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La quadriglia,
spiegano gli esperti di musica, è una danza
suddivisa in 5 fasi dette figurazioni, da
effettuare in successione; l’ultima delle quali,
definita “galoppo”, vede impegnate le coppie a
scorrere velocemente da una parte all’altra
della sala come se rimbalzassero tra i due
estremi di un contenitore di gomma. Da questa
figurazione si riparte poi con il primo
movimento e così via andare fino a sfinimento
dei ballerini o dell’orchestra (o di ambedue).
La quadriglia ricorda in modo impressionante
quanto sta avvenendo in campo monetario e
valutario da qualche tempo a questa parte. I
flussi finanziari saltellano infatti da un paese
all’altro coinvolgendo a turno nella loro danza
sfrenata molti soggetti e uno scacchiere
geografico che abbraccia tutto il mondo,
manifestandosi con modalità diverse fra area ed
area.
Mentre
infatti la Banca Centrale Europea
alza i tassi, concede linee di credito agli
istituti dei paesi afflitti da crisi (ultimo in
ordine di tempo il Portogallo) e come in ogni
quadriglia che si rispetti ci sono attempate e
linguacciute signore spettatrici del ballo (le
società di rating) che nell’occasione
danno pieno sfogo al pettegolezzo: “il busto
della ballerina tale è troppo stretto; vorrebbe
far credere di avere una figura slanciata mentre
invece è una vera cicciona” oppure “quel finto
ganimede del tal ballerino usa il parrucchino ma
in realtà è calvo”, dall’altra parte del
mondo, ad oriente come ad occidente, si
verifica un fenomeno di segno diverso ma sempre
all’insegna di convulsi movimenti di capitali:
ovvero si abbattono su alcuni paesi emergenti
veri e propri tsunami rappresentati dall’arrivo
di consistenti ondate di investimenti
dall’estero. Questi repentini flussi,
caratterizzati da profonda instabilità perchè di
natura prevalentemente finanziaria e speculativa
a breve termine, vanno sotto il nome di “moneta
calda”: in inglese hot money.
Di recente la Federal
Reserve Bank of New York ha scritto
(vedi http://www.ny.frb.org/newsevents/news/markets/2011/fxq410.pdf
) che “le riserve valutarie di Singapore,
Tailandia e Brasile hanno continuato a crescere
nel quarto trimestre del 2010 ad un ritmo, per
ciascuno dei paesi citati, compreso fra 8 e 12
miliardi di dollari Usa provocando in tali paesi
spinte inflazionistiche. Inoltre, secondo dati
forniti dalla People’s Bank of China, sono
aumentate ancora di 199 miliardi di $ le riserve
valutarie cinesi, raggiungendo complessivamente
la bella cifra stimata di 2.874 miliardi di $ al
Dicembre 2010. L’apprezzamento di alcune valute
rispetto al dollaro nel solo terzo trimestre
dell’anno aveva già raggiunto punte del 7% circa
per il Real brasiliano e del 13% circa per il
dollaro australiano (paese forte esportatore di
materie prime) e la corsa al rialzo rispetto al
dollaro di molte valute è continuata –anche se
in modo più moderato- anche nel quarto
trimestre del 2010.
La
ripresa dei commerci mondiali avvenuta nel 2010
(+ 22% sul 2009) abbinata all’arrivo improvviso
in alcuni paesi di questi imponenti flussi di
“moneta calda” sta creando una spinta
concreta all’inflazione su scala interna e
internazionale (cfr “The
value of world merchandise trade was 17% higher
in the fourth quarter of 2010 compared to the
same period in 2009, the World Trade
Organisation has reported.
For
the full year 2010, merchandise exports
increased 22% in value.
The growth of global trade was the driving force
behind recovery in logistics markets in 2010;
in particular air freight and sea freight
volumes increased in line with trade. After
experiencing rapid growth in the first half of
2010 world trade slowed in the second half of
the year. In the first six months of 2010 world
merchandise trade rose 25%; however as fiscal
stimulus programmes ended output growth fell,
meaning deceleration in the growth of trade in
the third and fourth quarters of 2010, compared
to the first half of the year. Emerging
economies experienced higher growth in
merchandise trade than developed economies.
In the fourth quarter of 2010, Brazil saw
exports rise by 38% and imports by 34%, compared
to the same period in 2009.
In China, exports were up 25% and imports by
30%. Export and Import values in all of the BRIC
countries are now above pre-recession levels” da
Transport Intelligence 21 Marzo 2011).
Infatti l’arrivo
di questi flussi di moneta calda nei paesi così
detti “emergenti di successo” che
annoverano fra gli altri Brasile, India, Russia,
Cina, Tailandia, Vietnam e Filippine, sta
portando alle stelle i prezzi sia dei titoli
mobiliari sia di quelli delle proprietà
immobiliari, agendo di conseguenza sul costo
medio della vita e innalzando a livelli
insostenibili, per le popolazioni locali,
l’inflazione anche sui generi alimentari di
prima necessità (Con riguardo ad uno dei
paesi coinvolti nel boom di afflussi valutari
nell’area asiatica -le Filippine- un commento
dell’Ambasciata italiana a Manila faceva
recentemente notare che, in conseguenza
dell’incremento delle riserve valutarie nelle
Filippine, l’agenzia Standard&Poor’s aveva
aumentato a Novembre 2010 il “credit rating”
filippino da “BB-” a “BB” con un Outlook
“stabile. Tali riserve, nei primi 10 mesi sempre
del 2010, avevano subìto un notevole incremento
a causa dell’arrivo di “hot money ”
passando da $ 358 milioni a $ 2.5 miliardi con
conseguenze pesanti sui prezzi di alcuni
beni;questo afflusso ha inoltre comportato una
rivalutazione del Peso nei confronti di dollari
ed euro del 20% circa in poco tempo).
Accelerate anche
dalla corsa alle materie prime (per motivi in
parte connessi ad effettivo aumento della
domanda mondiale, in parte per motivi
speculativi) tali spinte inflazionistiche
si stanno propagando su scala mondiale toccando
anche paesi non caratterizzati, nella
contingenza attuale, da crescita e pertanto
economicamente più fragili degli “emergenti di
successo”. Si spiega così l’avvio dei moti
popolari contro l’aumento del prezzo del pane e
di altri beni di prima necessità che ha
costituito la scintilla che ha sconvolto sinora
tutto il Magreb e buona parte del Medio Oriente.
La Federal Reserve
Bank of San Francisco ritiene che il problema
esista anche per i consumatori americani al di
sotto di una certa soglia di reddito e non solo
per i ceti più poveri del terzo mondo e ha
calcolato che il peso dei prodotti alimentari
incida per oltre il 40% sul bilancio di una
famiglia americana appartenente al 20% meno
abbiente della popolazione, mentre questa
incidenza è di poco superiore al 5% sul reddito
pre tasse del 20% della popolazione più abbiente
degli Usa. In breve: non c’è stata solo una
sottostima dell’inflazione ma anche una
sottostima dei suoi effetti sotto
il profilo sociale nonché
sul quadro strategico
globale.
Questo fatto è
ora finalmente riconosciuto anche da un
recentissimo studio del Fondo Monetario
Internazionale, il quale afferma che i dati
sull’inflazione sono stati per lungo tempo mal
interpretati perché erroneamente conteggiati al
netto dell’aumento dei prezzi di generi
alimentari e dei beni energetici.
Questo approccio statistico all’inflazione
ha alla lunga provocato anche ritardi nelle
decisioni in materia di politica economica
(: ( cfr IMF Working Paper 11/71 “given
high global commodity price inflation in recent
years, a policy focus on measures of core
inflation that exclude food prices can
misspecify inflation, leading to higher
inflationary expectations, a downward bias to
forecasts of future inflation and lags in
policy responses. In constructing
measures of core inflation, policymakers should
therefore not assume that excluding food price
inflation will provide a clearer picture of
underlying inflation trends than headline
inflation.
http://www.imf.org/external/pubs/cat/longres.aspx?sk=24764.0
).
Quanto all’hot
money, cosciente ora della necessità di
intervenire per porre rimedio ad una situazione
che sta diventando esplosiva, il Fondo
Monetario –derogando alla precedente
politica perseguita dallo stesso Fondo in
materia- ha per la prima volta emesso guidelines
(ossia raccomandazioni che attendono di essere
tradotte in direttive ufficiali) che
consentono in alcune circostanze ai paesi membri
del Fondo di porre un freno all’arrivo di tale
hot money: vengono in particolare
autorizzate limitazioni all’afflusso di fondi
dall’estero quando i flussi hanno carattere non
di investimenti a lungo termine, vengono inoltre
autorizzate limitazioni se la valuta locale del
paese oggetto di tali arrivi non è
sottovalutata, se le sue riserve valutarie sono
adeguate, nonchè quando non siano esperibili
manovre monetarie e fiscali per limitare gli
effetti dannosi sull’inflazione interna
dell’arrivo di questi flussi (cfr “IMF
changes tack with backing for controls on
speculative capital” Financial Times April 6
2011).
A rendere
cosciente il Fondo Monetario del pericolo
crescente di instabilità politica provocato da
questi flussi se combinati ad una gestione
spregiudicata degli stessi e ad una lievitazione
dei corsi delle materie prime, che sta assumendo
caratteri strutturali di lungo periodo, è un
ulteriore studio prodotto in questi giorni dallo
stesso FMI. In esso si sostiene che possa agire
negativamente e in modo prolungato
sull’inflazione il costo degli idrocarburi la
cui ricerca e messa in produzione nei passati
decenni ha registrato investimenti non adeguati
rispetto a quanto sarebbe stato necessario
tenendo conto della crescente domanda alimentata
in special modo dalle economie emergenti (
cfr IMF Survey April 7 2011 “According to an
analysis by the IMF, released as part of its
World Economic Outlook (WEO), global oil
markets are in a period of increased scarcity,
as oil demand in emerging economies is rapidly
catching up with demand in advanced economies
and production constraints are beginning to bind
in some major oil-exporting economies, where oil
fields have reached maturity.
Improvements in oil supply have been slow,
reflecting investment bottlenecks and
other constraints, and the IMF expects net
capacity will build only gradually. The
chapter on oil scarcity assesses the risk for
the global economy in the medium term of the
supply constraints. A persistent adverse oil
supply shock would imply lower global output,
higher revenues for oil exporters, a surge in
global capital flows, and a widening of current
account imbalances.
http://www.imf.org/external/pubs/ft/survey/so/2011/res040711a.htm
).
Una situazione
di questo tipo, ossia di corsa
all’accaparramento di beni primari scarsi pur in
presenza di eccessi di capacità produttiva in
altri settori, è foriera anche di tensioni di
natura politico-militare oltre che meramente
commerciale. Non a caso il budget
militare cinese è cresciuto del 17,5% nel
2008 e ancora del 18,5% nel 2009. Non è un segno
incoraggiante per Stati Uniti, Europa e paesi
dell’aera del Pacifico (cfr China Daily del
31.3.2011 “China's GDP was RMB 31,404.5 billion
in 2008 and RMB 34,090.3 billion in 2009.
State financial expenditure was RMB 6,259.266
billion in 2008 and RMB 7,629.993 billion in
2009, up 25.7 percent and 21.9 percent
respectively over the previous year. China's
defense expenditure was RMB 417.876 billion in
2008 and RMB 495.11 billion in 2009, up 17.5
percent and 18.5 percent respectively over the
previous year. In recent years, the share of
China's annual defense expenditure in its GDP
has remained relatively steady, while that in
overall state financial expenditure has been
moderately decreased.
http://europe.chinadaily.com.cn/china/2011-03/31/content_12257033_8.htm
china daily 31.3.2011).
La politica
cinese che tende a voler aumentare il proprio
peso per assecondare la politica di
approvvigionamento diretto di materie prime è
ben avvertibile anche in quelle che vengono
definite le attività petrolifere downstream,
ossia nella raffinazione di greggio dove
la cinese Sinopec sembra sul punto di
soppiantare in alcune aree della Arabia Saudita
consorzi occidentali nella costruzione di nuova
capacità di distillazione del greggio
(“The decision by
China's state Sinopec to join Saudi Aramco's
huge Yanbu refinery project should not come as a
big surprise.
The two sides had been talking ever since US
major ConocoPhillips pulled out of the scheme
last April, and the Chinese were the only truly
serious suitors. Crucially, the deal ticks
important strategic boxes for both parties” Da
Petroleum Intelligence Weekly, March 28, 2011).
Inoltre la Cina è già impegnata nella vera
partita del futuro che si giocherà sulle
tecnologie innovative. La Royal Society, che è
l’accademia britannica delle scienze ha
pubblicato uno studio in cui si adombra la
possibilità concreta che già nel 2013 la Cina
possa sorpassare gli Stati Uniti nel campo della
produzione scientifica anche grazie alla
migliore e più diffusa educazione in campo
scientifico fornita alla sua numerosa
popolazione (cfr
“China may surpass the United States as the
global leader in scientific output by as early
as 2013, thanks to huge investments in research
and development (R&D) and education, says a new
study conducted by the Royal Society, the UK's
national science academy.
Analysis of published research indicates that
Chinese science has made rapid strides in recent
years going by the number of papers published in
the recognized international journals listed by
the Scopus service of publishers Elsevier” Da
China Daily 29 Marzo 2011).
Insomma la
quadriglia continua e siamo già al “galoppo |
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