Esistono intere biblioteche di
libri sull’adolescenza; e quasi tutti trattano
l’argomento come se questa fase evolutiva fosse
caratterizzata da una profonda crisi che potrebbe
stravolgere il carattere del giovane. Ci sono molti
pericoli nell’adolescenza, ma non è vero che essa può
modificare ex novo il carattere: essa mette il fanciullo
che cresce di fronte a nuove dinamiche, situazioni,
sfide e a nuove prove. Egli sente che si sta avvicinando
un momento cruciale della vita e possono rivelarsi, nel
suo stile di vita, errori che fino ad allora erano
passati inosservati: erano già presenti e un occhio
esperto avrebbe potuto vederli da sempre. Ora, però,
aumentano di importanza e non possono essere ignorati.
Per quasi tutti i fanciulli,
l’adolescenza significa soprattutto una cosa: dimostrare
che non si è più “piccoli”. L’adolescenza, comunque, è
un periodo difficile da definire. Assume significati
differenti a seconda dei fanciulli – acne e disperato
tentativo di acquisire una coscienza di sé da una parte,
o droga, violenza e sesso dall’altra.
In termini di tempo è quel periodo
tra l’infanzia e l’età adulta, ma quando terminiamo di
essere fanciulli e diventiamo adulti? E’ difficile
definirlo esattamente, ma grosso modo l’adolescenza
copre quel periodo di tempo, quei sei frenetici anni,
tra i tredici e i diciannove. Esiste una adolescenza
biologica, ovvero quel periodo in cui emergono le
caratteristiche sessuali secondarie. Nelle ragazze
questa fase coincide con il menarca (11 – 12 anni).
Nei ragazzi il cambiamento della
voce e la crescita della barba si collocano intorno ai
14 anni. Come la prima infanzia, l’adolescenza è un
periodo di rapide trasformazioni biologiche, combinate a
nuove richieste e aspettative ambientali. Per quei
fanciulli che già presentano disturbi del comportamento,
le nuove richieste dell’adolescenza possono aggravare le
tensioni in cui si dibattono, esacerbando le difficoltà.
Anche altri, che da bambini avevano raggiunto un
adattamento fragile e precario, possono essere
sopraffatti dai grossi cambiamenti che sopravvengono con
l’adolescenza e sviluppare allora turbe del
comportamento. Ma ci sono anche quelli che hanno avuto
un’infanzia relativamente “sana” e hanno maturato un
saldo senso di autostima e di fiducia in se stessi: per
questi fanciulli l’adolescenza può essere veramente un
periodo stimolante, di arricchimento e di crescita
psicologica.
Tradizionalmente, nella letteratura
scientifica e non, questa fase evolutiva è vista come un
periodo di grande agitazione e tumulto emotivo,
suscitati dai rapidi cambiamenti fisici, dall’insorgere
della sessualità, da richieste di maggior responsabilità
nell’ambito familiare, combinate con una più accentuata
identificazione con i coetanei nel mondo esterno.
L’adolescenza psicologica, invece, è quel periodo in cui
il fanciullo in crescita sta imparando a rinunciare alla
dipendenza protetta dell’infanzia per avviarsi
all’indipendenza e alle responsabilità della vita
adulta. Uno degli aspetti decisamente più complicati di
questo periodo è l’incredibile altalena tra un umore e
l’altro e i turbamenti emotivi che l’accompagnano. Ogni
cosa che i genitori fanno evoca, il più delle volte (…
se non sempre), una reazione ostile. Questo
comportamento non può essere definito altrimenti come
modalità reattiva imprevedibile. E’ un periodo evolutivo
in cui il fanciullo sta tentando di crearsi una identità
personale. Da bambini prendiamo la nostra identità dai
genitori. In realtà, essi ci dicono chi siamo, dicendoci
a chi apparteniamo, e dicendoci cosa si aspettano che
diventeremo crescendo. Questa identità, per ovvie
ragioni, ci viene imposta dall’ambiente in cui siamo
inseriti: un’identità esterna che “funziona” finché
siamo in una posizione dipendente. Ma, man mano che
cresciamo e ci distacchiamo dalle nostre “radici”
possiamo scoprire che le nostre aspirazioni sono in
conflitto con le aspettative dei nostri genitori. Questo
è il motivo per cui uno dei più comuni disagi emotivi
dell’adolescenza viene chiamato “crisi di identità”. E’
un periodo di intensa preoccupazione, incentrata sul
rapporto tra sé e gli altri intorno a lui.
L’adolescente, anche se non ha un
ruolo sociale ben definito, è molto importante in
termini economici per la società. Esiste, infatti, un
preciso gruppo di consumatori adolescenti. E’ bene
sottolinearlo che la quantità di denaro di cui
dispongono i giovanissimi, al di là delle attuali
previsioni catastrofiche, è aumentato in proporzione
molto più rispetto agli adulti e questo, ovviamente, è
stato sfruttato senza scrupoli a livello commerciale (…
scooter, computer, CD, cosmetici, riviste, alcol,
discoteca, ecc.). Gli adolescenti, inoltre, hanno
specifici bisogni emotivi alla stessa stregua di quelli
fisici, e la consapevolezza di questo rende
comprensibile il loro comportamento altrimenti
inspiegabile. Quelli che seguono sono alcuni di questi
bisogni.
Il bisogno di avere delle
“fondamenta” sicure da cui avviarsi alla maturazione. In
termini emotivi questo significa innanzitutto
un’esplicita assicurazione di affetto, di essere
apprezzati ed accettati come singoli individui unici ed
irripetibili (… e non quello si vorrebbe fossero).
Secondariamente il giovane ha bisogno di sentire che c’è
un futuro, e ancor più che in questo “tempo” c’è un
posto per lui.
Il bisogno di limiti. I limiti
implicano una struttura di contenimento, un quadro di
riferimento entro cui l’adolescente può elaborare
un’identità per sé. Deve esserci equilibrio, lealtà e
comunicazione coerente. Se non ci sono limiti le norme
non possono essere definite, e se non ci sono norme si
corre continuamente il rischio di ledere l’autorità
costituita.
Il bisogno di libertà entro questi
limiti. I limiti definiscono gli estremi di azione e
reazione. Entro questi limiti l’adolescente sente di
dover avere libertà di scegliere da solo mentre esplora
l’area delimitata e mentre fa le sue esperienze in modo
autonomo. Non vuole accettare, per la sua
“costituzione”, la verità come un dogma di autorità,
vuole scoprirla da solo. Questo richiede pazienza e
soprattutto malleabilità da parte di coloro che cercano
di strutturare i limiti.
Il bisogno di contenere l’angoscia
di base. Alcuni studiosi parlano di “angoscia
esistenziale”, e con questo intendono l’angoscia che
deriva dal non essere certi di se stessi e della propria
posizione rispetto agli altri. L’adolescente si
interroga continuamente sulla propria posizione nella
società, sull’adeguatezza delle sue funzioni sessuali,
sulla sua accettabilità tra i coetanei, se debba trovare
un compromesso con le idee dei suoi genitori o se debba
senz’altro rifiutarle. Si chiede chi è, perché esiste, e
la sua mente è occupata in problemi di essere e non
essere, e sul significato dell’essere. Questo è il
motivo per cui tanti ragazzi passano attraverso una fase
religiosa o si interessano alla meditazione e al
misticismo. L’alternanza di euforia e depressione frutto
di questa ricerca (… libertà, autonomia, identità, ecc.)
è in gran parte responsabile della volubilità di umore
di molti adolescenti.
Il bisogno di far fronte alle crisi
di fiducia. In vari momenti del suo processo evolutivo
l’adolescente perde fiducia in se stesso come persona in
relazione a se stesso o come persona in rapporto ad
altre persone. Ciò significa che cerca una
rassicurazione ma allo stesso tempo si comporta in modo
da rendere questa rassicurazione difficile.
Il bisogno di raggiungere degli
obiettivi. L’adolescente tende all’indipendenza, a
un’emancipazione nel vero senso della parola. Tenta di
sviluppare controlli interni piuttosto che affidarsi al
controllo imposta dall’esterno. Impara a scegliere cosa
fare, e cosa non fare, secondo la sua volontà. E’ in
cerca di identità, specialmente nel ruolo sessuale nella
scelta professionale.
Orbene, se teniamo a mente questi
bisogni emotivi alcuni degli aspetti disturbanti del
comportamento adolescenziale divengono meno intricati, e
cominciano a emergere alcuni possibili modi di aiutare i
ragazzi. Gli umori imprevedibili, che oscillano da un
estremo all’altro, hanno origine ovviamente da un
angoscia di base e, soprattutto, dall’indecisione.
L’intero organismo è in uno stato di squilibrio, e i
meccanismi psicologici interni di controllo non sono
ancora sviluppati e perfezionati. Gli adulti tendono a
rispondere alla loro instabilità di umore con l’ostilità
e il rifiuto, e queste reazioni fungono da feedback
positivo e rendono peggiore lo stato d’animo del
ragazzo. Molte risposte dell’adulto hanno solo l’effetto
di rinforzare il senso di inadeguatezza. Riunirsi
insieme in vari gruppi non costituisce solo una forma di
protezione ma anche una forma di auto identificazione.
“So chi sono perché appartengo al gruppo che guarda il
telefilm ‘The O.C.’, segue una ‘Donna per amico’,
ascolta quella band musicale, ecc”. Molte culture
crescono su questa tendenza a riunirsi per sfogare le
emozioni e gli atteggiamenti reciprocamente sentiti.
Quando soggetti instabili, insicuri, si riuniscono in
combriccola, emozioni più primitive vengono combinate ed
espresse dando luogo ad atti antisociali e di violenza
(… si vedano ad esempio gli ultimi episodi di violenza
verificatisi in vari stadi italiani ed esteri). Inoltre,
la moda nell’abbigliamento, lo stile delle pettinature e
del linguaggio sono tutte dimostrazioni di appartenenza
ad un gruppo chiuso che contesta tutti gli altri gruppi
esterni. In breve, diventano una specie di uniforme
attraverso cui identificarsi, comunicare reciprocamente
e contestare “gli altri”, i grandi sconosciuti.
Abbiamo visto come la nozione di
adolescenza risponda ad un giudizio dato dagli altri e,
nello stesso tempo, corrisponda ad alcune modificazioni
biologiche e cambiamenti della personalità del soggetto.
E’ l’adolescenza, quindi, un periodo nel corso del quale
accade qualcosa? E’ veramente un periodo di sviluppo? E’
una crisi nella storia dell’individuo? A volte,
l’adolescenza è un po’ considerata paradossalmente come
malattia; si dice spesso “bisogna far passare la
giovinezza” come se si parlasse di qualche malattia
infettiva. Ma si parla più spesso di crisi
dell’adolescenza, riferendosi con questa nozione di
crisi ad una fase particolare dello sviluppo della
personalità o di una crisi psicosociale. Ma quali sono
veramente questi pericoli dell’adolescenza? Per quasi
tutti i ragazzi, l’adolescenza significa soprattutto una
sola cosa: dimostrare che non si è più “bambini”.
Potremmo forse convincerli che per noi questo è un fatto
scontato; se lo facessimo, la situazione perderebbe
molto della sua tensione. Ma se il ragazzo ha la
sensazione che deve dimostrarlo, è abbastanza naturale
che cerchi di mettere esageratamente in evidenza questo
fatto. Moltissime manifestazioni dell’adolescenza sono
il risultato del desiderio di mostrare indipendenza,
parità con gli adulti e virilità o femminilità. La
direzione data a queste espressioni dipenderà dal
significato che il ragazzo ha attribuito al fatto di
essere “adulto”.
Se essere “adulto” per lui
significa essere libero da controlli, il ragazzo lotterà
con tutte le sue forze contro queste restrizione. Molti
di loro in questo periodo cominciano a fumare, a
bestemmiare e stare fuori fino a tardi la sera. Alcuni
rivelano un’ostilità inaspettata verso i propri
genitori, e i genitori rimangono esterrefatti nel vedere
che un ragazzo così, fino ad allora, obbediente possa
essere diventato improvvisamente così disobbediente. Ma
non si è verificato un reale cambiamento di
atteggiamento, perché il ragazzo apparentemente
obbediente era sempre stato ostile verso i genitori, ma
è soltanto adesso, quando ha più libertà e più forza,
che si sente in grado di proclamare il proprio
disappunto. Nella maggior parte dei casi, durante
l’adolescenza ai figli viene data una maggiore libertà e
una maggiore indipendenza. I genitori sentono, in base
ovviamente al proprio vissuto, di non avere più il
diritto di sorvegliarli e proteggerli di continuo. Se
però i genitori tentano di proseguire la loro
sorveglianza, i ragazzi faranno sforzi ancora maggiori
per sfuggire ai “controlli” più i genitori cercano di
confermare loro che sono ancora bambini, più essi
lotteranno per dimostrare l’opposto. Da questa lotta,
per ovvie ragioni, si sviluppa un atteggiamento
antagonistico, e abbiamo così il quadro tipico del
“negativismo dell’adolescente”. In questa fase tutti gli
organi del corpo crescono e si sviluppano, e a volte il
coordinamento delle funzioni non si realizza facilmente.
I ragazzi crescono di statura, le mani e i piedi
diventano più grandi, e forse sono meno attivi e meno
abili. Debbono riuscire a governare questo
coordinamento; ma se durante tale processo vengono
criticati e derisi, arriveranno a credere di essere
goffi. Anche le ghiandole endocrine contribuiscono allo
sviluppo del ragazzo, accrescendo le loro funzioni. Si
badi bene che non si tratta di un cambiamento esclusivo
e completo, perché le ghiandole endocrine erano attive
persino nel periodo prenatale, ma ora le loro secrezioni
sono maggiori, e i caratteri sessuali secondari
diventano più evidenti. A un ragazzo comincerà a
crescere la barba, e la sua voce cambierà la figura
della ragazza si arrotonderà e diventare femminile in
modo più evidente. Anche questi sono fatti che un
adolescente può fraintendere ed essere fonte di
sofferenza. Tutti i pericoli dell’adolescenza provengono
dalla mancanza di un’adeguata preparazione e di un
adeguato corredo di fronte ai tre problemi della vita.
Se i ragazzi hanno paura dell’avvenire, è abbastanza
naturale che cerchino di affrontarlo con metodi che
richiedono il minimo sforzo. Queste strade facili, però,
sono inutili. Più a un ragazzo di questo genere si
rivolgono ordini, esortazioni e critiche, più forte
diviene la sua impressione di trovarsi di fronte a un
abisso. Più noi lo spingiamo avanti, più lui cerca di
tirarsi indietro. A meno che non riusciamo ad
incoraggiarlo (elogiarlo), ogni sforzo per aiutarlo sarà
un errore e lo danneggerà ulteriormente. Finché è così
pessimista e spaventato, non possiamo aspettarci che
abbia la sensazione di potersi permettere degli sforzi
supplementari. Un gran numero di adolescenti “sconfitti”
proviene dalle file dei bambini “viziati”; ed è facile
comprendere come l’avvicinarsi delle responsabilità da
adulto crei una tensione particolare per dei bambini che
sono stati abituati ad avere tutto “scodellato” dai
genitori. Essi vogliono ancora mantenere quei
“privilegi”, ma diventando più grandi scoprono di non
essere più al centro dell’attenzione, e rimproverano la
vita per averli ingannati e respinti. Sono stati
allevati in un’atmosfera artificialmente calda e ,ora,
l’aria esterna sembra loro dolorosamente fredda. E’ in
questa fase dello sviluppo che noi scopriamo
capovolgimenti evidenti della tendenza a progredire:
ragazzi da cui ci si aspettava di più cominciano a
fallire negli studi o nel lavoro, mentre quelli che
prima sembravano meno dotati cominciano a superarli e a
rivelare capacità insospettate. Non c’è contraddizione
con la loro storia precedente, adesso comincia forse a
sentire il timore di deludere le aspettative di cui era
stato sovraccaricato. Fino a che veniva aiutato e
apprezzato, poteva andare avanti; ma quando arriva il
momento di fare degli sforzi indipendenti, gli manca il
coraggio e si ritrae. I bambini che si sono
precedentemente sentiti poco stimati e trascurati, ora
che instaurano rapporti più ampi con i loro compagni,
concepiscono forse la speranza di poter essere
apprezzati, e molti sono totalmente “infatuati” da
questo ardente desiderio di apprezzamento. Se è già
abbastanza pericoloso che un ragazzo vada soltanto in
cerca di lodi, lo è molto di più per le femmine che
hanno spesso anche minore fiducia in se stesse, e vedono
nell’apprezzamento degli altri l’unico modo per provare
il loro valore. Ragazze di questo genere diventano
facilmente preda di uomini che sanno come lusingarle.
Sia i ragazzi che le ragazze spesso nell’adolescenza
sopravvalutano ed esagerano le relazioni sessuali:
vogliono provare che sono diventati grandi, ed esagerano
(… questa interpretazione non deve essere interpretata
in senso moralistico, ma bensì come attività di
compensazione). Se una ragazza, per esempio, è in
conflitto con la madre e ritiene sempre di essere
repressa, spesso, in segno di protesta, avrà un’attività
sessuale con tutti gli uomini che incontra (… si sono
sentite in una situazione di inferiorità, e possono
concepire soltanto un modo per raggiungere una
situazione sicura e di equilibrio). Molte ragazze che
hanno vissuto nella “bambagia” non riescono ad adattarsi
al loro ruolo femminile. Poiché nella nostra cultura,
anche se ha fatto passi da gigante, si ha sempre
l’impressione che gli uomini, in qualche modo, siano
superiori alle donne, esse disdegnano l’idea di essere
donne, e rivelano quella che molti studiosi chiamano “la
protesta virile”. La protesta virile si può esprimere
con molti e svariati tipi di comportamento. Ci sono
ragazze che si limitano a disprezzare e a evitare gli
uomini; altre a cui gli uomini piacciono, ma che con
loro si trovano a disagio e non riescono a parlare.
Queste ragazze, generalmente, si sentono a disagio di
fronte ai problemi sessuali, e spesso sostengono di
essere impazienti di sposarsi solo quando sono più
avanti con l’età, ma poi non fanno niente per stabilire
rapporti con membri dell’altro sesso né instaurano
amicizie con essi. A volte noi troviamo che il disprezzo
del ruolo femminile viene espresso e messo in risalto
più intensamente negli anni dell’adolescenza. Le ragazze
si comportano sempre più da maschi e vogliono imitare i
ragazzi (… sarà più facile per loro imitarne i vizi).
Non solo le ragazze però soffrono di “protesta virile”,
ma anche tutti i ragazzi che sopravvalutano l’importanza
di essere maschi considerano la virilità come un ideale,
e dubitano di essere abbastanza forti da raggiungerlo.
Così l’importanza data, nella nostra cultura, alla
virilità, può creare difficoltà sia ai maschi che alle
femmine, specialmente se non sono del tutto convinti del
proprio ruolo sessuale. Concludendo, possiamo dire che
esiste una superstiziosa credenza, quasi universale, che
considera l’adolescenza come un periodo molto speciale e
particolare. Generalmente ai vari periodi dello sviluppo
umano viene dato un significato estremamente
particolare, e li si considera come se provocassero dei
cambiamenti totali. Questo, ad esempio, è
l’atteggiamento di molte persone nei confronti della
menopausa. Ma queste fasi non sono “cambiamenti”; sono
solo la prosecuzione della vita, e i loro fenomeni non
hanno un’importanza critica. Ciò che conta è quello che
l’individuo si aspetta in tale fase, il significato che
le dà, e il modo in cui è stato preparato ad
affrontarla. Spesso la gente all’apparire
dell’adolescenza si allarma, e si comporta come se
avesse visto un fantasma. Ma se noi comprendiamo questa
condizione nel modo giusto, vedremo che i ragazzi non
sono affatto colpiti dal “vortice” dell’adolescenza,
tranne che per il fatto che le condizioni sociali
richiedono che si modifichi il loro stile di vita.
Spesso, però, essi credono che l’adolescenza rappresenti
la fine di tutto: tutto il loro merito e il loro valore
è perduto. Non hanno più alcun diritto di cooperare e di
contribuire: nessuno ha più bisogno di loro. E’ da
sentimenti del genere che si sviluppano tutte le
difficoltà dell’adolescenza. Se il bambino è stato
abituato a sentirsi membro uguale della società e a
comprendere che il suo compito è quello di contribuire,
e specialmente se è stato “allenato” a considerare i
membri dell’altro sesso come compagni e uguali,
l’adolescenza gli offrirà soltanto l’occasione per dare
l’avvio alla propria soluzione creativa e indipendente
dei problemi della vita adulta. Se si sente a un livello
inferiore agli altri, se soffre di una visione errata
della propria situazione, nell’adolescente si renderà
evidente che egli non è adeguatamente preparato alla
libertà. Se ci sarà sempre presente qualcuno per
costringerlo a fare quello che è necessario, potrà
farlo; ma se è lasciato a se stesso, sarà timido ed
esitante e fallirà. Un ragazzo del genere sarebbe adatto
per la schiavitù, ma nella libertà è perduto.
Cosa fare quando l’adolescente…
disubbidisce. Non è possibile allevare un fanciullo
senza che vi siano “crisi evolutive”, collere e
capricci, ad ogni tappa della sua evoluzione, come
abbiamo visto, egli attraversa momenti più o meno
difficili di opposizione. In tal caso, è necessario
richiamarlo all’ordine senza però drammatizzare. E
soprattutto non bisogna mostrarsi vittime dei bruschi
mutamenti di comportamento del fanciullo. Deve sentire
che il suo comportamento può essere rivolto a proprio
favore o a proprio sfavore, e non a favore dei genitori.
I motivi di questo comportamento, continuo e deliberato,
sono sicuramente diversi. Forse si hanno pretese
eccessive per la sua età. E’ sempre meglio proporre
poche regole di comportamento (… facilmente realizzabili
all’inizio) che deve assolutamente rispettare, piuttosto
che manifestare inflessibilità su ogni aspetto della
vita quotidiana. A volte, invece, disubbidisce
volontariamente per affermare la propria autonomia ed
individualità. Il linguaggio con cui vengono impartite
le regole deve essere semplice e, soprattutto, alla
portata dell’adolescente: deve comprendere perché sono
state imposte e perché si pretende che le osservi. Di
fronte a un bambino disubbidiente, è giusto chiedersi,
in primo luogo, se non stiamo esigendo troppo da lui.
Prendiamo poi in esame, ovviamente noi genitori, se
abbiamo un’attività socialmente adattata, se svolgiamo
nella società un ruolo che consideriamo positivo per noi
e per la comunità. Se non riusciamo ad aiutare il
fanciullo, ricorriamo allora ad una professionista
qualificato. La continua disubbidienza è infatti un
campanello d’allarme che nasconde difficoltà più
profonde. Diciamoci pure che il bambino disubbidiente
non è un bambino felice: in fin dei conti egli chiede
solamente di essere amato, compreso, aiutato.
… usa il turpiloquio. Attraverso
questa modalità linguistica (maschi e femmine) si
sentono più grandi; questo diventa più facile se gli
adulti del loro ambiente usano tali espressioni
linguistiche. L’imitazione è contagiosa: c’è più
probabilità di fare altrettanto se i propri amici usano
parolacce; anche i mass media possono influire, imitando
il personaggio preferito. Non ha alcun senso vietargli
di usarle in tutte le occasioni, perché questo
probabilmente rinforzerebbe e renderebbe ancora più
eccitante l’idea di dirle quando sa che non lo si può
udire (… l’adulto non può pretendere dal figlio di non
dire parolocce quando lui stesso è il primo ad avere un
vocabolario ben nutrito di improperi).
… ha l’umore instabile. Non bisogna
sottovalutare la possibilità di natura organica (anemia,
influenza, difficoltà di recuperare le forze, ecc.).
Frequentemente l’umore è legato allo stress. Una
situazione ansiogena prolungata: esami, interrogazioni,
litigi, mancanza di autostima. Esami clinici sono sempre
d’obbligo. Valutare attentamente se il dormire è
sufficiente (… se legge, ascolta CD, vede la televisione
fino a tarda notte). Cercare di capire tutto ciò che può
aver creato stress in modo eccessivo, senza ovviamente
fare un’indagine di terzo grado e soprattutto
rispettando i suoi tempi senza assolutamente forzarlo.
… usa la provocazione. Anche questo
comportamento può essere una reazione ad un evento
estremamente stressante. Questa reazione istintiva può
essere un modo per sondare fino a che punto può arrivare
(… e se l’adulto fa sul serio); è una continua ricerca
di libertà e di controllo di spazi sempre più in piena
indipendenza. E’ importante non farsi coinvolgere in
discussioni irrealistiche e senza senso, ma si deve dire
in modo chiaro cosa si vuole da lui. Dare man mano che
crescono, in modo crescente, piccole dose di libertà
sarà nei loro confronti una manifestazione di fiducia e
di responsabilità. Tale considerazione svilupperà in
loro sicurezza, rispetto e, sicuramente, le provocazioni
diminuiranno gradualmente.
… se ruba. Questi comportamenti non
devono mai essere sottovalutati, anche se la merce
rubata è insignificante (… spesso sono adolescenti
disorientati che non sanno più cosa inventare per farsi
amare). Il taccheggio nell’adolescenza è un
comportamento piuttosto comune. Le motivazioni spaziano
dall’invidia, al desiderio di appartenere ad un gruppo
ben preciso, fino al desiderio masochistico di essere
beccato in flagranza per espiare eventualmente dei sensi
di colpa. Deve comprendere, senza punizioni fisiche o
umiliazioni, che non si intende tollerare i furti. Più i
genitori si mostreranno giusti con lui, meglio
comprenderà e più facilmente si sentirà a suo agio.
Dimostrare in che cosa ha sbagliato è fondamentale e
soprattutto fargli vedere come dovrà comportarsi in
futuro. Niente mezze misure, ma misure moderate.
L’adulto in pratica deve essere più ragionevole
dell’adolescente. Le grandi conquiste si realizzano
giorno per giorno con la temperanza ed il rispetto
umano, oltre che con l’affetto.
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