Avv. Paolo Nesta


Palazzo Giustizia  Roma


Palazzo Giustizia Milano

Sede di Roma: C.so Vittorio Emanuele II,  252   00186 – Roma
Tel. (+39) 06.6864694 – 06.6833101 Fax (+39) 06.6838993
Sede di Milano:  Via Pattari,  6   20122 - Milano 
Tel. (+39) 02.36556452 – 02.36556453  Fax (+ 39) 02.36556454 

 

AL NUCLEARE MANCA IL CONSENSO di Ludovico Ferraguto e Antonio Sileo  -La Voce.info

 

Home page

Note legali e privacy

Dove siamo

Profilo e attività

Avvocati dello Studio

Contatti

Cassa di Previdenza e deontologia forense

Notizie di cultura e di utilità varie

 

 

 

Con il referendum del 12-13 giugno, sarà sottoposta al giudizio degli elettori la strategia del governo per il ritorno al nucleare. Nell'attesa di sapere quale sarà l'esito della consultazione, proviamo a ripercorrere un percorso partito in sordina, costellato di ritardi e stoppato in extremis. Tutto senza che siano identificabili sforzi per comprendere i rischi percepiti dalla popolazione e, di conseguenza, per creare consenso intorno al progetto. Consenso, peraltro, necessario per realizzare il deposito nazionale per le scorie, eredità del nucleare pre-Chernobyl.

 

 

 

Negli ultimi anni il governo si è molto impegnato per approntare un castello di norme utili a permettere la produzione di energia da fonte elettronucleare nel nostro paese. I risultati invero sono stati al di sotto delle aspettative: più che prime pietre si sono contati numerosi i mesi di ritardo – basti citare l’Agenzia per la sicurezza. (1)

 

UN PERCORSO ACCIDENTATO

 

Diverse poi sono le critiche che potrebbero farsi sui passi legislativi: ricordiamo solo che l’iniziativa è nata per decreto legge e sempre per decreto legge è stata prima messa in mora e poi, in fase di conversione, rinviata sine die. Lo scriviamo per inciso: rinvio a tempo indeterminato, non significa abrogazione, questa crediamo sia la chiave di lettura della pronuncia sul referendum dei giudici della Cassazione, dei quali comunque nessuno dovrebbe avere motivo di dubitare.

A volte, è perfino sembrato che la produzione di energia nucleare più che un fine fosse un mezzo di distrazione di massa. Anche perché, a ben ricordarsi, il programma elettorale dell’attuale maggioranza non aveva che un vago riferimento alla “partecipazione ai progetti europei di nuova generazione” e addirittura il futuro ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, avanzò la proposta di costruire centrali in Albania. Il programma nazionale, invece, nacque da una dichiarazione dell’allora ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, fatta davanti agli industriali riuniti in assise. (2)

Dato il contesto e con queste premesse, sarebbe stato quindi doveroso lavorare per costruire consenso intorno a una tecnologia storicamente controversa e contrastata, che da sempre ha attirato grandi consensi e grandi rifiuti. (3) Come scontata avrebbe dovuto essere la previsione di un nuovo referendum sull’atomo. Non è stato affatto così, tanto che si è lasciato ampio spazio ai privati di “buona volontà”, con esiti tutt’altro che lusinghieri. (4).

 

LA SCELTA TRA RISCHI E BENEFICI

 

Le problematiche emerse e deflagrate negli ultimi mesi, dunque, riguardano principalmente le risorse coinvolte all’interno del nuovo programma nucleare. Quello che ravvisiamo è una scarsa attenzione prestata alle complessità organizzative tipiche dei grandi progetti, e in particolare alla trasparenza nei confronti del pubblico, alla chiarezza relativamente ai costi delle attività in cantiere e ai rapporti con i privati coinvolti. Due sono stati i punti a nostro avviso non considerati nella strategia governativa. Il primo riguarda la specificità del rischio. Infatti, la percezione dei rischi collegati al nucleare ha caratteristiche simili a quelle relative all’introduzione di una particolare tecnologia (come ad esempio gli Ogm) ed è tradizionalmente influenzata da variabili di contesto, ovvero dalla fiducia nei confronti del governo, oltre che da condizioni economiche e dall’appartenenza politica dei singoli individui. (5) Davanti a una simile tipologia, strategie di azione volte alla semplice informazione del pubblico possono anche rivelarsi inefficaci e il consenso intorno al nucleare diminuire comunque, laddove fosse presente una forte polarizzazione sul tema. (6)

Il secondo aspetto riguarda invece la focalizzazione del dibattito pubblico sul nucleare. La principale motivazione con cui questa scelta è stata presentata è relativa, come ribadito anche di recente dallo stesso presidente del Consiglio, alla convenienza economica (peraltro indimostrata per l’Italia) e alla riduzione della dipendenza estera negli approvvigionamenti energetici. Tuttavia, un approccio di carattere imperativo e unidimensionale non contribuisce per nulla a una maggiore comprensione dei termini del problema da parte del pubblico. Se infatti, da un lato, buona parte dell’orientamento nei confronti dell’energia nucleare avviene per motivazioni collegate ai rischi e benefici percepiti (come da noi già in passato motivato), dall’altro è piuttosto evidente che laddove i cittadini siano posti di fronte a una scelta imperativa tra due alternative in contrasto tra di loro, la percezione dei rischi sarà legata ai danni potenziali immediati e, ancor di più, futuri. (7)

In tale eventualità, la percezione dei benefici tende ad annullarsi, come dimostrano ad esempio alcuni studi relativi alla percezione del potenziale trade-off tra accettazione del nucleare e lotta ai cambiamenti climatici. .

Forse qualche lettore si chiederà perché discutere ancora di nucleare quando, dopo il disastro giapponese, per lungo tempo nessun politico dovrebbe lanciarsi in quello che, almeno politicamente parlando, rappresenta un azzardo. Intanto perché i cittadini saranno tra breve chiamati a esprimersi sul tema. E vorremmo anche ricordare che la trascorsa avventura nucleare italiana non può dirsi ancora chiusa, e non lo sarà finché non verrà individuato e allestito un deposito nazionale per le scorie. Per porre quella pietra (tombale), che avrebbe dovuto precedere i proclami, sarà indispensabile realizzare consenso e accordo. Quello che si è fatto finora può essere d’aiuto per comportarsi in tutt’altro modo.

 

(1) In Gazzetta ufficiale n. 124 del 30 maggio scorso, quando almeno lo statuto era atteso per il 15 novembre 2009.

(2) Si veda, per una ricostruzione approfondita, Clô A., Si fa presto a dire nucleare, Il Mulino, Bologna, 2010, p. 146.

(3) De Paoli L., L’energia nucleare, Il Mulino, Bologna, 2011, p. 22.

(4) Sì, ci riferiamo al Forum nucleare italiano e alla discussa campagna pubblicitaria, ritenuta ingannevole dal giurì dell'Istituto dell'autodisciplina pubblicitaria, il 23 febbraio scorso, proprio perché non dichiarata come di parte, peraltro interessata.

(5) Zwick M. M., 2005, “Risk as perceived by the German public: pervasive risks and "switching" risks”, Journal of Risk Research, 8(6): 481-498

(6)Costa-Font, J., C. Rudisill, E. Mossialos, 2008, “Attitudes as an Expression of Knowledge and "Political Anchoring": The Case of Nuclear Power in the United Kingdom”, Risk Analysis 28(5): 1273-1287.

(7) S. Slovic, P., J. Flynn, C.K. Mertz, M. Poumadere, C. Mays, 2000, “Nuclear Power and the Public: A Comparative Study of Risk Perception in France and the United States”, in O. Renn and R. Rohrmann (eds.), Cross-Cultural Risk Perception: A Survey of Empirical Studies, Boston, MA: Kluwer Academic Publishers.

(8) Bickerstaff K., Lorenzoni I., Pidgeon N.F., Poortinga W., Simmons P., 2008, “Reframing nuclear power in the UK energy debate: nuclear power, climate change mitigation and radioactive waste”, Public Understanding of Science, 17: 145-169.

 

 

Legislazione e normativa nazionale

Dottrina e sentenze

Consiglio Ordine Roma: informazioni

Rassegna stampa del giorno

Articoli, comunicati e notizie

Interventi, pareri e commenti degli Avvocati

Formulario di atti e modulistica

Informazioni di contenuto legale

Utilità per attività legale

Links a siti avvocatura e siti giuridici