Questa analisi si pone la finalità
di individuare gli effetti della recente crisi
finanziaria e recessiva sull'andamento dei tassi
demografici d'impresa all'interno dei quattro
principali paesi europei e degli Stati Uniti. E'
altresì sottolineata l'opportunità di
specifiche misure di politica industriale
finalizzate a sostenere le "start-up" d'impresa
e le imprese nei primi anni di vita.
Nel biennio 2008-2009, la grave crisi
finanziaria e recessiva ha determinato sul
sistema produttivo dei principali paesi
industrializzati una grave ricaduta in termini
di flessione degli ordinativi, del fatturato,
delle esportazioni e dell’occupazione,
accompagnata da una forte restrizione
nell’accesso al credito. Dalla seconda metà del
2010 sembrano delinearsi alcuni segnali di
ripresa dell’area europea (in particolar modo in
Germania), grazie soprattutto all’aumento delle
esportazioni trainate dalla forte crescita dei
paesi emergenti, anche se occorreranno alcuni
anni per raggiungere i livelli di attività prima
della crisi.
All’interno di questo scenario macroeconomico,
il nostro lavoro ha cercato di indagare quali
siano stati gli effetti della crisi finanziaria
e recessiva sull’andamento dei tassi demografici
d’impresa. A questo scopo, abbiamo messo a
confronto i quattro principali paesi europei
(Italia, Germania, Francia, Regno Unito) e gli
Stati Uniti, analizzando l’evoluzione dei tassi
di natalità e mortalità delle imprese nel corso
del decennio appena trascorso nonché la
percentuale di imprese fallite rispetto al
totale delle imprese uscite dal mercato (Graf.1-5).
Ciò che sembra emergere, soprattutto nei paesi
dell’area anglosassone, è una forte caduta dei
tassi di natalità accompagnata da un altrettanto
sensibile aumento dei tassi di mortalità. In
particolar modo, nel Regno Unito, il tasso di
natalità è diminuito dal 13,2% nel 2007
all’11,3% nel 2009 mentre il tasso di mortalità
è aumentato nello stesso periodo dal 9,2% al
10,1%. Nel contempo, gli Stati Uniti sono stati
caratterizzati da una debole flessione del tasso
di natalità (dal 10% nel 2005 al 9,4% nel 2009)
e da un aumento del tasso di mortalità (dall’
8,9% nel 2005 al 10,4% nel 2009). Al contrario,
in Francia si è verificato (nel 2009) un forte
incremento del numero di imprese nate, che
appare attribuibile, almeno parzialmente, alla
Loi de modernisation de l’économie (LME),
introdotta nell’agosto del 2008 a sostegno della
cosiddetta self-entrepreneurship. A tal
proposito, secondo l’Institut national de la
statistique et des études économiques, delle
circa 520 mila imprese create in Francia nel
2009 almeno 320 mila sono state aziende create
da auto-imprenditori. La situazione è differente
in Germania, dove la riduzione relativa alla
nascita di imprese sembra partire da più
lontano: il tasso di natalità, pari al 17,7% nel
2004 è infatti sceso gradualmente fino a
raggiungere, nel 2009, l’11,7%, individuando un
trend negativo probabilmente slegato dagli
effetti della recente crisi. In Italia, il
divario positivo tra i tassi di nascita e di
mortalità di impresa si è progressivamente
ridotto, soprattutto a causa di un forte aumento
del tasso di mortalità, al punto di annullarsi
nel 2007 e diventare negativo nel 2008 (ultimo
dato disponibile nel confronto internazionale).
Nel contempo, l’andamento delle imprese fallite
(espresso in termini percentuali sul totale
delle imprese uscite dal mercato) non sembra
essere stato influenzato sensibilmente dalla
recente crisi recessiva: solamente in Germania e
negli Stati Uniti si riscontra un lieve aumento
di tale percentuale tra il 2008 e il 2009. Tale
percentuale rimane costante in Francia (sia pure
a livelli molto più alti rispetto agli altri
paesi esaminati, intorno al 35% in media negli
anni duemila) mentre in Italia è diminuita,
raggiungendo nel 2008 il tasso di circa il 2%1.
In sintesi, l’andamento dei tassi demografici
d’impresa sembra essere stato influenzato dalla
crisi recessiva solamente negli Stati Uniti e
nel Regno Unito; risultati diversi sono emersi
invece per gli altri tre paesi esaminati.
Al di là degli effetti di carattere
congiunturale, la “crisi di impresa” sembra però
avere caratterizzato gran parte dei paesi
industrializzati soprattutto negli ultimi anni2.
Diventa così necessario indirizzare gli
interventi di politica industriale a favore
delle start-up d’impresa sia attraverso misure
di semplificazione amministrativa e burocratica
sia attraverso misure di agevolazione monetaria
e fiscale (ad esempio, introducendo la
possibilità di esenzione fiscale per i primi
anni di vita). Particolare attenzione dovrebbe
essere, inoltre, rivolta da parte dei
policy-makers verso le giovani imprese:
analizzando, infatti, i tassi di sopravvivenza
relativi allo scorso decennio (sulla base dei
dati forniti da Eurostat), emerge come al quinto
anno di vita dalla sua nascita sopravviva
solamente circa il 50% delle imprese dei
principali paesi europei (quote percentuali
molto più basse si riscontrano nel Regno Unito e
nella Repubblica Ceca e risultano pari,
rispettivamente al 43% e al 32%). Misure ad hoc
dovrebbero essere quindi definite per sostenere
questa tipologia di imprese, più fragile e
vulnerabile rispetto alle imprese più “vecchie”
che sono, invece, più radicate nel territorio e
nei mercati internazionali e nazionali.
Andamento dei tassi demografici di impresa
1. Riguardando il 2008, gli ultimi dati
disponibili per l’Italia non danno ancora conto
degli effetti della crisi.
2. Sia consentito il rinvio a Paolo Carnazza, La
crisi del “fare impresa” Quali le cause, quali i
rimedi?, Nel Merito, 4 febbraio 2011.
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