Un
pubblico ministero impotente e il nuovo ruolo della
polizia giudiziaria nel ddl 4144 AC
Il
Consiglio dei Ministri, il 10 marzo scorso, ha approvato
il
disegno
costituzionale di riforma della giustizia.
Si tratta
di diciotto articoli che rompono ogni argine. Si ha
l’impressione che qualcuno, in nome di un affronto
subito, sia diventato famelico, sia capace di divorare
tutto, anche il pubblico ministero. Le impressioni,
però, vanno verificate. Per fare questo, per poterle
giustificare, bisogna partire dalle affermazioni di chi
la riforma la vuole con ossessione: “la riforma è fatta
nell’interesse dei cittadini”, è “un bene essenziale per
la vita dei cittadini e della nazione”. Dato che i
proclami non convincono, bisogna proseguire leggendo le
parole della riforma, secondo i criteri ermeneutici che
l’università ci ha insegnato.
Senza
alcuna pretesa di raffinatezza giuridica, ma credo non
sia necessaria, con parole semplici, si può affermare
che la riforma è finalizzata a dividere le toghe, a
scippare
l’azione
penale
e la polizia giudiziaria al pubblico ministero, a
mettere nelle grinfie della politica il CSM e a
trasformare il guardasigilli in un grande e potente
ispettore.
Per il
momento si tratta di una lista di desideri -i tempi di
realizzazione sono troppo lunghi per dare vantaggi
immediati- ma se questi saranno realizzati potranno
trasformarsi in una cattiva rivoluzione, che guarda solo
agli interessi di alcuni.
L’Italia
sembra essere ostaggio di quei governanti che, temendo
il giudizio dei tribunali, preferiscono dare voce
all’antico proverbio “chi fa da sé fa per tre”.
Verità è
che ci troviamo di fronte a una riforma la quale, non
solo fa a pugni con la nostra tradizione giuridica, ma
introduce gravi squilibri nel sistema.
Uno di
questi, a dir poco dirompente, è il diverso rapporto
tra pubblico ministero e polizia giudiziaria. Oggi
gli investigatori sono alle dirette dipendenze dei
magistrati. Con la modifica dell’art. 109, sarà il
Parlamento, con legge ordinaria, a stabilire come
dovranno svolgersi i rapporti tra pubblico ministero e
polizia giudiziaria.
In altre
parole, non ci sarà più un rapporto diretto tra i due,
ma un rapporto mediato, filtrato, dalla legge. Per non
volerci girare attorno: l’autonomia e l’indipendenza del
pubblico ministero da principio costituzionale viene
svilito a regola ordinaria, che può essere cambiata a
piacimento, secondo gli umori dei parlamentari di turno.
La nuova
dizione dell’art. 109, ciò è chiaro, pone un ulteriore
freno all’azione penale, che risente già della zoppìa
apportata dall’art. 112, per il quale sarà il Parlamento
a dettare le priorità. Assisteremo, dunque, alla
depenalizzazione di fatto di reati scomodi, antipatici,
per fare spazio a quelli c.d. di strada , che tanto
inquietano i cittadini.
La
prescrizione farà il resto, generando un’area protetta
di impunibilità tecnica. A chi ci governa non fa difetto
l’astuzia: cela dietro un inizio, “nell’interesse dei
cittadini”, una bomba ad orologeria, che con il passare
del tempo diventerà difficile da disinnescare, anche in
presenza di bravi artificieri. La bomba scoppierà né
troppo presto, né troppo tardi, ma al momento giusto.
Per ora si tratta di porre le basi per una futura
trasformazione radicale, che farà saltare in aria il
sistema.
Dopo aver
riflettuto su alcune conseguenze pratiche, so di non
esagerare. Basta guardare le cose con occhi giusti.
La polizia
giudiziaria, siccome ha un legame stretto con il
territorio, sarà la prima ad acquisire la notizia di
reato.
Dopo, dato
che non dipende più dal pubblico ministero, farà
riferimento al ministro di appartenenza. Ed è qui che si
annida l’inganno e si imbrogliano le carte. Se è vero
che, almeno formalmente, i pubblici ministeri non
dipendono dall’esecutivo, è anche vero che la polizia
giudiziaria dovrà osservare gli ordini dei superiori
gerarchici e, quindi, dell’esecutivo. A che gioco
giochiamo? Presto avremo un pubblico ministero
impotente, ma indipendente, che, vestito di nero, in
un angolo buio, guarderà dal basso della sua statura
cosa gli accade intorno, senza poter far nulla.
La
macchina del tempo dei nostri governanti ci ha riportato
allo Stato di “polizia”? La polizia potrà
indagare senza il controllo di un giudice? I ministri
potranno commissionare indagini verso tutti senza che ci
sia un processo in corso?
Una cosa è certa: il pubblico ministero non potrà
disporre della polizia giudiziaria e questa non dovrà
più rendergli conto. |