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Lettera Anesty di aprile: hot money e flussi finanziari nei recenti studi del FMI   di Eutimio Tiliacos –Avvisatore.it

 

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La quadriglia, spiegano gli esperti di musica, è una danza suddivisa in 5 fasi dette figurazioni, da effettuare in successione; l’ultima delle quali, definita “galoppo”, vede impegnate le coppie a scorrere velocemente da una parte all’altra della sala come se rimbalzassero tra i due estremi di un contenitore di gomma. Da questa figurazione si riparte poi con il primo movimento e così via andare fino a sfinimento dei ballerini o dell’orchestra (o di ambedue). La quadriglia ricorda in modo impressionante quanto sta avvenendo in campo monetario e valutario da qualche tempo a questa parte. I flussi finanziari saltellano infatti da un paese all’altro coinvolgendo a turno nella loro danza sfrenata molti soggetti e uno scacchiere geografico che abbraccia tutto il mondo, manifestandosi con modalità diverse  fra area ed area.

 

Mentre infatti la Banca Centrale Europea alza i tassi, concede linee di credito agli istituti dei paesi afflitti da crisi (ultimo in ordine di tempo il Portogallo) e come in ogni quadriglia che si rispetti ci sono attempate e linguacciute signore spettatrici del ballo (le società di rating) che nell’occasione danno pieno sfogo al pettegolezzo: “il busto della ballerina tale è troppo stretto; vorrebbe far credere di avere una figura slanciata mentre invece è una vera cicciona” oppure “quel finto ganimede del tal ballerino usa il parrucchino ma in realtà è calvo”, dall’altra parte del mondo, ad oriente come ad occidente, si verifica un fenomeno di segno diverso ma sempre all’insegna di convulsi movimenti di capitali: ovvero si abbattono su alcuni paesi emergenti veri e propri tsunami rappresentati dall’arrivo di consistenti ondate di investimenti dall’estero. Questi repentini flussi, caratterizzati da profonda instabilità perchè di natura prevalentemente finanziaria e speculativa a breve termine, vanno sotto il nome di “moneta calda”: in inglese hot money. Di recente la Federal Reserve Bank of New York ha scritto (vedi   http://www.ny.frb.org/newsevents/news/markets/2011/fxq410.pdf ) che “le riserve valutarie di Singapore, Tailandia e Brasile hanno continuato a crescere nel quarto trimestre del 2010 ad un ritmo, per ciascuno dei paesi citati, compreso fra 8 e 12 miliardi di dollari Usa provocando in tali paesi spinte inflazionistiche. Inoltre, secondo dati forniti dalla People’s Bank of China, sono aumentate ancora di 199 miliardi di $ le riserve valutarie cinesi, raggiungendo complessivamente la bella cifra stimata di 2.874 miliardi di $ al Dicembre 2010. L’apprezzamento di alcune valute rispetto al dollaro nel solo terzo trimestre dell’anno aveva già raggiunto punte del 7% circa per il Real brasiliano e del 13% circa per il  dollaro australiano (paese forte esportatore di materie prime) e la corsa al rialzo rispetto al dollaro di molte valute è continuata –anche se in modo più moderato-  anche nel quarto trimestre del 2010.

 

La ripresa dei commerci mondiali avvenuta nel 2010 (+ 22% sul 2009) abbinata all’arrivo improvviso in alcuni paesi di questi imponenti flussi di “moneta calda” sta creando una spinta concreta all’inflazione su scala interna e internazionale (cfr “The value of world merchandise trade was 17% higher in the fourth quarter of 2010 compared to the same period in 2009, the World Trade Organisation has reported. For the full year 2010, merchandise exports increased 22% in value. The growth of global trade was the driving force behind recovery in logistics markets in 2010; in particular air freight and sea freight volumes increased in line with trade. After experiencing rapid growth in the first half of 2010 world trade slowed in the second half of the year. In the first six months of 2010 world merchandise trade rose 25%; however as fiscal stimulus programmes ended output growth fell, meaning deceleration in the growth of trade in the third and fourth quarters of 2010, compared to the first half of the year. Emerging economies experienced higher growth in merchandise trade than developed economies. In the fourth quarter of 2010, Brazil saw exports rise by 38% and imports by 34%, compared to the same period in 2009. In China, exports were up 25% and imports by 30%. Export and Import values in all of the BRIC countries are now above pre-recession levels” da Transport Intelligence 21 Marzo  2011).

 

Infatti l’arrivo di questi flussi di moneta calda nei paesi così detti “emergenti di successo” che  annoverano fra gli altri Brasile, India, Russia, Cina, Tailandia, Vietnam e Filippine, sta portando alle stelle i prezzi sia dei titoli mobiliari sia di quelli delle proprietà immobiliari, agendo di conseguenza sul costo medio della vita e innalzando a livelli insostenibili, per le popolazioni locali, l’inflazione anche sui generi alimentari di prima necessità (Con riguardo ad uno dei paesi coinvolti nel boom di afflussi valutari nell’area asiatica -le Filippine- un commento dell’Ambasciata italiana a Manila faceva recentemente notare che, in conseguenza dell’incremento delle riserve valutarie nelle Filippine, l’agenzia Standard&Poor’s aveva aumentato a Novembre 2010 il “credit rating” filippino da “BB-” a “BB” con un Outlook “stabile. Tali riserve, nei primi 10 mesi sempre del  2010, avevano subìto un notevole incremento a causa dell’arrivo di “hot money ” passando da $ 358 milioni a $ 2.5 miliardi con conseguenze pesanti sui prezzi di alcuni beni;questo afflusso ha inoltre comportato una rivalutazione del Peso nei confronti di dollari ed euro del 20%  circa in poco tempo).

 

Accelerate anche dalla corsa alle materie prime (per motivi in parte connessi ad effettivo aumento della domanda mondiale, in parte per motivi speculativi) tali spinte inflazionistiche si stanno propagando su scala mondiale toccando anche paesi non caratterizzati, nella contingenza attuale, da crescita e pertanto economicamente più fragili degli “emergenti di successo”. Si spiega così l’avvio dei moti popolari contro l’aumento del prezzo del pane e di altri beni di prima necessità che ha costituito la scintilla che ha sconvolto sinora tutto il Magreb e buona parte del Medio Oriente.  La Federal Reserve Bank of San Francisco ritiene che il problema esista anche per i consumatori americani al di sotto di una certa soglia di reddito e non solo per i ceti più poveri del terzo mondo e ha calcolato che il peso dei prodotti alimentari incida per oltre il 40% sul bilancio di una famiglia americana appartenente al 20% meno abbiente della popolazione, mentre questa incidenza è di poco superiore al 5% sul reddito pre tasse del 20% della popolazione più abbiente degli Usa. In breve: non c’è stata solo una sottostima dell’inflazione ma anche una sottostima dei suoi effetti sotto il profilo sociale nonché sul quadro strategico globale.

Questo fatto è ora finalmente riconosciuto anche da un recentissimo studio del Fondo Monetario Internazionale, il quale afferma che i dati sull’inflazione sono stati per lungo tempo mal interpretati perché erroneamente conteggiati al netto dell’aumento dei prezzi di generi alimentari e dei beni energetici. Questo approccio statistico all’inflazione ha alla lunga provocato anche ritardi nelle decisioni in materia di politica economica (:  ( cfr IMF Working Paper 11/71 “given high global commodity price inflation in recent years, a policy focus on measures of core inflation that exclude food prices can misspecify inflation, leading to higher inflationary expectations, a downward bias to forecasts of future inflation and lags in policy responses. In constructing measures of core inflation, policymakers should therefore not assume that excluding food price inflation will provide a clearer picture of underlying inflation trends than headline inflation. http://www.imf.org/external/pubs/cat/longres.aspx?sk=24764.0 ).

Quanto all’hot money, cosciente ora della necessità di intervenire per porre rimedio ad una situazione che sta diventando esplosiva, il Fondo Monetario –derogando alla precedente politica perseguita dallo stesso Fondo in materia- ha per la prima volta emesso guidelines (ossia raccomandazioni che attendono di essere tradotte in direttive ufficiali) che consentono in alcune circostanze ai paesi membri del Fondo di porre un freno all’arrivo di tale hot money: vengono in particolare autorizzate limitazioni all’afflusso di fondi dall’estero quando i flussi hanno carattere non di investimenti a lungo termine, vengono inoltre autorizzate limitazioni se la valuta locale del paese oggetto di tali arrivi non è sottovalutata, se le sue riserve valutarie sono adeguate, nonchè quando non siano esperibili manovre monetarie e fiscali per limitare gli effetti dannosi sull’inflazione interna dell’arrivo di questi flussi (cfr “IMF changes tack with backing for controls on speculative capital” Financial Times April 6  2011).

A rendere cosciente il Fondo Monetario del pericolo crescente di instabilità politica provocato da questi flussi se combinati ad una gestione spregiudicata degli stessi e ad una lievitazione dei corsi delle materie prime, che sta assumendo caratteri strutturali di lungo periodo, è un ulteriore studio prodotto in questi giorni dallo stesso FMI. In esso si sostiene che possa agire negativamente e in modo prolungato sull’inflazione il costo degli idrocarburi la cui ricerca e messa in produzione nei passati decenni ha registrato investimenti non adeguati rispetto a quanto sarebbe stato necessario tenendo conto della crescente domanda alimentata in special modo dalle economie emergenti ( cfr IMF Survey April 7  2011 “According to an analysis by the IMF, released as part of its World Economic Outlook (WEO), global oil markets are in a period of increased scarcity, as oil demand in emerging economies is rapidly catching up with demand in advanced economies and production constraints are beginning to bind in some major oil-exporting economies, where oil fields have reached maturity. Improvements in oil supply have been slow, reflecting investment bottlenecks and other constraints, and the IMF expects net capacity will build only gradually. The chapter on oil scarcity assesses the risk for the global economy in the medium term of the supply constraints. A persistent adverse oil supply shock would imply lower global output, higher revenues for oil exporters, a surge in global capital flows, and a widening of current account imbalances. http://www.imf.org/external/pubs/ft/survey/so/2011/res040711a.htm ).

Una situazione di questo tipo, ossia di corsa all’accaparramento di beni primari scarsi pur in presenza di eccessi di capacità produttiva in altri settori, è foriera anche di tensioni di natura politico-militare oltre che meramente commerciale. Non a caso il budget militare cinese è cresciuto del 17,5% nel 2008 e ancora del 18,5% nel 2009. Non è un segno incoraggiante per Stati Uniti, Europa e paesi dell’aera del Pacifico (cfr China Daily del 31.3.2011  “China's GDP was RMB 31,404.5 billion in 2008 and RMB 34,090.3 billion in 2009. State financial expenditure was RMB 6,259.266 billion in 2008 and RMB 7,629.993 billion in 2009, up 25.7 percent and 21.9 percent respectively over the previous year. China's defense expenditure was RMB 417.876 billion in 2008 and RMB 495.11 billion in 2009, up 17.5 percent and 18.5 percent respectively over the previous year. In recent years, the share of China's annual defense expenditure in its GDP has remained relatively steady, while that in overall state financial expenditure has been moderately decreased. http://europe.chinadaily.com.cn/china/2011-03/31/content_12257033_8.htm china daily 31.3.2011).

La politica cinese che tende a voler aumentare il proprio peso per assecondare la politica di approvvigionamento diretto di materie prime è ben avvertibile anche in quelle che vengono definite le attività petrolifere downstream, ossia nella raffinazione di greggio dove la cinese Sinopec sembra sul punto di soppiantare in alcune aree della Arabia Saudita consorzi occidentali nella costruzione di nuova capacità di distillazione del greggio (“The decision by China's state Sinopec to join Saudi Aramco's huge Yanbu refinery project should not come as a big surprise. The two sides had been talking ever since US major ConocoPhillips pulled out of the scheme last April, and the Chinese were the only truly serious suitors. Crucially, the deal ticks important strategic boxes for both parties” Da Petroleum Intelligence Weekly, March 28, 2011).

Inoltre la Cina è già impegnata nella vera partita del futuro che si giocherà sulle tecnologie innovative. La Royal Society, che è l’accademia britannica delle scienze ha pubblicato uno studio in cui si adombra la possibilità concreta che già nel 2013 la Cina possa sorpassare gli Stati Uniti nel campo della produzione scientifica anche grazie alla migliore e più diffusa educazione in campo scientifico fornita alla sua numerosa popolazione (cfr “China may surpass the United States as the global leader in scientific output by as early as 2013, thanks to huge investments in research and development (R&D) and education, says a new study conducted by the Royal Society, the UK's national science academy. Analysis of published research indicates that Chinese science has made rapid strides in recent years going by the number of papers published in the recognized international journals listed by the Scopus service of publishers Elsevier” Da China Daily 29 Marzo 2011).

 

Insomma la quadriglia continua e siamo già al “galoppo

 

 

 

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