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GLI EFFETTI DELLA CRISI FINANZIARIA E RECESSIVA SUI TASSI DEMOGRAFICI D'IMPRESA di Giovanni Carnazza, Paolo Carnazza-Nel merito.it

 

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Questa analisi si pone la finalità di individuare gli effetti della recente crisi finanziaria e recessiva sull'andamento dei tassi demografici d'impresa all'interno dei quattro principali paesi europei e degli Stati Uniti. E' altresì sottolineata l'opportunità di specifiche misure di politica industriale finalizzate a sostenere le "start-up" d'impresa  e le imprese nei primi anni di vita.


Nel biennio 2008-2009, la grave crisi finanziaria e recessiva ha determinato sul sistema produttivo dei principali paesi industrializzati una grave ricaduta in termini di flessione degli ordinativi, del fatturato, delle esportazioni e dell’occupazione, accompagnata da una forte restrizione nell’accesso al credito. Dalla seconda metà del 2010 sembrano delinearsi alcuni segnali di ripresa dell’area europea (in particolar modo in Germania), grazie soprattutto all’aumento delle esportazioni trainate dalla forte crescita dei paesi emergenti, anche se occorreranno alcuni anni per raggiungere i livelli di attività prima della crisi.

All’interno di questo scenario macroeconomico, il nostro lavoro ha cercato di indagare quali siano stati gli effetti della crisi finanziaria e recessiva sull’andamento dei tassi demografici d’impresa. A questo scopo, abbiamo messo a confronto i quattro principali paesi europei (Italia, Germania, Francia, Regno Unito) e gli Stati Uniti, analizzando l’evoluzione dei tassi di natalità e mortalità delle imprese nel corso del decennio appena trascorso nonché la percentuale di imprese fallite rispetto al totale delle imprese uscite dal mercato (Graf.1-5). Ciò che sembra emergere, soprattutto nei paesi dell’area anglosassone, è una forte caduta dei tassi di natalità accompagnata da un altrettanto sensibile aumento dei tassi di mortalità. In particolar modo, nel Regno Unito, il tasso di natalità è diminuito dal 13,2% nel 2007 all’11,3% nel 2009 mentre il tasso di mortalità è aumentato nello stesso periodo dal 9,2% al 10,1%. Nel contempo, gli Stati Uniti sono stati caratterizzati da una debole flessione del tasso di natalità (dal 10% nel 2005 al 9,4% nel 2009) e da un aumento del tasso di mortalità (dall’ 8,9% nel 2005 al 10,4% nel 2009). Al contrario, in Francia si è verificato (nel 2009) un forte incremento del numero di imprese nate, che appare attribuibile, almeno parzialmente, alla Loi de modernisation de l’économie (LME), introdotta nell’agosto del 2008 a sostegno della cosiddetta self-entrepreneurship. A tal proposito, secondo l’Institut national de la statistique et des études économiques, delle circa 520 mila imprese create in Francia nel 2009 almeno 320 mila sono state aziende create da auto-imprenditori. La situazione è differente in Germania, dove la riduzione relativa alla nascita di imprese sembra partire da più lontano: il tasso di natalità, pari al 17,7% nel 2004 è infatti sceso gradualmente fino a raggiungere, nel 2009, l’11,7%, individuando un trend negativo probabilmente slegato dagli effetti della recente crisi. In Italia, il divario positivo tra i tassi di nascita e di mortalità di impresa si è progressivamente ridotto, soprattutto a causa di un forte aumento del tasso di mortalità, al punto di annullarsi nel 2007 e diventare negativo nel 2008 (ultimo dato disponibile nel confronto internazionale).

Nel contempo, l’andamento delle imprese fallite (espresso in termini percentuali sul totale delle imprese uscite dal mercato) non sembra essere stato influenzato sensibilmente dalla recente crisi recessiva: solamente in Germania e negli Stati Uniti si riscontra un lieve aumento di tale percentuale tra il 2008 e il 2009. Tale percentuale rimane costante in Francia (sia pure a livelli molto più alti rispetto agli altri paesi esaminati, intorno al 35% in media negli anni duemila) mentre in Italia è diminuita, raggiungendo nel 2008 il tasso di circa il 2%1.

In sintesi, l’andamento dei tassi demografici d’impresa sembra essere stato influenzato dalla crisi recessiva solamente negli Stati Uniti e nel Regno Unito; risultati diversi sono emersi invece per gli altri tre paesi esaminati.

Al di là degli effetti di carattere congiunturale, la “crisi di impresa” sembra però avere caratterizzato gran parte dei paesi industrializzati soprattutto negli ultimi anni2.
Diventa così necessario indirizzare gli interventi di politica industriale a favore delle start-up d’impresa sia attraverso misure di semplificazione amministrativa e burocratica sia attraverso misure di agevolazione monetaria e fiscale (ad esempio, introducendo la possibilità di esenzione fiscale per i primi anni di vita). Particolare attenzione dovrebbe essere, inoltre, rivolta da parte dei policy-makers verso le giovani imprese: analizzando, infatti, i tassi di sopravvivenza relativi allo scorso decennio (sulla base dei dati forniti da Eurostat), emerge come al quinto anno di vita dalla sua nascita sopravviva solamente circa il 50% delle imprese dei principali paesi europei (quote percentuali molto più basse si riscontrano nel Regno Unito e nella Repubblica Ceca e risultano pari, rispettivamente al 43% e al 32%). Misure ad hoc dovrebbero essere quindi definite per sostenere questa tipologia di imprese, più fragile e vulnerabile rispetto alle imprese più “vecchie” che sono, invece, più radicate nel territorio e nei mercati internazionali e nazionali.

Andamento dei tassi demografici di impresa
graf1
graf2
graf3
graf4
graf5

1. Riguardando il 2008, gli ultimi dati disponibili per l’Italia non danno ancora conto degli effetti della crisi.
2. Sia consentito il rinvio a Paolo Carnazza, La crisi del “fare impresa” Quali le cause, quali i rimedi?, Nel Merito, 4 febbraio 2011.

 

 

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