Studi empirici nel campo della
psicologia sociale mostrano che nei paesi democratici
gli elettori indecisi tendono a votare per il candidato
in cui si riconoscono più facilmente. Il partito, le
idee e il programma sono fattori secondari. Tale
interpretazione è molto popolare nel dibattito politico
e giornalistico, dove è diffusa la tesi che gli italiani
sono informati sui guai giudiziari, i difetti politici e
le debolezze personali del presidente del consiglio, ma
continuano a sostenerlo con il voto perché sentono una
profonda affinità con lui.
L’eccezionale consenso di cui
Berlusconi gode da circa un ventennio lascia pochi dubbi
sulla validità di questa interpretazione. Ciò su cui
bisogna riflettere è il modo in cui tale consenso è
stato costruito e viene preservato.
Secondo una recente indagine del
Censis, la televisione è il principale mezzo usato dagli
italiani per formare le loro opinioni politiche. In
vista delle elezioni europee del 2009, il 69,3% degli
elettori ha formato la sua scelta attraverso le notizie
e i commenti trasmessi dai telegiornali. Eppure, uno dei
mantra più assiduamente ripetuti dagli opinionisti di
centrodestra è che “la televisione non sposta un voto”.
Nei fatti tale slogan non sembra appartenere solo alla
destra, visto che il centrosinistra, anche durante le
sue esperienze di governo, non ha mai avanzato proposte
credibili per risolvere il conflitto di interessi.
Se la televisione fosse davvero
irrilevante, il presidente del consiglio non trarrebbe
alcun vantaggio dall’invasione quotidiana di programmi
di informazione e intrattenimento cui ci ha abituati da
un ventennio. Un mio recente lavoro empirico mostra
invece il contrario1. Lo studio utilizza una fonte di
dati nuova ed esclusiva per compiere la prima analisi
econometrica del ruolo della televisione nella
costruzione e preservazione del consenso del premier. I
dati sono stati raccolti attraverso la somministrazione
di un questionario a un campione rappresentativo della
popolazione della Provincia di Trento nel marzo 2011,
nell’ambito di una ricerca finanziata dallo European
Research Institute on Cooperative and Social Enterprises
(Euricse)2. Secondo le stime, la fiducia nel presidente
del consiglio è positivamente e fortemente influenzata
dalla fiducia nei confronti della televisione. Coloro
che si fidano dei contenuti dei programmi televisivi
hanno il 18% di probabilità in più di fidarsi di
Berlusconi. Se supponiamo che la fiducia si trasformi in
un voto favorevole per il partito del presidente del
consiglio nelle consultazioni elettorali, tale dato
implica lo spostamento di milioni di voti.
L’effetto della televisione è
calcolato a parità di altri fattori demografici,
economici e sociali che possono influenzare la fiducia,
come l’educazione, l’età, lo stato civile, la
professione e vari aspetti della vita di relazione e
della partecipazione sociale delle persone. Le stime
tengono conto anche del possibile effetto che fenomeni
non osservati nell’analisi empirica influenzino entrambe
le variabili di interesse orientandole nella stessa
direzione. L’aumento di un livello nel grado di
istruzione degli intervistati corrisponde a una
probabilità di fidarsi del presidente del consiglio
mediamente più bassa di circa 3 punti percentuali. I
laureati hanno una probabilità di fidarsi di Berlusconi
più bassa del 17% (16% in caso di laurea triennale). La
fiducia in Berlusconi è inoltre significativamente e
negativamente correlata con la fiducia nel sistema
giudiziario. Non è un risultato sorprendente, se si
considera che nei suoi discorsi pubblici il presidente
del consiglio è solito riferirsi alla magistratura come
a un cancro e ai singoli giudici come metastasi.
L’analisi presenta delle
limitazioni che impongono cautela nella generalizzazione
dei risultati. Anzitutto, le stime riguardano un
campione limitato della popolazione, che non rappresenta
l’intero paese ma soltanto la Provincia di Trento.
Inoltre, per capire meglio come funziona il nesso
causale tra i fenomeni considerati, sarebbe necessario
seguire l’evoluzione delle percezioni degli intervistati
nel tempo. Nel nostro caso è stato possibile osservare
il campione solo in un dato istante, nel marzo 2011. In
attesa di dati migliori, l’evidenza empirica di cui
disponiamo oggi ci consente di suggerire delle
raccomandazioni di politica economica (nonché di
politica tout court) così ovvie che potrebbero sembrare
scontate, almeno nella maggior parte delle democrazie
occidentali.
Una regolamentazione seria dei
conflitti di interesse dei rappresentanti politici
dovrebbe essere al primo punto dell’agenda politica di
qualsiasi governo democratico, indipendentemente dal suo
colore. La democrazia è stata definita in modi spesso
diversi da politici, filosofi e scienziati sociali.
Tuttavia, al di là delle differenze teoriche, non c’è
dubbio che, perché un regime possa dirsi democratico,
deve permettere che la selezione della sua leadership
sia frutto della volontà popolare, basata sul consenso
dei cittadini. In una democrazia tale consenso deve
potersi formare liberamente, senza manipolazioni da
parte di chi possiede il potere di controllare i mass
media.
Nota: le opinioni e le
interpretazioni espresse in questo articolo sono
personali dell’autore e non coinvolgono Euricse.
1. F. Sabatini, Who trusts
Berlusconi? An econometric analysis
of the role of television in the Italian political
arena. Economics and Econometrics Research Institute
(EERI) Working paper 2011/08, Brussels, 2011.
http://www.eeri.eu/documents/wp/EERI_RP_2011_08.pdf.
2. Euricse è una fondazione di
ricerca creata per favorire la crescita e la diffusione
di conoscenze e processi di innovazione delle
cooperative, delle imprese sociali, delle organizzazioni
nonprofit e dei commons. Per informazioni
http://www.euricse.eu/it/. Obiettivo principale della
ricerca è la valutazione del ruolo delle imprese
cooperative nella creazione di capitale sociale. Il
questionario è stato somministrato su commissione di
Euricse dal Laboratorio del Dipartimento di Sociologia e
Ricerca Sociale dell’Università di Trento con il metodo
CATI (computer assisted telephone interviewing). |