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La grande recessione seguita alla crisi finanziaria del
2007-2008 è stata la prima forte contrazione economica
su scala globale dalla seconda guerra mondiale.
L'impatto di breve periodo sui redditi familiari medi,
sulla disuguaglianza della loro distribuzione e sui
tassi di povertà relativi è stato diverso, ma
complessivamente contenuto, tenuto conto della caduta
dell'attività produttiva. Rispetto alla grande
depressione degli anni Trenta, si è imparato come
affrontare le conseguenze sociali di una grave crisi.
Meno chiara, tuttavia, la prospettiva di più lungo
periodo.
La grande recessione seguita alla crisi
finanziaria del 2007-2008 è stata la prima forte
contrazione economica su scala globale dalla seconda
guerra mondiale. Come ha influenzato la distribuzione
dei redditi familiari? Ha aumentato gli indici di
disuguaglianza e povertà?
EFFETTI SUL REDDITO
In genere, nelle fasi di forte contrazione dell’attività
produttiva, la caduta dei redditi percepiti dagli
individui provoca un aumento dei tassi di povertà
se questi sono misurati rispetto a uno standard
assoluto, aggiornato nel tempo solo per la variazione
dei prezzi, mentre le ripercussioni sulla povertà
relativa e sulla disuguaglianza sono ambigue,
perché dipendono da come gli effetti della recessione si
ripartiscono lungo la distribuzione dei redditi. Non
solo la disoccupazione sale e i redditi da lavoro
cadono, ma anche i redditi da capitale possono
contrarsi, per il mancato pagamento dei dividendi o per
la diminuzione dei tassi di interesse. Sulle condizioni
di vita incidono, inoltre, gli interventi redistributivi
pubblici attuati attraverso le imposte e i trasferimenti
così come la ricomposizione delle entrate che avviene
all’interno delle famiglie per la presenza di più fonti
di reddito o di più percettori.
Sul piano aggregato, tra il 2007 e il 2009 il reddito
disponibile lordo reale delle famiglie è
cresciuto nella gran parte dei paesi avanzati,
nonostante la generalizzata contrazione del Pil (figura
1). Il contrasto più significativo si osserva in
Irlanda, uno dei paesi più colpiti dalla grande
recessione, dove il Pil è diminuito dell’11 per cento e
i redditi delle famiglie sono aumentati di quasi il 4
per cento. Solo in Danimarca, in Grecia e, soprattutto,
in Italia, tra i sedici paesi per cui si hanno i dati,
il reddito delle famiglie è calato. In Italia il
sostegno alla crescita del reddito dei maggiori
trasferimenti sociali e delle minori imposte è stato
relativamente contenuto; in Finlandia, Irlanda, Regno
Unito, Spagna, Svezia e Stati Uniti è stato invece tale
da volgere in positivo una dinamica dei redditi delle
famiglie che sarebbe altrimenti stata fortemente
negativa.
EFFETTI DISTRIBUTIVI
È più difficile valutare gli effetti distributivi,
perché le informazioni sono ancora limitate. In Italia,
la distribuzione complessiva dei redditi imponibili
dichiarata dai contribuenti a fini fiscali non è
cambiata tra il 2007 e il 2009, come già nei cinque anni
precedenti; i redditi lordi dei lavoratori autonomi
sono calati repentinamente dopo la sostenuta crescita
del quinquennio precedente, mentre i redditi dei
pensionati e quelli dei lavoratori dipendenti hanno
continuato lungo i rispettivi trend pre-crisi, positivo
per i primi, negativo per i secondi. Sia la diffusione
della povertà assoluta, calcolata dall’Istat sulla spesa
per consumi, sia l’indicatore di deprivazione materiale
dell’Eurostat sono peggiorati leggermente tra il 2007 e
il 2009 (figura 2). Si stima che il calo del reddito
familiare si sia concentrato nei nuclei ove il
capofamiglia ha meno di 40 anni e soprattutto tra i
40 e i 64 anni, mentre il reddito sarebbe aumentato nei
nuclei con capofamiglia di 65 e più anni. Sarebbero
saliti gli indici di disuguaglianza e la quota di
individui poveri, soprattutto prendendo una soglia
costante nel tempo in termini di potere d’acquisto; la
condizione di povertà economica si sarebbe
aggravata soprattutto per le famiglie con figli.
I trasferimenti sociali non sono quindi riusciti a
compensare gli effetti distributivi della recessione,
anche se il peggioramento appare tutto sommato modesto
se raffrontato alla dimensione dello shock
macroeconomico.
Gli andamenti non sono stati gli stessi in altri paesi
per cui si dispone dei dati (figura 3): la distribuzione
dei redditi è cambiata marginalmente in Germania e negli
Stati Uniti; la disuguaglianza è rimasta pressoché
inalterata anche nel Regno Unito e in Svezia, ma la
povertà relativa è scesa nel primo ed è aumentata in
maniera marcata nella seconda; in Irlanda la forte
caduta del Pil è coincisa con una netta diminuzione
degli indici di disuguaglianza e di povertà relativa,
anche se la povertà assoluta è cresciuta.
LA LEZIONE DELLA GRANDE DEPRESSIONE
In breve, nei paesi considerati l’impatto di breve
periodo della grande recessione sui redditi familiari
medi, sulla disuguaglianza della loro distribuzione e
sui tassi di povertà relativi è stato diverso, ma
complessivamente contenuto, tenuto conto della
caduta dell’attività produttiva. Rispetto alla grande
depressione degli anni Trenta, ciò è derivato da una
caduta del reddito minore, ma soprattutto dai mutamenti
che da allora sono avvenuti nel funzionamento dei
mercati, nella gestione della politica economica, nello
sviluppo della rete di protezione sociale. Anche
grazie alla drammatica esperienza degli anni Trenta, si
è imparato come affrontare le conseguenze sociali di una
grave contrazione economica. La prospettiva di più
lungo periodo è tuttavia meno chiara: dipende da se
e quando le economie avanzate torneranno su un sentiero
di crescita stabile, dal modo in cui verranno superati i
difficili problemi di finanza pubblica lasciati in
eredità dalla grande recessione, dalle scelte di
politica economica e di riforma dello stato sociale che
i governi prenderanno negli anni a venire.
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L'articolo è presente anche su
www.neodemos.it.
L'articolo si basa sul rapporto “The Great Recession and
the Distribution of Household Income”, preparato per la
XIII Conferenza europea “Incomes Across the Great
Recession” della Fondazione Rodolfo Debenedetti
(Palermo, 10 settembre 2011). Il rapporto è disponibile,
in forma integrale, all’indirizzo:
http://www.frdb.org/upload/file/report_1_palermo.pdf. Le
opinioni qui espresse sono esclusiva responsabilità
degli autori e non impegnano né le istituzioni in cui
lavorano, né la Fondazione Rodolfo Debenedetti.
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