
centinaia di vicende di sottrazione internazionale che
hanno colpito genitori italiani (non solo padri, ma
anche madri), rei di aver contratto matrimonio con un
partner straniero.
Con un completo capovolgimento
delle sentenze italiane, la Corte europea dei diritti
dell'uomo di Strasburgo ha affermato che i giudici
italiani non avrebbero rispettato il diritto alla
protezione della famiglia e della vita privata di una
cittadina della Lettonia, madre di un bambino di 9 anni,
nato in Italia, che la donna ha portato con sè a Riga,
dopo la separazione dal marito italiano, e per il quale
i giudici del nostro Paese avevano imposto alla madre di
riportarlo in Italia.
Strasburgo ha ritenuto che i
tribunali italiani che si sono occupati del caso non
hanno fornito sufficienti giustificazioni sulla
decisione e che non hanno tenuto sufficientemente conto
dei rischi per la salute del bambino. Inoltre, la Corte
europea ha fatto rilevare una circostanza tutta da
provare, e cioè che il padre non avrebbe mai cercato di
vedere il figlio per un lungo periodo, non tenendo in
conto dell'ostruzionismo messo in atto da chi aveva
portato con sè il bambino, nonchè delle logiche
difficoltà - sopratutto economiche - che rendono
impossibile esercitare la genitorialità in terra
straniera.
Il ricorso è stato presentato a
Strasburgo dalla madre, che ora vive a Riga con il
figlio di 9 anni. Il bambino è nato in Italia dove i
genitori si sono separati un anno dopo la sua nascita.
La storia è sempre la stessa. Nel
2004 il tribunale dei minori di Roma affida in via
esclusiva il bambino alla madre, mettendo così
quest'ultima in condizione di esercitare un controllo
della vita del figlio pressocchè assoluto, e non tenendo
in buon conto i casi di sottrazione internazionale che
in quell'anno ammontavano già a circa 200. Nel 2006 la
madre decide arbitrariamente di trasferirsi in Lettonia,
e il padre ricorre immediatamente per
A quel punto, il padre si è rivolto
al tribunale dei minori per avere la custodia del
figlio. Tra il 2007 e il 2008 lo Stato italiano ha
chiesto ripetutamente a quello lettone di far tornare il
bambino con il padre, ma i tribunali di quel Paese si
sono opposti, violando i trattati internazionali, e la
donna, di fronte alla decisione dei giudici italiani, ha
scelto la strada del ricorso a Strasburgo pur di non
ottemperare. I giudici europei, sorprendentemente, hanno
condannato l'Italia ad un risarcimento nei confronti
della madre e del piccolo di 15 mila euro.
E' una decisione assurda. Da oggi
le maglie della tutela minorile contro le sottrazioni si
allargano con preoccupazione. |