A fronte di alcune sentenze, non possiamo non chiederci
in quale Repubblica viviamo. Se un avvocato, per avere
pochi spiccioli, dopo un ricorso per Cassazione, deve
convenire in giudizio, innanzi al Consiglio di Stato, il
Ministero della Giustizia per ottenere l’ottemperanza al
giudicato. Nel 2007, la Corte di Cassazione, con la
sentenza_22808_2007, nell’ambito di un processo per
equa riparazione relativo all’irragionevole durata di un
processo, condannava il Ministero della Giustizia al
pagamento dell’equo indennizzo per l’irragionevole
durata del processo, nonché al pagamento delle spese in
favore dell’avvocato difensore dichiaratosi antistatario.
Postilla. Il processo riguardava la domanda di condanna
del Ministero dell’Interno al trattamento economico
spettante alla ricorrente per essere stata riconosciuta
invalida. Il giudizio era iniziato dinanzi al giudice
del lavoro di Nola con ricorso depositato il 13 luglio
2000 e il giudice aveva fissato la prima udienza per il
1 luglio 2003, poi lo stesso giudice aveva rinviato
l’udienza al 20 aprile 2004 e non su richiesta della
ricorrente. Quanto avrà da fare un giudice in una città
di 33.000 abitanti ? Tornando al caso. La Cassazione
aveva liquidato in favore del legale, in quanto al
giudizio di merito, euro 822,00 e quanto al giudizio di
legittimità euro 670,00 oltre le spese generali e
accessori di legge. Ricordiamo che ciò avveniva nel
2007. A distanza di tre anni, il Ministero della
Giustizia non aveva liquidato tali spese. Dopo aver
notificato atto di diffida e messa in mora senza che il
Ministero della Giustizia provvedesse corrispondere le
somme determinate dalla Cassazione, l’avvocato ha
promosso ricorso al Consiglio di Stato per ottenere
l’ottemperanza del giudicato. Ovvio. Con la Sentenza n.
3335, il Consiglio ha accolto il ricorso, ordinando
all’Amministrazione intimata di dare puntuale esecuzione
al giudicato, con il pagamento delle somme dovute entro
un termine certo e altresì procedere alla nomina di un
commissario ad acta , in caso di ulteriore
inottemperanza. Siamo nell’ambito del “normale” ? A chi
legge la risposta.
Anna Teresa Paciotti
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